Un nuovo studio, coordinato da Gian Gaetano Tartaglia del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza in collaborazione con Phil Avner dell’European Molecular Biology Laboratory - Rome, Andrea Cerase del Queen Mary University of London e Mitchell Guttman del California Institute of Technology, ha analizzato il processo di inattivazione del cromosoma X e in particolare il ruolo della molecola di RNA chiamata Xist (X-Inactive-Specific-Transcript), il suo principale regolatore. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Structural & Molecular Biology. Il team di ricercatori ha fatto luce sul meccanismo d’azione, sulla struttura e sulle interazioni della molecola. Infatti è stato visto che Xist si comporta come uno “scaffold”, cioè fornisce un’impalcatura e allo stesso tempo attrae a sé tantissime proteine per organizzare il “silenziamento” del cromosoma X. La rete di interazione è talmente grande che Xist e i suoi partner proteici formano una struttura che somiglia a un corpuscolo, concettualmente simile a una microgoccia di olio in acqua. “Era già noto che Xist per funzionare attraesse delle proteine e i relativi interattori. Ora – spiega Tartaglia – basandoci su varie osservazioni sperimentali quali la forma, la costituzione e le caratteristiche chimico-fisiche dei granuli, proponiamo per la prima volta Xist come un complesso che, assieme alle proteine che si legano a esso, si comporta come unità funzionale per l’inattivazione”. I risultati della ricerca consentono, non solo di approfondire le conoscenze circa questo meccanismo fondamentale alla base dell’ereditarietà genetica, ma anche di aprire nuove prospettive di studio sul ruolo degli RNA non codificanti con funzione regolativa. Infine, in prospettiva futura, questo lavoro potrebbe supportare studi sulle anomalie genetiche derivate da alterazioni del meccanismo di silenziamento del cromosoma X.