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Oltre le narrazioni apocalittiche: una nuova visione della sesta estinzione di massa

Claudia Gianvenuti 26 Nov 2025

 

Da decenni gli scienziati avvertono che il pianeta sta vivendo una sesta estinzione di massa, paragonabile a quelle che hanno cancellato i dinosauri o innescato la fine del Permiano. Ma un nuovo studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society of London dall'Università dell'Arizona, guidato da Kristen Saban e John Wiens, sfida questa narrativa con dati sorprendenti: i tassi di estinzione di piante e animali hanno raggiunto il picco circa 100 anni fa e da allora sono in declino.​

Analizzando 912 specie estinte negli ultimi 500 anni e integrando dati su quasi 2 milioni di specie, i ricercatori hanno rivelato che le cause delle estinzioni passate – principalmente specie invasive sulle isole – differiscono profondamente dalle minacce attuali, dominate dalla perdita di habitat e dai cambiamenti climatici.​

Il picco dell'estinzione: quando e perché
Contrariamente alle previsioni allarmistiche di un'accelerazione esponenziale, lo studio dimostra che il tasso di estinzione per molti gruppi tassonomici – artropodi, piante, vertebrati terrestri – ha raggiunto il massimo tra fine '800 e inizio '900, per poi diminuire costantemente.​

John Wiens, professore di ecologia ed evoluzione, spiega:

"Mostriamo che i tassi di estinzione non stanno accelerando verso il presente, come molti sostengono, ma hanno raggiunto il picco decenni fa."

Uno dei fattori chiave di questo rallentamento è l'azione di conservazione: investimenti mirati nella protezione delle specie hanno dimostrato di funzionare, soprattutto per uccelli e mammiferi, riducendo significativamente le perdite.​

Inoltre, molte delle specie più vulnerabili – quelle confinate su isole remote e prive di difese contro predatori introdotti – potrebbero essere già scomparse, lasciando un pool di specie complessivamente più resilienti.​

Specie invasive sulle isole: la causa dominante del passato
L'analisi ha rivelato che circa il 76% delle estinzioni recenti è avvenuto su isole, spesso a causa di specie invasive come ratti, capre e maiali introdotti dall'uomo. Gli ecosistemi insulari, caratterizzati da endemismi elevati e popolazioni isolate, sono risultati particolarmente vulnerabili a questi nuovi predatori e competitori.​

Le Hawaii, per esempio, hanno perso oltre il 40% delle specie di uccelli endemici, rappresentando il 75% delle estinzioni totali negli Stati Uniti. Altri arcipelaghi come le Mascarene, il Madagascar e la Nuova Zelanda hanno subìto perdite simili.​

Nei continenti, invece, le estinzioni si sono concentrate prevalentemente negli habitat d'acqua dolce, dove l'alterazione dei corsi d'acqua e l'inquinamento hanno colpito pesantemente molluschi e pesci.​

Le minacce attuali: habitat e clima al centro della scena
Kristen Saban, ora dottoranda ad Harvard, sottolinea la divergenza tra passato e presente:

"Le cause di quelle estinzioni recenti erano molto diverse dalle minacce che le specie affrontano oggi. Questo rende problematico estrapolare questi modelli nel futuro."

Oggi, la distruzione degli habitat naturali – deforestazione, urbanizzazione, conversione agricola – è la principale causa di rischio per le specie continentali. Il cambiamento climatico, sebbene non abbia ancora mostrato impatti diretti rilevanti nelle estinzioni documentate degli ultimi 200 anni, è atteso come minaccia crescente per i prossimi decenni.​

Il team ha inoltre analizzato i livelli di minaccia per 163.000 specie valutate dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature). I risultati evidenziano che le specie attualmente più minacciate sono quelle continentali che affrontano perdita di habitat, non quelle insulari vulnerabili a invasioni biologiche.​

Il dibattito scientifico sulla sesta estinzione di massa
Non tutti gli esperti concordano con le conclusioni di Saban e Wiens. Gerardo Ceballos, ecologo dell'Università Nazionale Autonoma del Messico, coautore di uno studio del 2023 che sostiene l'esistenza della sesta estinzione di massa, argomenta che si tratta di una questione di definizioni:

"Chi definisce cos'è un'estinzione di massa sono coloro che la studiano."​

Le estinzioni di massa storiche – come quella del Cretaceo che ha eliminato i dinosauri – hanno causato la scomparsa di almeno il 75% delle specie in un breve intervallo geologico. Secondo Wiens e Saban, attualmente siamo ben lontani da questa soglia: meno dello 0,5% dei generi è scomparso negli ultimi 500 anni, con tassi particolarmente bassi per pesci (0,08%), piante (0,17%) e artropodi (0,32%).​

Tuttavia, i critici sottolineano che la perdita di biodiversità non si misura solo in estinzioni già avvenute, ma anche nel declino delle popolazioni e nella frammentazione degli habitat – fenomeni che precedono le estinzioni vere e proprie.

Conservazione efficace: prove concrete del successo
Uno degli aspetti più incoraggianti dello studio riguarda l'efficacia dimostrata delle azioni di conservazione. Numerosi programmi di eradicazione di specie invasive su isole hanno portato a tassi di successo dell'88%, permettendo il recupero di ecosistemi degradati e la salvaguardia di specie criticamente minacciate.​

Dal 1980, oltre 1.550 tentativi di eradicazione sono stati condotti su 998 isole, principalmente contro roditori invasivi. L'investimento in queste azioni ha prodotto risultati tangibili, contribuendo al raggiungimento parziale degli obiettivi di biodiversità globali stabiliti dalla Convenzione sulla Diversità Biologica.​

Un messaggio di speranza, non di compiacenza
Saban è chiara nel sottolineare che lo studio non deve essere frainteso come un via libera all'inazione:

"La perdita di biodiversità è un problema enorme in questo momento, ma è importante che ne parliamo con precisione, che la nostra scienza sia rigorosa nel dettagliare queste perdite e prevenire quelle future."​

L'obiettivo della ricerca non è minimizzare la crisi ecologica, ma offrire una base scientifica solida per orientare le politiche di conservazione, evitando scenari apocalittici che rischiano di paralizzare l'azione piuttosto che motivarla.​


Note bibliografiche:

-Saban KE, Wiens JJ. Unpacking the extinction crisis: rates, patterns and causes of recent extinctions in plants and animals. Proc R Soc Lond B Biol Sci. 2025;292(2025):1717.

-Wiens JJ, Saban KE. Questioning the sixth mass extinction. Trends Ecol Evol. 2025 Apr;40(4):335-344.

-Wiens JJ, Saban KE. Recent extinctions of plant and animal genera are rare, concentrated on islands and driven by invasive species. PLOS Biology. 2025 Sep 3;23(9):e3003356.

-Spatz DR, et al. The global contribution of invasive vertebrate eradication to biodiversity recovery. Sci Rep. 2022 Aug 9;12:13391.

-Ceballos G, Ehrlich PR, Raven PH. Vertebrates on the brink as indicators of biological annihilation and the sixth mass extinction. Proc Natl Acad Sci USA. 2023;117(24):13596-13602.

-University of Arizona News. Extinction rates have slowed across many plant and animal groups, study shows. 2025 Oct 12.

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