Febbraio 2018

 

Ricostruzioni 3D che mostrano la discesa della vena di acqua densa lungo il margine continentale (la misura dinamica della densità della vena è descritta dal colore). I meandri che si vedono, e dalle cui estremità partono le cascate di acqua densa, sono la manifestazione delle Continental Shelf Waves descritto nel lavoro.

 

 

Uno studio dell’Istituto di scienze marine del Cnr, pubblicato su Scientific Reports, ha spiegato i meccanismi che modulano le forti correnti che nutrono e rinnovano l’intero fondale. La ricerca rivaluta il ruolo del bacino adriatico all’interno del Mediterraneo e in tempi brevi si potrà avere una miglior identificazione delle aree di ripopolamento di crostacei e di pesci

 

Nel Mare Adriatico è stata dimostrata la presenza delle continental shelf waves, i moti ondosi oceanici che contribuiscono al rinnovo delle acque ‘profonde attraverso correnti particolarmente energetiche tra la costa e il largo. Fin dagli anni ’80 si ipotizzava l’esistenza di tale fenomeno all’interno del bacino adriatico, ma solo uno studio dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Venezia ha permesso di registrarlo al largo delle coste della Puglia. Il frutto di questo lavoro, durato due anni, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports ed è stato realizzato grazie al progetto H2020 Ceaseless finanziato dall’Unione Europea e al Progetto Bandiera Ritmare del Cnr finanziato dal Ministero dell’istruzione, università e ricerca.

“In via del tutto generale, una continental shelf wave può essere vista come una modulazione di una corrente marina, caratterizzata da una natura oscillatoria rispetto al suo moto ‘medio’: in pratica, a causa della presenza di dislivelli nei fondali marittimi, le correnti profonde assumono periodicamente una velocità superiore alla media innescando dei veri e propri meandri sottomarini. Questo avviene in conseguenza della combinazione della rotazione terrestre e della particolare geometria del fondale”, spiega Davide Bonaldo, ricercatore Ismar-Cnr e primo autore della pubblicazione. “Nel caso esaminato queste onde interessano una porzione di margine continentale compresa tra i 200 e 1000 metri di profondità, coprendo una distanza di circa 50 km dalla piattaforma continentale verso il largo e viceversa. Le velocità associate a queste pulsazioni variano in base alla profondità: generalmente diminuiscono a maggior profondità con l’aumentare dello spessore della colonna d’acqua trasportata; in alcuni siti, comunque, le correnti di fondo sono arrivate a velocità prossime a 1 m/s, valore molto alto per ambienti così profondi”.

Pubblicato in Ambiente

 

 

Un studio coordinato dall’Università di St. Andrews (Uk) e svolto in collaborazione con lo Iom-Cnr di Trieste, il Max Planck Institute di Dresda e l’Università di Heidelberg ha mostrato come implementare, grazie alle proprietà energetiche delle superfici, l’efficienza di dispositivi che fanno uso della spintronica. Il lavoro, pubblicato su Nature, aprirà la strada a innovazioni nel campo delle nanotecnologie

 

Le superfici dei materiali presentano caratteristiche uniche perché gli elettroni si comportano in maniera molto differente rispetto alla struttura interna. Per esempio è possibile che un materiale completamente isolante abbia una superficie conduttrice o viceversa. Uno studio internazionale che coinvolge l’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Iom-Cnr) di Trieste mostra come impiegare queste diverse caratteristiche nel campo delle nanotecnologie. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Nature, è stato coordinato dall’Università di St. Andrews (Uk) e svolto in collaborazione con il Max Planck Institute di Dresda, l’Università di Heidelberg. “Le proprietà di superfici dei materiali mostrano comportamenti molto interessanti. Nella nostra ricerca ne facciamo uso per implementare un campo di ricerca innovativo: la spintronica, che utilizza le proprietà dello spin, una forma di momento angolare associato in meccanica quantistica a tutte le particelle costituenti la materia”, spiega Ivana Vobornik, ricercatrice Iom-Cnr. “Mentre, i dispositivi elettronici si basano sull’abilità di manipolare la posizione degli elettroni grazie a un campo elettrico, in maniera analoga, i dispositivi che utilizzano la spintronica si basano sulla possibilità di manipolare lo spin delle particelle utilizzando un campo magnetico, con il risultato di trasferire ed archiviare dati in maniera molto più efficiente e veloce”.

Pubblicato in Tecnologia

 

 

Area of gray matter rACC correlated positively with the perception of mental silence.

 

The study's findings show that mental silence experienced through Sahaja Yoga meditation is associated with the development of neural networks and areas that are crucial for the control of attention and emotions.

A study on the human brain in a state of mental silence in meditation supports the benefits of this discipline in the control of attention and emotions. The research carried out by the University of La Laguna (ULL), in collaboration with the Universitat Jaume I of Castelló (UJI), the Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences of Leipzig and the Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience of King's College London, has recently been published in the journal Neuroscience. The researchers of these centres, led by the lecturer Sergio Elías Hernández of the ULL, have spent eight years doing research on this state of mental silence from the perspective of neuroscience and health. It is said that meditation is, among other things, a physiological state of reduced metabolic activity, different from sleep, which causes physical and mental relaxation and improves psychological balance and emotional stability. In Western psychology, three states of consciousness are described: dream, daydream and wakefulness. In Eastern philosophy and in several Western religious and mystical traditions, an additional and supposedly "higher" state of consciousness has been described, the so-called "fourth state of consciousness," also called "state of mental silence" or "consciousness without thoughts", or "nirvichara samadhi" in Sanskrit.

Pubblicato in Scienceonline
 
 
L'impatto che lo sviluppo delle tecnologie, l'utilizzo della rete, degli smartphone e il loro uso eccessivo possono avere in periodi sensibili dello sviluppo cerebrale come il periodo adolescenziale non sono ancora pienamente valutabili.

"L'adolescenza e' un periodo centrale del percorso di sviluppo individuale" spiega in un comunicato Francesca Merzagora, presidente Onda, "che richiede la stessa attenzione dell'infanzia, e' una transizione neurobiologica fondamentale per dare forma al cervello adulto. Il ruolo della famiglia e' centrale per individuare i rischi a cui sono esposti gli adolescenti come l'abuso di nuove tecnologie che prima del sonno impatta negativamente sui circuiti cerebrali alterando il ritmo sonno - veglia". La tecnologia comporta una modificazione dei concetti di tempo e spazio, permettendo di osservare una profonda accelerazione dei ritmi di vita e allo stesso tempo riducendo le distanze. "Tutto questo comporta una sovrastimolazione sensoriale", chiarisce Gemma Lacaita, direttore socio sanitario della Asst Fbf-Sacco di Milano, "tutti siamo sottoposti a sempre maggiori stimoli, che possono comportare importanti conseguenze sul benessere psichico individuale".
Pubblicato in Medicina

 

A evidenziarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Isac-Cnr di Bologna in collaborazione con i colleghi della University of Southern California. Dall’esame in vitro di tessuto polmonare esposto a estratti di campioni di particolato atmosferico e di acqua di nebbia è risultato che le reazioni chimiche che avvengono in nebbia raddoppiano la tossicità dell’aerosol atmosferico. Lo studio è pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics

 

Nell’aerea della Val Padana nei mesi invernali, che sono quelli più critici per quanto riguarda l’inquinamento da particolato atmosferico (PM), si formano, nei bassi strati dell’atmosfera, estese coltri di nebbia che finiscono per influenzare concentrazioni e caratteristiche del PM. All’argomento è dedicato uno studio svolto dai ricercatori dell’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna in collaborazione con i colleghi della University of Southern California e pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics. “Le goccioline di nebbia catturano particelle di aerosol, provocandone in parte la deposizione, in parte modificandone la composizione chimica, per poi rilasciarle in atmosfera, quando la nebbia si dissipa”, spiega Stefano Decesari dell’Isac-Cnr. “La nebbia può quindi agire come un reattore in grado di modificare le caratteristiche di tossicità delle sostanze chimiche contenute nel particolato atmosferico (PM), compresi molti inquinanti”.

Pubblicato in Ambiente

 

To satisfy decades of curiosity about the resiliency of the Viet Cong’s underground tunnels, an emeritus soil science professor from the University of Illinois traveled to Cu Chi, Vietnam, to crawl through the restored tunnels. His resulting publication on the wartime tunnels and their soils is attracting significant attention from U.S. veterans groups, military historians, and Vietnam War archivists. “These hundreds of miles of soil tunnels changed the outcome of the Vietnam War. Over time they grew from temporary quarters for a few soldiers to encompass underground villages of soldiers with kitchens, living quarters, and hospitals. Some tunnels even had large theaters and music halls to provide the soldiers with entertainment. “Bombing and search-and-destroy missions from 1966 to 1968 were not able to eliminate these tunnels, and thus the Viet Cong were later able to invade Saigon,” recaps Kenneth Olson, who is retired from the Department of Natural Resources and Environmental Sciences in the College of Agricultural, Consumer and Environmental Sciences at U of I.

Pubblicato in Scienceonline

 

 

 

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IMAGE: PERFORATED SHELLS FOUND IN SEDIMENTS IN CUEVA DE LOS AVIONES AND DATE TO BETWEEN 115,000 AND 120,000 YEARS. THIS MATERIAL RELATES TO A PAPER THAT APPEARED IN THE 23 FEBRUARY

 

Neanderthals were artists, according to a new study in Science, which reveals that the oldest cave art found in Europe predates early modern humans by at least 20,000 years, and so must have had Neanderthal origin. The findings mark the first clear evidence that our extinct cousins created cave drawings. In a related study in Science Advances, researchers also studying caves in Spain report that dyed and decorated marine shells - items of assigned value that serve as proxies for the presence of language - also date back to times before the known appearance of modern humans in the region. Together, the reports suggest that Neanderthals exhibited complex symbolic communication systems, the emergence of which, for our species, has been hard to pinpoint because of difficulties in precise and accurate dating. In the Science study, Dirk Hoffmann and colleagues explain that several instances of cave art have been suggested to have been created at the hands of Neandertals; however, the dating of these artworks, and whether they were intentional, remains controversial. Here, using a new dating technique, the authors analyzed isotope samples from three Spanish caves - La Pasiega, Maltravieso, and Ardales. The caves contain red and black paintings of animals, linear signs, claviform signs, and dots, as well as stencils of hands (whereas a full handprint could be accidental, say the authors, stenciling a hand is a clearly intentional art).

Pubblicato in Scienceonline

 

Il Pnra-Programma nazionale di ricerche in Antartide, attuato da Enea per gli aspetti logistici e dal Cnr per il coordinamento scientifico, chiude la 33a spedizione estiva e apre la 14a campagna invernale. L’ultimo contingente ha lasciato la base italiana Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, mentre nella stazione italo-francese di Concordia 13 invernanti rimarranno in completo isolamento nei prossimi otto mesi per condurre studi di glaciologia, chimica e fisica dell’atmosfera, astrofisica, astronomia, geofisica e biomedicina

 

Con più di 50 progetti scientifici portati a termine si conclude la 33a Campagna estiva del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), finanziata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur), attuata dall’Enea per gli aspetti logistici e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientifico, che ha visto la partecipazione di 210 tra ricercatori e tecnici provenienti da istituzioni di ricerca di tutta Italia. Dopo un rinvio a causa del maltempo, gli ultimi 12 partecipanti alla missione, hanno lasciato la base italiana Mario Zucchelli nella Baia di Terra Nova, che per questa stagione chiude i battenti. “Pessime condizioni meteo ci hanno visto costretti a ritardare di qualche giorno la preventivata chiusura della base; in particolare forti raffiche di vento impedivano il decollo dei velivoli verso la base antartica permanente statunitense McMurdo, da dove il nostro viaggio è proseguito per la Nuova Zelanda prima di fare rientro in Italia”, sottolinea il capo spedizione Alberto della Rovere dell’Enea.

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L'eccezionale ritrovamento ha pochissimi precedenti: rarissimi i siti con impronte umane più antichi di 300.000 anni. Per la prima volta le orme sono state trovate in un sito archeologico nel quale sono documentate le attività quotidiane nel loro insieme. I siti con impronte umane più antichi di 300.000 anni si contano nel mondo sulle dita di una mano e anche per questo la recente scoperta in Etiopia aumenta in modo significativo le nostre conoscenze. Si tratta di un livello improntato, perfettamente datato, perché direttamente coperto da un tufo vulcanico di 700.000 anni fa, di Gombore II-2, sito che è parte di Melka Kunture, una località dell’alto bacino del fiume Awash, a 2.000m slm. Qui da anni si svolgono le campagne di ricerca di uno dei Grandi scavi di ateneo, finanziato da Sapienza e dal Ministero Affari esteri.

La zona scavata corrisponde a un’area intensamente frequentata, ai margini di una piccola pozza d'acqua in cui probabilmente si abbeveravano, oltre agli ominidi, alcuni animali prossimi agli attuali gnu e gazzelle, nonché uccellini, equidi e suidi; anche gli ippopotami hanno lasciato tracce dei loro passaggi.
Le impronte delle varie specie si intersecano tra di loro e si sovrappongono a tratti a quelle degli esseri umani, individui in parte adulti e in parte di 1, 2 e 3 anni. In particolare uno di questi bambini in tenera età propriamente non camminava, ma era in piedi e si dondolava: la sua è l'impronta di un piede che ha calpestato ripetutamente il suolo, rimanendo appoggiato sui talloni, e ha lasciato impressa una serie di piccole dita (più di cinque) in parte sovrapposte dalla ripetizione del movimento.

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Dalla falsa correlazione tra vaccini e autismo agli effetti 'miracolosi' di alcune sostanze contro tumori e Aids, le fake news in sanita' corrono veloci in rete e si diffondono sotto l'effetto moltiplicatore delle condivisioni, spesso acritiche, sui social network. Per contrastare questo fenomeno e' da oggi online (agli indirizzi www.dottoremaeveroche.it e https://dottoremaeveroche.it) 'Dottoremaeveroche', il nuovo sito della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) che si rivolge da un lato ai cittadini, per rispondere ai loro principali dubbi sulla salute, dall'altro ai medici di famiglia, destinatari di nuovi strumenti (video, infografiche e schede riassuntive) per chiarire le paure dei loro assistiti. La presentazione del portale e' avvenuta oggi a Roma, nella sede del ministero della Salute, nell'ambito del corso di formazione 'La comunicazione della salute al tempo delle fake news: il ruolo del giornalista quale 'garante' dell'informazione'. Intanto anche gli youtuber romani Lorenzo Tiberia e Leonardo Bocci, in arte gli Actual, sono scesi in campo a fianco dei medici realizzando un video ironico sul tema delle 'fake news' in sanita', proiettato sempre oggi in occasione dell'evento.
Pubblicato in Medicina

 

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