Martedì, 30 Agosto 2022
Martedì, 30 Agosto 2022 09:24

Il ‘fascino’ intrinseco del protone

Pubblicato su Nature uno studio sui quark ‘charm’, che risolve una controversia scientifica di 40 anni: confermata l’ipotesi che questo quark sono componenti intrinseci dei protoni. Il lavoro, frutto della collaborazione NNPDF e guidato dall’Università Statale di Milano e INFN, è stato possibile grazie a innovative tecniche di machine learning. Importanti ricadute sulla fisica di precisione.


Un nuovo lavoro della collaborazione NNPDF (Neural Networks Parton Distribution Functions), guidata dall’Università degli Studi di Milano e dall’INFN, fa luce su una sorprendente caratteristica della struttura dei protoni. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha infatti determinato come anche i quark ‘charm’, insieme ai più noti e leggeri quark ‘up’ e quark ‘down’, siano da annoverarsi tra i componenti intrinseci di questi costituenti atomici, confermando un’ipotesi elaborata oltre 40 anni fa. Il risultato è stato ottenuto adottando innovative tecniche di machine learning, grazie alle quali è stato possibile analizzare e risolvere nel dettaglio la grande messe di dati prodotti dai collisori di particelle. Oltre a migliorare la comprensione della struttura dei protoni, ancora poco nota, lo studio contribuirà a rendere più accurata la descrizione teorica degli urti tra queste particelle, favorendo l’osservazione di possibili indizi di nuova fisica.

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L’uso di semplici strumenti litici aumenta la qualità dell’alimentazione. Lo ha dimostrato un team interdisciplinare e intercontinentale, esaminando una popolazione di scimmie nel Nord-Est del Brasile. Ciò potrebbe essere accaduto anche nel corso dell’evoluzione umana. L’articolo “Stone tools improve diet quality in wild monkeys”, di cui è autrice fra gli altri Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, è stato appena pubblicato su Current Biology.

I paleoantropologi sono da sempre interessati agli strumenti litici - gli unici sufficientemente durevoli da essere arrivati sino a noi ed essere studiati - utilizzati dalle varie specie di Homo (e non solo) che ci hanno preceduto. Negli anni ’60 del secolo scorso si scoprì che anche alcune popolazioni di scimpanzé usano strumenti e oggi sappiamo che anche i cebi e macachi ne sono capaci. A tutt’oggi però, nessun studio aveva esaminato se e come l’uso di strumenti migliori la dieta. Lo ha fatto ora un team interdisciplinare dislocato in quattro dei cinque continenti, esaminando il comportamento di una popolazione di cebi da molti anni oggetto di studio nel Nord-Est del Brasile. L’articolo “Stone tools improve diet quality in wild monkeys”, di cui è autrice fra gli altri Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, è stato appena pubblicato su Current Biology.

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