Scienza generale (141)
Il buon vino è anche una questione di buoni batteri
10 Dic 2024 Scritto da Università degli studi di Bologna
Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha analizzato il microbioma di una delle regioni vinicole più rinomate d’Italia, quella del Vino Nobile di Montepulciano, mostrando come le specifiche abbondanze di batteri e funghi nelle 12 diverse unità geografiche aggiuntive contribuiscono a plasmare specifiche caratteristiche del vino come l’aroma, il colore e il sapore.
Per fare un buon vino servono (anche) buoni batteri. Un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna ha mostrato il ruolo cruciale del microbioma del suolo per la produzione vinicola. Lo studio, pubblicato su Communications Biology, si è concentrato in particolare sull’analisi del terroir di una delle regioni vinicole più rinomate d’Italia, quella del Vino Nobile di Montepulciano. "La nostra indagine ha dimostrato che la specificità del terroir microbico nell’area del Vino Nobile di Montepulciano DOCG influenza direttamente le caratteristiche del vino", spiega Simone Rampelli, ricercatore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell'Università di Bologna che ha coordinato lo studio. "Questi risultati offrono nuove prospettive sulla complessità del terroir e su come la sua composizione unica, anche microbica, contribuisca alla qualità dei vini di questa regione".
Testi brevi e lessico semplice: come si è evoluta la comunicazione digitale negli ultimi trent’anni
10 Dic 2024 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Uno studio, condotto dalla Sapienza e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, offre una panoramica dettagliata dell’evoluzione della comunicazione sul social negli anni
La ricerca condotta dal team di Walter Quattrociocchi del Dipartimento di Informatica della Sapienza e pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, prende in esame un campione di 300 milioni di commenti in inglese pubblicati su otto piattaforme diverse. L’ampio corpus utilizzato dai ricercatori permette di ottenere una fotografia quasi realistica dell’evoluzione del linguaggio usato sui social negli ultimi tre decenni.
Un paradosso conservazionistico: le specie aliene invasive possono essere a rischio nei loro areali d'origine
09 Dic 2024 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Le specie non autoctone rappresentano una minaccia per la biodiversità, ma 36 di esse sono a loro volta in pericolo di estinzione nelle aree da cui provengono. A rivelarlo uno studio condotto dalla Sapienza e dall’Università di Vienna, pubblicato sulla rivista Conservation Letters
Le specie aliene invasive sono tra le principali cause della perdita globale di biodiversità, contribuendo al 60% delle estinzioni di specie registrate negli ultimi decenni. In Europa centrale, tra i mammiferi non autoctoni si annoverano il ratto norvegese, il muflone e il visone americano. Uno studio condotto da biologi della Sapienza di Roma e dell’Università di Vienna ha rivelato che alcune di queste specie introdotte dall’uomo sono minacciate di estinzione nei loro areali d’origine. I risultati dello studio sono stati pubblicati nell’ultimo numero della rivista scientifica Conservation Letters.
Uno studio condotto congiuntamente da Università di Ferrara, Università di Padova e Cnr ha stabilito che anguille si comportano in modi diversi durante la migrazione: alcune riescono a risalire forti correnti; altre sono esperte nel superare barriere come dighe e sbarramenti. Un approccio che riduce la competizione per le risorse e aumenta le probabilità di sopravvivenza della specie. La ricerca è pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
Chi l’avrebbe mai detto? Anche nel mondo delle anguille, la diversità è resilienza. A rischio di estinzione a causa della pesca illegale e di altre molteplici minacce, questi pesci dalla caratteristica forma che ricorda un serpente, sembrano però avere un “asso nella pinna”: comportamenti migratori dissimili che li aiutano ad adattarsi colonizzando habitat distinti. Ed è proprio questa varietà di strategie che potrebbe fare la differenza per la loro conservazione.
Da rifiuti a risorsa: gli scarti agro-alimentari diventano fitovaccini e biopesticidi
12 Nov 2024 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Due studi internazionali, coordinati dalla Sapienza, mostrano come i residui della produzione di olio extravergine d’oliva possano essere valorizzati in composti immunostimolanti e antimicrobici, efficaci nella protezione delle piante da malattie come come Xylella fastidiosa. I risultati sono stati pubblicati sulle riviste Plant Stress e Plant Physiology and Biochemistry
La crescente produzione globale di olio d'oliva ha portato con sé sfide ambientali rilevanti. Gli scarti generati dai frantoi spesso non vengono smaltiti in modo controllato, causando danni al suolo e compromettendo la salute microbica a causa dell'alto contenuto di tannini e composti fenolici.
I neuroni della corteccia entorinale laterale che si attivano al richiamo della memoria episodica sono colorati in rosso, in verde i nuclei degli altri neuroni
Una ricerca condotta da un team di ricerca dell’Istituto di neuroscienze del Cnr e del laboratorio di biologia Bio@sns della Scuola normale superiore, pubblicata di recente sulla rivista Cell Reports, indaga il ruolo della corteccia entorinale laterale nella memoria episodica. Comprendere questi meccanismi neurobiologici potrà fornire nuove prospettive nella lotta contro le patologie che coinvolgono il deterioramento cognitivo, come l’ Alzheimer.
Pubblicata sul «Journal of Affective Disorder» la ricerca dell’Università di Padova su come gli odori emozionali abbiano la capacità di aumentare i benefici degli interventi basati sulla mindfulness in situazioni di ansia sociale.
Gli odori del corpo umano sono un efficace mezzo di comunicazione sociale: gli individui esposti a un particolare tipo di odori, quelli emozionali, sperimentano una parziale replica dello stato affettivo del mittente. Questo fenomeno può essere particolarmente rilevante in condizioni in cui le interazioni sociali sono compromesse, cioè quando si è in presenza di ansia sociale. Lo studio dal titolo “Sniffing out a solution: How emotional body odors can improve mindfulness therapy for social anxiety” – pubblicato sulla rivista scientifica «Journal of Affective Disorder» dal team del Dipartimento di
Psicologia Generale dell’Università di Padova – si è proposto di verificare se gli odori emozionali hanno la capacità di aumentare i benefici degli interventi basati sulla mindfulness. In particolare la ricerca si è concentrata su come gli odori sociali corporei possano modulare il comportamento e i sintomi di individui affetti da ansia sociale. Lo studio è il primo a utilizzare gli odori corporei emozionali come catalizzatore di un trattamento psicologico, indicando come questi possano essere uno strumento potenziale per migliorare un breve training di mindfulness (ovvero una pratica di meditazione e rilassamento ispirata alla meditazione buddista) per i sintomi dell'ansia sociale.
Svelato un meccanismo che influisce sulla lunghezza dei mitocondri e determina il comportamento cellulare
21 Ott 2024 Scritto da Università di Padova
I risultati di uno studio internazionale coordinato dall’Università di Padova aprono nuove prospettive per indurre nelle cellule risposte efficaci, in grado di contrastare le metastasi tumorali.
Il mitocondrio è un organello presente all’interno delle nostre cellule con diverse funzioni, tra cui alcune fondamentali legate al metabolismo e alla produzione di energia. Pressoché tutte le cellule degli organismi eucarioti contengono numerosi mitocondri, che formano una estesa rete filamentosa all’interno di ciascuna cellula. Questa rete va incontro a continue divisioni e fusioni che accorciano e allungano dinamicamente i singoli mitocondri. In un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Cell Biology, un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato dal professor Sirio Dupont, dell’Università di Padova, hanno mostrato l’esistenza di un meccanismo universale, comune a molti diversi tipi di cellule.
Dall’antica Roma a oggi: uno nuovo studio riscrive la storia della mortalità e della sopravvivenza femminile a Milano negli ultimi 2mila anni
15 Ott 2024 Scritto da Università degli studi di Milano
Un team internazionale di ricercatori coordinato dal Labanof dell’Università Statale di Milano ha esaminato 492 scheletri della collezione osteologica di Milano per far luce sulle dinamiche di sopravvivenza e mortalità femminile in città dall’epoca Romana al periodo contemporaneo. I risultati rivelano significative differenze di genere evidenziando come la vita media di una donnasia dipesa dall’interazione di diversi fattori culturali, sociali e biologici, primo fra tutti il rischio legato al momento della gravidanza e del parto. Si è visto quindi che in epoche in cui la donna ha avuto maggior assistenza in queste fasi cruciali, come nel Medioevo, l’aspettativa di vita migliora. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Scientific Reports.
Altro che secoli bui: il Medioevo, almeno per le donne milanesi, vide un notevole miglioramento delle condizioni sociali, culturali e biologiche che si tradusse in un aumento dell’aspettativa di vita rispetto all’epoca Romana (da 36 a 40 anni). Le donne furono meno longeve e più a rischio di morte durante le epoche romana e moderna, mentre in epoca contemporanea, per la prima volta, le donne vivono più a lungo rispetto agli uomini.
Uno studio internazionale a cui hanno partecipato, per l’Italia, anche ricercatori dell'Istituto di biofisica del Cnr e della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha mappato per la prima volta il genoma dello squalo della Groenlandia, il vertebrato più longevo al mondo. Il lavoro, pubblicato su BioRxIv, getta nuova luce sui meccanismi che rendono possibile la sua straordinaria longevità
Lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus), un elusivo abitante delle profondità dell'Atlantico settentrionale e dell'Oceano Artico, è il vertebrato più longevo al mondo, con una durata di vita stimata di circa 400 anni: un team internazionale di studiosi ne ha mappato per la prima volta il genoma, facendo così luce sui meccanismi molecolari associati alla longevità di questa straordinaria specie.
La ricerca, pubblicata come preprint su BioRxiv, ha coinvolto istituzioni tedesche - il Fritz Lipmann Institute on Aging (FLI) di Jena e la Ruhr University di Bochum- danesi -l’Università di Copenhagen- e, per l’Italia, l'Istituto di biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibf) e la Scuola Normale Superiore di Pisa, oltre ad altre istituzioni.