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Una riserva di neuroni "dormienti" nelle aree cerebrali delle emozioni

Alessia Di Gioacchino 14 Set 2025

 


Una nuova ricerca condotta dall'Istituto di Neuroscienze NICO ha svelato l'esistenza di una riserva di neuroni immaturi (o "dormienti") nell'amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos Biology, rivela che questi neuroni non sono presenti in tutte le specie in egual misura, ma sono particolarmente abbondanti nei primati, come l'uomo.

Cervelli grandi e complessi: la strategia evolutiva
Il team, coordinato da Luca Bonfanti, ha studiato i cervelli di otto specie diverse di mammiferi. La scoperta più sorprendente è che, pur non espandendosi in dimensioni come la corteccia, l'amigdala dei primati ha sviluppato un'area specifica, il nucleo basolaterale, che contiene una quantità maggiore di questi neuroni immaturi.

Questo risultato rafforza una precedente ricerca del 2020, che aveva già dimostrato come i cervelli più grandi e complessi contengano un numero enorme di queste cellule "dormienti" rispetto ai cervelli più semplici, come quello del topo. Secondo i ricercatori, questa abbondanza di neuroni immaturi è una strategia evolutiva che premia la flessibilità e le funzioni cognitive superiori.

"Neurogenesi senza divisione": una nuova forma di plasticità
Il termine "neuroni immaturi" si riferisce a cellule nervose che rimangono in uno stato di sviluppo bloccato fin dalla fase embrionale, per poi "risvegliarsi" e diventare nuovi neuroni in età adulta. Questo fenomeno, ribattezzato dal team "neurogenesi senza divisione", è un meccanismo che permette al cervello di produrre nuovi neuroni senza ricorrere alle cellule staminali. È come un "trucco della natura" che rende possibile la plasticità cerebrale anche in aree che non possono sostenere la produzione di cellule staminali, come la corteccia cerebrale e l'amigdala.

Il fatto che i neuroni immaturi si trovino nelle aree più "nobili" del cervello umano, quelle che gestiscono le emozioni e le funzioni cognitive complesse, suggerisce che l'evoluzione abbia "attrezzato" queste aree con una plasticità speciale, diversa da quella dei cervelli più semplici, dove la neurogenesi è legata a funzioni istintive come l'olfatto. Si tratta di un "scambio evolutivo" tra i tipi di plasticità e le regioni cerebrali più importanti per la sopravvivenza di ogni specie.

Implicazioni per il futuro
La scoperta potrebbe avere importanti risvolti:

Educazione e sviluppo: La plasticità di questi neuroni potrebbe avere un ruolo fondamentale nello sviluppo cerebrale dei giovani, con implicazioni per la pedagogia e la formazione.

Invecchiamento: Potrebbe contribuire a mantenere l'efficienza cognitiva in età avanzata e a contrastare l'invecchiamento cerebrale.

Malattie: Non si esclude un possibile ruolo anche in malattie neurologiche e neurodegenerative, un'ipotesi che richiederà ulteriori studi.

Questa ricerca sposta l'attenzione dalla neurogenesi legata alle cellule staminali, che per anni è stata al centro dell'interesse scientifico, verso un nuovo e affascinante tipo di plasticità cerebrale che ci rende unici.

 

Bibliografia 

Phylogenetic variation in cortical layer II immature neuron reservoir of mammals

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