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Rischio “hikikomori” tra gli adolescenti italiani: individuati i fattori determinanti
28 Gen 2025 Scritto da CNR
Da un’analisi del gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps è in netta crescita il numero di adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico: le cifre sono quasi raddoppiate dopo la pandemia da Covid-19. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, dimostra che l’aumento dell'isolamento sociale in Italia costituisce un problema grave, già cronicizzato e correlato all’interazione di fattori relazionali e psicologici.
Uno studio condotto dal gruppo multidisciplinare di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Irpps) ha indagato, attraverso un approccio di ricerca di tipo socio-psicologico, l’eziologia del ritiro sociale identificando i fattori scatenanti tale comportamento tra gli adolescenti.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, si è basata sui dati di due indagini trasversali condotte dal gruppo nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado attraverso la tecnica CAPI (Computer Assisted Personal Interview) e su campioni rappresentativi a livello nazionale composti rispettivamente da 3.273 e 4.288 adolescenti con un’età compresa tra 14 e 19 anni. Attraverso tecniche avanzate di modellizzazione statistica sono stati identificati tre profili di adolescenti: le “farfalle sociali", "gli amico-centrici” e i "lupi solitari": proprio all’interno di quest’ultimo profilo, è stato individuato un sottogruppo composto da adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico, il cui numero è quasi raddoppiato dopo la pandemia, passando dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022. Si tratta dei ritirati sociali.
Metastasi del melanoma: svelato il ruolo della ferroptosi nell'osso
28 Gen 2025 Scritto da Redazione
Il melanoma, una delle forme più aggressive di cancro della pelle, spesso metastatizza nelle ossa, causando gravi conseguenze come perdita ossea, aumento del rischio di fratture e dolore intenso. Queste metastasi ossee sono associate a una prognosi sfavorevole e una significativa riduzione della qualità di vita.
Gli osteociti, le cellule più abbondanti nell'osso, svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della sua struttura e nel regolare il suo rimodellamento. Tuttavia, finora non era chiaro come queste cellule contribuissero alla distruzione ossea indotta dalle metastasi del melanoma.
Uno studio recente, pubblicato sulla rivista "Bone Research" (DOI: 10.1038/s41413-024-00384-y), ha portato alla luce un importante meccanismo: la ferroptosi. I ricercatori dell'Università Friedrich-Alexander Erlangen-Nürnberg hanno dimostrato che le cellule del melanoma inducono la morte degli osteociti attraverso questo processo, caratterizzato da un accumulo di ferro all'interno delle cellule e dalla conseguente ossidazione dei lipidi.
Long Covid, scoperta ‘l’impronta’ molecolare nel sangue dei bambini
28 Gen 2025 Scritto da Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Uno studio dell’Università Cattolica, campus di Roma - Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, pubblicato sulla rivista edita da Nature Group “Pediatric Research”, individua la ‘firma proteica’ della condizione nel plasma, un gruppo di molecole pro-infiammatorie presenti a elevate concentrazioni nei piccoli pazienti con la condizione. Uno strumento di Intelligenza Artificiale (IA) effettua la diagnosi sulla base dei risultati del prelievo. Il 30 gennaio ricorre il quinto anniversario dello scoppio della pandemia Covid in Italia
Un giorno il Long Covid nel bambino potrebbe essere diagnosticato in modo oggettivo con un prelievo di sangue, grazie anche all’aiuto dell’Intelligenza Artificiale (IA). Infatti, uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma - Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, ha evidenziato nel plasma la firma molecolare del Long Covid nell’età pediatrica e utilizzato uno strumento di IA in grado di fare la diagnosi sulla base dei risultati del prelievo con un’accuratezza del 93%.
Progetto Diamo una scossa al cuore
In un video tutte le istruzioni per il primo soccorso. Ogni anno, in Italia, 60.000 persone muoiono per arresto cardiaco. Tra queste, più di mille sono giovani sotto i 35 anni: vite spezzate da un evento aritmico fatale e improvviso, spesso durante una gara sportiva, una serata tra amici o persino sui banchi di scuola. Nella maggior parte dei casi, gli arresti cardiaci si verificano in ambiente
domestico, spesso in presenza di altre persone. I soggetti più a rischio sono coloro che presentano una storia familiare di patologie cardiache o hanno avuto un pregresso infarto del miocardio. Tuttavia, in molti casi, le aritmie fatali rappresentano la prima manifestazione di una patologia cardiaca in soggetti apparentemente sani.
Cancro ovarico: un nuovo alleato diagnostico grazie all’IA
22 Gen 2025 Scritto da Università degli studi di Milano Bicocca
Individuare un tumore in fase precoce è fondamentale per garantire una prevenzione e una cura efficaci. Oggi c’è un alleato in più, che sta imparando molto in fretta ed è sempre più preciso: si tratta dell'intelligenza artificiale. Lo dice un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, a cui ha collaborato Robert Fruscio, professore associato in Ginecologia e Ostetricia dell'Università di Milano-Bicocca e direttore della Struttura semplice di Ginecologia Preventiva della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori: la ricerca, condotta da un team del Karolinska Institutet in Svezia, ha coinvolto 20 centri in otto Paesi e ha analizzato un dataset di oltre 17.000 immagini ecografiche provenienti da più di 3.600 pazienti, tra cui alcune che si sono rivolte all'Ospedale San Gerardo di Monza. L’obiettivo è stato quello di addestrare un programma di Intelligenza artificiale a distinguere, in queste immagini, le lesioni ovariche benigne da quelle maligne e testare le potenzialità di questi modelli nel supportare le diagnosi mediche, ridurre il margine di errore diagnostico e migliorare la gestione clinica delle pazienti.
Università Statale di Milano: innovativo studio “in vivo” su come migrano le cellule tumorali
16 Gen 2025 Scritto da Redazione
Un team di scienziati coordinati dall’Università Statale di Milano ha osservato “in vivo”, grazie a tecniche di imaging avanzate, la migrazione delle cellule tumorali nei tessuti viventi, rivelando il meccanismo con cui si spostano all’interno del corpo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) sarà cruciale per identificare nuove strategie di intervento sulle metastasi.
Il 90% delle morti da tumore sono dovute alle metastasi, cioè ai tumori secondari che si formano a distanza dal tumore iniziale e sono causati dalla migrazione delle cellule malate. Ecco perché comprendere i meccanismi di questa migrazione è fondamentale per cercare di identificare nuove strategie di intervento sulle metastasi. Ad oggi sappiamo che queste cellule possono muoversi individualmente o in gruppo, ma la maggior parte degli studi fatti finora sono stati svolti in vitro.
Come trasformare un virus in una nanobioparticella anticancro
19 Dic 2024 Scritto da Università degli studi di Bologna
Un gruppo ricerca guidato da scienziati dell’Università di Bologna ha messo a punto un sistema che utilizza un particolare batteriofago, un virus che infetta i batteri e innocuo per gli esseri umani, come stampo per la sintesi di nuove nanoparticelle fotosensibili, capaci di eliminare in modo mirato cellule e tessuti tumorali.
Anche i virus possono diventare nostri alleati. In particolare, alcuni virus che infettano i batteri possono, per esempio essere modificati geneticamente affinché diventino di fatto nanobioparticelle mirate, in grado di eliminare specifiche cellule e tessuti tumorali. Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha utilizzato a tale scopo alcuni batteriofagi da modificare in nuove nanoparticelle. Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto NanoPhage, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. I risultati pubblicati sulla rivista Small hanno mostrato che questa strategia potrebbe diventare un importante strumento in molti campi diagnostici e terapeutici, incluso l’ambito oncologico. "Abbiamo messo a punto e testato un metodo che sfrutta le proprietà di specifici virus innocui per gli esseri umani. Opportunamente modificati in laboratorio, tali virus potrebbero permettere di superare alcune limitazioni dell'utilizzo di nanoparticelle in medicina", spiega Matteo Calvaresi, professore al Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" dell'Università di Bologna e ricercatore all'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola, che ha coordinato lo studio. "Quando viene esposta alla luce, la nanobioparticella che abbiamo realizzato è capace di eliminare rapidamente le cellule e i tessuti tumorali con grande selettività, risparmiando le cellule sane".
Long Covid: scoperta la causa dei disturbi polmonari
17 Dic 2024 Scritto da Università degli studi di Milano
I risultati di uno studio di Monzino e Università Statale di Milano, pubblicati sul Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science , identificano nell’infiammazione di basso grado e nell’attivazione piastrinica la causa dei danni polmonari, responsabili dei maggiori disturbi nella sindrome Long Covid, rendendo possibile una cura farmacologica personalizzata.
Un gruppo di ricercatori dell’ IRCCS Centro Cardiologico Monzino e dell’Università degli Studi di Milano, guidati da Marina Camera, Responsabile dell’Unità di Ricerca di Biologia Cellulare e Molecolare Cardiovascolare del Monzino e Professore Ordinario di Farmacologia presso l’Università Statale di Milano, in collaborazione con i clinici del Centro Cardiologico Monzino e dell’Istituto Auxologico Italiano, ha individuato i meccanismi molecolari alla base dei disturbi polmonari nei pazienti che soffrono della sindrome Long COVID, aprendo la strada a una possibile terapia.
Individuato un nuovo potenziale biomarcatore della SLA: GDF15, la proteina che riduce l’appetito
17 Dic 2024 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Uno studio internazionale, coordinato dalla Sapienza, ha dimostrato il coinvolgimento della citochina GDF15, nota per causare la riduzione dell’appetito, nella progressione della SLA. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Brain Behavior and Immunity, suggerisce un nuovo potenziale biomarcatore e bersaglio terapeutico per il trattamento della malattia
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia multifattoriale caratterizzata dalla degenerazione progressiva dei motoneuroni e dalla paralisi muscolare. Nonostante i trattamenti attualmente utilizzati, i pazienti sopravvivono solo 3-5 anni dopo la diagnosi iniziale.
La perdita di peso è un’importante caratteristica clinica, al momento della diagnosi, delle persone affette da SLA. Con una prevalenza stimata del 56%-62%, la perdita di peso è definita come un rilevante e indipendente fattore prognostico. Diversi studi hanno riportato che il decorso della malattia è sfavorevole quando i pazienti perdono peso rapidamente o hanno un indice di massa corporea basso al momento della diagnosi.
Una ricerca coordinata dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Istituto Luke di Helsinki ha individuato proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali nell’estratto ottenuto dalla corteccia e dai rametti di abete rosso. Lo studio in vitro, pubblicato su Separation and Purification Technology, avvia una potenziale nuova fase per questo settore, incentrata sullo sviluppo industriale di prodotti utili per la salute dell’uomo
Uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr- Ibe) e dall’Istituto Luke di Helsinki (Finlandia), ha rivelato le elevate proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali dell’estratto di corteccia di abete. I risultati della ricerca in vitro, a cui hanno partecipato altri partner italiani, finlandesi e statunitensi, sono stati pubblicati sulla rivista Separation and Purification Technology.