Il silenzio è risultato dannoso quando i partecipanti dovevano risolvere operazioni aritmetiche difficili: la percentuale di risposte corrette è stata inferiore e i tempi di risposta più lenti rispetto alla condizione di ascolto della musica o della pioggia. Questo dato indica che il beneficio della stimolazione uditiva non dipendeva dal carattere musicale dei suoni (noto come “effetto Mozart”), ma da un aumentato livello di attivazione cerebrale e concentrazione attentiva indotto dalla stimolazione uditiva.
Gli introversi erano sempre più veloci degli estroversi nella risoluzione dei calcoli aritmetici. Mentre il sottofondo sonoro non influiva sulla capacità di risolvere operazioni facili, gli estroversi ne erano notevolmente influenzati durante la risoluzione di calcoli difficili. La velocità di risposta aumentava durante l’ascolto dello scrosciare della pioggia (804 ms), oppure di musica agitante o gioiosa (848 ms), rispetto alla condizione di silenzio (922 ms). Per gli introversi, la musica agitante era associata a tempi di risposta ancora più rapidi (795 ms) rispetto alla condizione di silenzio (888 ms). Questa differenza di gruppo dipende dal fatto che gli introversi hanno livelli di arousal cerebrale e reattività sensoriale maggiore degli estroversi e quindi trarrebbero meno benefici dagli stimoli uditivi di sottofondo. La prestazione era comunque migliore per tutti durante l’ascolto della pioggia o della musica.
«Questo fenomeno (Fig.1) – spiega Alice Mado Proverbio - è dovuto al fatto che le oscillazioni del ritmo di fondo dell’elettroencefalogramma (EEG) possono sincronizzarsi con la frequenza della stimolazione uditiva (fenomeno detto neuronal entrainment to the beat), aumentando in frequenza per stimolazioni a ritmo rapido e diminuendo per stimolazioni a ritmo lento, come la ninna nanna o altre musiche rilassanti o meditative. Tanto più è elevata la frequenza dell’EEG tanto più siamo svegli, reattivi e concentrati».