Omega Fish oils don’t improve school children’s reading skills or memory, study finds
New research has found no evidence Omega-3 fish oil supplements help aid or improve the reading ability or memory function of underperforming school-children. These findings are in contradiction to an earlier study run by the same team using the same supplement.
In the second high-quality trial of its kind, published in PLOS-ONE, the researchers found an entirely different result to an earlier study carried out in 2012, where omega-3 supplements were found to have a beneficial effect on the reading ability and working memory of school children with learning needs such as ADHD. In this second study, the researchers tested children who were in the bottom quarter of ability in reading, and found that fish oil supplements did not have any or very little effect on the children’s reading ability or working memory and behaviours. The team from the Universities of Birmingham and Oxford tested 376 children aged 7-9 years old, learning to read, but in the bottom quarter in terms of their ability. Half of the children took a daily Omega-3 fish oil supplement and the remaining children took a placebo for 16 weeks. Their reading and working memories were tested before and after by their parents at home and teachers in school - with no real differences found in the outcomes.
Professor Paul Montgomery, University of Birmingham, who led the research said:
‘We are all keen to help kids who are struggling at school and in these times of limited resources, my view is that funds should be spent on more promising interventions. The effects here, while good for a few kids, were not substantial for the many.’ Dr Thees Spreckelsen, University of Oxford, Co-Author of the report added: ‘Fish oil or Omega-3 fatty acids are widely regarded as beneficial. However, the evidence on benefits for children’s learning and behaviour is clearly not as strong as previously thought.’
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0192909
NEL CERVELLO VIAGGIANO INFORMAZIONI LUMINOSE
Il nostro cervello trasmette informazioni luminose come una moderna fibra ottica. Questa nuova ipotesi avanzata da un gruppo di ricercatori italiani, potrebbe contribuire a spiegare il grande salto evolutivo che ha permesso di realizzare le più complesse manifestazioni dell’intelligenza, come la coscienza, la volontà e la memoria. Lo studio è stato recentemente pubblicato su una rivista del gruppo Nature “Scientific Reports”, frutto del lavoro di un gruppo di ricerca multidisciplinare composto da Andrea Zangari, medico dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, Davide Micheli, Ingegnere di TIM S.P.A. di Roma, Roberta Galeazzi, ricercatore chimica organica presso dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona e Antonio Tozzi, fisico dell’Azienda USL Toscana Sud Est, Grosseto. Gli studiosi hanno descritto la struttura che genera l’impulso nervoso come un sistema di nanoantenne che, attraverso un processo molto complesso di cooperazione tra loro, sono in grado di emettere onde elettromagnetiche nelle lunghezze d’onda tra la luce visibile e l’infrarosso.
Queste vengono poi trasmesse lungo il nervo mediante lo stesso principio che si verifica nelle fibre ottiche. La nuova ipotesi richiederà ulteriori studi sperimentali, che apriranno nuovi scenari nello studio della trasmissione nervosa, con promettenti implicazioni nella bioingegneria del sistema nervoso, nell’intelligenza artificiale e nella terapia di gravi malattie degenerative come la sclerosi multipla.
LINK ARTICOLO
www.nature.com/articles/s41598-017-18866-x
SINTESI DELL’ARTICOLO
Un gruppo di ricercatori italiani avanza una nuova ipotesi sui meccanismi della trasmissione neurale. Secondo gli studiosi, ai già noti processi coinvolti nella neurotrasmissione contribuirebbe la generazione e la trasmissione di fotoni, in altre parole radiazione luminosa, nello spettro del visibile e dell’infrarosso, con evidenti implicazioni di straordinaria importanza.
Il lavoro è stato di recente pubblicato sulla rivista Scientific Reports (Zangari A, Micheli D, Galeazzi R, Tozzi A: Node of Ranvier as an Array of Bio-Nanoantennas for Infrared Communication in Nerve Tissue. Sci Rep. 2018 Jan 11;8(1):539. doi: 10.1038/s41598-017-18866-x) al seguente link http://rdcu.be/EuVM, dal gruppo di ricerca multidisciplinare, composto da Andrea Zangari, medico dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, UOC Chirurgia e Urologia Pediatrica di Roma, Davide Micheli, Ingegnere di TIM S.P.A., Wireless Access Engineering Department di Roma, Roberta Galeazzi, ricercatore chimica organica presso il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona e Antonio Tozzi, fisico della UOC Fisica Sanitaria, Azienda USL Toscana Sud Est, Grosseto.
La trasmissione di segnali lungo la fibra nervosa o assone, secondo la ben nota teoria dei premi Nobel Hodgkin e Huxley, si realizza attraverso l’attivazione a catena di correnti elettriche attraverso speciali canali ionici presenti nella membrana cellulare. Alcuni assoni sono dotati di un rivestimento pluristratificato compatto formato da una sostanza detta mielina, interrotta ad intervalli regolari da brevi segmenti di assone “nudo”, detti nodi di Ranvier. Questo complesso nodo-mielina determina una velocità di conduzione molto più elevata rispetto all’assone non mielinizzato, grazie alla cosiddetta conduzione saltatoria, mediante la quale l’impulso elettrico può “saltare” da un nodo all’altro per le proprietà isolanti della mielina.
Il nuovo modello conferma la possibilità di trasferimento delle informazioni nelle fibre nervose mediante la generazione di fotoni e la loro trasmissione secondo i principi della fibra ottica. Infatti, nonostante alcune evidenze scientifiche del passaggio di fotoni nelle fibre nervose, nessuna ipotesi era stata avanzata su quale fosse la loro sorgente, che gli autori identificano nel nodo di Ranvier. Qui, grazie alla particolare disposizione geometrica dei canali ionici, si realizza un sistema di nanoantenne in grado di emettere onde elettromagnetiche nelle lunghezze d’onda tra la luce visibile e l’infrarosso. Un sistema molto complesso di cooperazione tra le nanoantenne, concentrerebbe il massimo della radiazione elettromagnetica emessa verso il tratto di assone rivestito di mielina, che la trasporterebbe funzionando come una fibra ottica, ipotesi già avanzata recentemente anche in un'altra pubblicazione, che viene in tal modo confermata.
Identificando la sorgente di tali radiazioni viene così consolidato un nuovo paradigma, che propone un’evoluzione dell’attuale teoria, aggiungendo a quella ti tipo elettrico quella di tipo elettromagnetico. Gli autori non solo hanno analizzato e messo in relazione tra loro numerose evidenze presenti nella letteratura scientifica a sostegno della ipotesi, ma sottolineano l’importanza del significato evolutivo che essa assume. Infatti è intuitiva la superiorità della trasmissione ottica rispetto a quella elettrica in termini di capacità di trasporto di informazioni, che si immagina facilmente mettendo a confronto il vecchio telefono a cavi elettrici con i sistemi attuali in fibra ottica. Questo potrebbe contribuire a spiegare il grande salto evolutivo che ha permesso di realizzare le più complesse manifestazioni dell’intelligenza, come la coscienza, la volontà e la memoria. E’ infine interessante notare che la natura ha utilizzato in maniera molto efficiente negli esseri viventi i concetti di antenna e di fibra ottica molto tempo prima che l’intelligenza dell’uomo li inventasse, prima per applicarli alle telecomunicazioni e poi per scoprire che anche la vita ne fa uso. La nuova ipotesi richiederà ulteriori studi sperimentali, che apriranno ampi scenari nello studio della trasmissione nervosa, con promettenti implicazioni nella bioingegneria del sistema nervoso, nell’intelligenza artificiale e nella terapia di gravi malattie degenerative come la sclerosi multipla.