Le aziende leader del mercato nazionale di acque minerali sono San Benedetto, Nestlé-San Pellegrino e Sant’Anna, mentre Coca Cola, San Benedetto e Nestlé-San Pellegrino dominano il mercato italiano delle bibite. Non è accettabile che questi grandi marchi continuino a pubblicizzare il riciclo come soluzione quando appena il 5 per cento del PET riciclato in Italia viene usato per produrre nuove bottiglie. Si tratta di una situazione inaccettabile, resa possibile dall’inazione della politica che non ha definito quote obbligatorie di impiego per i contenitori riutilizzabili, né incentivato sistemi di deposito su cauzione come avviene ormai da decenni in numerosi Paesi europei.
“Il recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso, che dovrebbe avvenire entro il 3 luglio, sarebbe un’ottima occasione per ridurne subito l‘impiego e promuovere il riutilizzo seguendo l’esempio tedesco e francese. Eppure, a due giorni dall’entrata in vigore della direttiva, non abbiamo ancora alcuna indicazione dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani sul decreto di recepimento. Non si accompagna il Paese verso una reale transizione ecologica se tonnellate di plastica continuano a finire nei nostri mari”, conclude Ungherese.
Per evidenziare come l’uso di gas e petrolio e l’impiego di plastica siano due facce della stessa medaglia, entrambi riconducibili a un’economia basata sullo sfruttamento delle fonti fossili, questa mattina volontari e volontarie di Greenpeace hanno esposto su una spiaggia di Polignano a Mare (Bari) un grande striscione con scritto “Ci state bruciando il futuro”, e altri striscioni che ricordano come la plastica sia prodotta a partire dal petrolio.
Nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alle aziende leader del mercato di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie in plastica monouso e adottare sistemi di vendita basati sull’impiego di contenitori riutilizzabili per ridurre l’inquinamento marino e la dipendenza da petrolio e gas fossile. In queste settimane l’associazione ambientalista è impegnata nella spedizione di ricerca “Difendiamo il Mare”, svolta in collaborazione con la Fondazione Exodus, l’Università Politecnica delle Marche e il CNR-IAS di Genova. Dopo Bari, la spedizione toccherà l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, per concludersi il 10 luglio a Brindisi, con l’obiettivo di misurare l’impatto della contaminazione da plastica e microplastica e dei cambiamenti climatici in Adriatico.