L’editoriale ha sintetizzato alcuni dei temi più controversi del periodo pandemico e gli atteggiamenti polarizzanti di opinionisti e scienziati, sia sui mezzi di comunicazione tradizionali che sui social. Da interventi talora allarmistici sull'emergenza delle varianti virali (in realtà fenomeno normale e atteso per qualunque virus) all’interpretazione non sempre ben spiegata del valore clinico di alcuni test diagnostici, passando per la controversia su sicurezza ed efficacia del plasma dei convalescenti, fino alle esitazioni sulla vaccinazione a seguito di eventi avversi, anche quando rarissimi.
“Un copione purtroppo abbondantemente replicato nel nostro Paese, e non solo, che ha finito col creare paure infondate nel pubblico e, soprattutto, significativi danni alla credibilità delle istituzioni” – commenta Guido Antonelli della Sapienza, coordinatore del lavoro. “Gli scienziati dovrebbero tendere a non accettare indiscriminatamente inviti sui social media e nei dibattiti, ma ad aumentare il loro impegno sui canali di comunicazione ufficiali – continua Antonelli – naturalmente, anche i giornalisti dovrebbero stare alla larga da qualsiasi sensazionalismo”.
L’articolo si conclude con tre inviti: alle istituzioni quello di porsi, tramite i portavoce, come principali interlocutori con la stampa; ai giornalisti si consiglia di citare gli atti istituzionali, più che le esternazioni dei singoli ricercatori; altrettanto deciso, infine, il monito per gli scienziati a responsabilizzare la propria comunicazione senza eccedere in manie di protagonismo.