FIDE è stato progettato per essere in grado di riconoscere la somiglianza tra immagini o frammenti di esse, attraverso un confronto diretto con quelle di un database precostituito. Il progetto si è incrociato con le attività spaziali poiché mette a disposizione della dermatologia algoritmi sviluppati per l’osservazione della Terra da satellite.
Nel corso del convegno, introdotto dal professor Mariano Bizzarri, consigliere del Commissario Straordinario dell’ASI, Enrico Saggese, per i progetti tecnologici dell’Agenzia, si sono affrontate, oltre alla sua storia, le potenzialità di questo strumento e le possibili applicazioni su vari campi di ricerca.
“Il percorso che ha portato alla creazione di questo motore di ricerca è iniziato con una serie di progressive applicazioni tecniche che hanno segnato la storia della medicina. - Per fare un esempio, l’invenzione di Google e quella di tecnologie come l’ecografia” - così ha affermato il Responsabile Scientifico Settore Medicale ACS, prof. Mario Manganaro, intervenuto per parlare della documentazione medica, che sarà notevolmente semplificata con il debutto di questa innovazione.
Nel caso della dermatologia, campo sul quale è stata operata la prima sperimentazione, il motore di ricerca, è in grado di offrire un supporto reale alla diagnosi medica individuando in un archivio attuale di 25.000 immagini di lesioni dermatologiche acquisite in epiluminescenza le immagini che presentano più similitudini negli spazi del colore, della tessitura e della varianza locale a quella presa in esame.
Esso è quindi utile per costruire dei profili che permettano di individuare con certezza una diagnosi, ad esempio, di melanoma.
“Siamo comunque di fronte ad un prototipo - sottolinea il consulente scientifico ACS della II Università di Napoli, prof. Alfonso Baldi - e per quanto i risultati ottenuti finora siano ottimi, la performance di questo software sarà di gran lunga migliore quando altri gruppi si uniranno a quelli esistenti per collaborare al progetto, condividendo nuove immagini. E - conclude - siamo all’inizio di un percorso, speriamo di portarlo avanti il più possibile”.
Questo sistema potrebbe dunque risultare vantaggioso per numerosi altri ambiti di studio e ricerca.
E’ per questo che, come afferma il presidente IDI (Istituto di Dermatologia Italiano) Franco Decaminada, “ci vorrebbe una maggiore collaborazione di tutti gli istituti italiani per individuare le applicazioni più utili di questo strumento per la realtà italiana e non solo”.
Annalisa Scifo