L'ULTIMO PASTO PER UN FOSSILE DI SAURICHTHYS NE RIVELA GLI ORGANI INTERNI
Nicola A. Cosanni
12 Gen 2016
Evincere gli organi interni di un fossile di solito è un lavoro quasi impossibile per i paleontologi. La fossilizzazione, evento raro ed imprevedibile, data la particolare natura delle condizioni chimico-fisico necessarie, nella maggior parte dei casi, non conserva i tessuti molli e gli organi interni degli animali. Un fossile in particolare, ritrovato nel sud della Svizzera, oggi ci svela grazie al suo ultimo pasto la forma del suo intestino.
Studiato dai paleontologi dell'Università di Zurigo (http://www.uzh.ch/) un predatore del genere Saurichthys, pesce fossile del Triassico, dimostra di possedere un intestino a spirale simile a squali e razze. Questa scoperta riempe un gap di conoscenza sulla evoluzione del tratto gastrointestinale dei vertebrati.
L'ultimo pasto di questo pesce fossile, ritrovato in eccezionale stato di conservazione, ha permesso di ricostruire con accurata precisione, il tratto gastrointestinale e di studiare quindi la sua forma e anatomia, per la prima volta al mondo.
I ricercatori si sono accorti della eccezionale scoperta, quando il fossile, proveniente dal famoso giacimento di Monte San Giorgio, in Canton Ticino, veniva preparato in laboratorio. Una visione sotto la luce UV ha permesso di mettere in evidenza l'ultimo pasto del predatore e quindi vedere la forma del tratto gastrointestinale. Per rendere la ricerca utile e completa gli studiosi hanno realizzato una documentazione sulla anatomia di un largo numero di pesci fossili oggi estinti. Inoltre sono state realizzate dei calcoli statistici sulla forma e l'anatomia dei tratti gastrointestinali dei vertebrati fossili mettendo in evidenza la lacuna scientifica su tale argomento.
Uno stile di vita attivo
La scoperta di tale fossile e della sua anatomia gastrointestinale mette in evidenza che; la somiglianza con il tratto gastrointestinale degli attuali squali e razze, predatori attivi e con uno stile di vita attivo ed energeticamente elevato, dimostra che gli avvolgimenti a spirale del tratto gastrointestinale permette di ottenere una maggior quantità di energia dai propri pasti, e quindi una vita da predatore attivo dotato di energia e velocità nei movimenti. Questa scoperta conferma le ipotesi del passato sulla vita di questo predatore dei mari antichi, aggiungendo un tassello evolutivo importante nella storia dei Vertebrati.
Credit: Image courtesy of University of Zurich
Citazioni: Thodoris Argyriou, Marcus Clauss, Erin E. Maxwell, Heinz Furrer, and Marcelo R. Sánchez-Villagra. Exceptional preservation reveals gastrointestinal anatomy and evolution in early actinopterygian fishes. Scientific Reports. January 6, 2016. Doi: 10.1038/srep18758
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