
Paleontologia
Pubblicati su Communications Biology i risultati di una ricerca internazionale coordinata dai paleoantropologi della Sapienza Università di Roma in cui si descrivono sia l’estrazione virtuale del cranio di uno scheletro noto come uomo di Altamura sia le nuove prospettive sull'evoluzione dei Neanderthal
Nell’ormai lontano 1993 venne scoperto in Puglia lo scheletro pressoché completo di un Neanderthal, in una delle prime esplorazioni di un sistema carsico allora individuato dagli speleologi nell'Alta Murgia. Si tratta di un reperto paleoantropologico eccezionale per la completezza dei resti, che risale a circa 150.000 anni fa e che giace tuttora in un cunicolo quasi inaccessibile della grotta di Lamalunga (presso Altamura, Bari), intrappolato tra concrezioni calcaree laminari e coralloidi.
I cacciatori-raccoglitori del Mediterraneo avevano una dieta anche a base di pesce
08 Mar 2023 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Le analisi biomolecolari delle ossa di 11 individui preistorici rinvenuti presso l’antico cimitero spagnolo El Collado, dimostrano, contrariamente a quanto si pensava, che nel Mediterraneo mesolitico veniva consumato pesce in grandi quantità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato coordinato da un gruppo internazionale di ricercatori, a cui ha preso parte la Sapienza
Rispetto all’Atlantico e al Baltico, il Mare nostrum non era la fonte primaria di sostentamento per la popolazione del Mesolitico, secondo gli studi finora condotti sulla paleodieta degli antichi abitanti.
Una nuova ricerca internazionale, condotta da Maria Fontanals-Coll e Oliver E. Craig del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, in collaborazione, tra gli altri, con il Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza, dimostra invece che gli individui che vivevano sulla costa del Mediterraneo potrebbero aver fatto affidamento sulle risorse acquatiche già 9.500 anni fa, durante il Mesolitico. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato finanziato dal progetto europeo Marie Skłodowska-Curie NEOMEDIS e dai fondi ERC ANCESTORS di cui è rappresentante Mary Anne Tafuri della Sapienza.
Al culmine dell’ultima era glaciale, l’uomo trovò rifugio nel sud della Spagna
03 Mar 2023 Scritto da Università degli Studi di Bologna
Un gruppo internazionale di studiosi ha individuato e analizzato il genoma di un individuo vissuto 23.000 anni fa, durante il picco dell’espansione dei ghiacci in Europa, in un’area vicino a Granada: è la più antica testimonianza genetica umana mai trovata nella regione e permette di tracciare nuove importanti connessioni tra le antiche popolazioni umane che hanno attraversato il nostro continente.
È la più antica testimonianza genetica della presenza umana nel sud della Spagna: un individuo vissuto 23.000 anni fa in un’area vicino a Granada, in quello che, al culmine dell’ultima era glaciale, era probabilmente il luogo più caldo d’Europa. La scoperta – realizzata da un gruppo internazionale di ricerca e pubblicata su Nature Ecology & Evolution – ci permette di aggiungere un nuovo importante tassello al grande puzzle della storia genetica umana del nostro continente. Unica autrice italiana dello studio è Sahra Talamo, professoressa al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna e direttrice del BRAVHO 14C Lab (Bologna Radiocarbon laboratory devoted to Human Evolution).
Archeologia: scoperta in Iraq una “taverna” con un antico frigorifero di 5000 anni fa
24 Feb 2023 Scritto da Università di Pisa
Il ritrovamento è stato fatto a Lagash dagli archeologi dell’Università di Pisa e della Pennsylvania University.
Una zona pranzo all'aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti. È quanto hanno scoperto gli archeologi dell'Università di Pisa impegnati, assieme ai colleghi dell'Università della Pennsylvania, negli scavi del Lagash Archaeological Project che, a fine 2022, hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taverna del 2.700 a.C.
Un tesoro, quello ritrovato dall'equipe guidata dalla professoressa Holly Pittman della University of Pennsylvania e dalla professoressa Sara Pizzimenti del Dipartimento di Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, che si nascondeva a soli 50 cm dalla superficie e che oggi ci consegna uno spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana di una delle più importanti città-stato della Mesopotamia: Tell al-Hiba (l'antica Lagash).
Ritorno al futuro: indietro ai tempi dei primi Sapiens con un orologio futuristico, il nuovo Radiocarbonio 3.0
23 Feb 2023 Scritto da Università di Bologna
Arriva un’innovazione del celebre metodo di datazione utilizzato in archeologia: gli studiosi l’hanno messa alla prova, con ottimi risultati, sul sito di Bacho Kiro, dove sono emerse le più antiche evidenze dirette della presenza dell’Homo Sapiens in Europa.
Si chiama Radiocarbonio 3.0: è una versione aggiornata e potenziata del celebre metodo di datazione al radiocarbonio, e promette di rivelare nuovi preziosi indizi sugli eventi chiave della storia umana più antica, a partire dall’interazione tra Homo Sapiens e Neanderthal in Europa. A mostrarlo è la combinazione delle date ad alta risoluzione ottenute dal sito di Bacho Kiro, in Bulgaria, con il nuovo pezzo della curva di calibrazione del radiocarbonio ottenuto grazie agli anni degli alberi Kauri della Nuova Zelanda.
Nel sito di Nyayanga, in Kenya occidentale, sono stati ritrovati esempi di industria litica olduvaiana risalenti a circa 3 milioni di anni fa. Le analisi dei reperti litici, condotte presso il Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, dimostrano l’utilizzo di strumenti innovativi per la lavorazione di una vasta gamma di materiali e per il consumo di animali di grandi dimensioni da parte degli hominins. Lo studio è pubblicato sulla rivista Science
Nyayanga è una località archeologica presso l’Homa Peninsula, nel Kenya occidentale, caratterizzata da un ambiente ricco di depositi fluviali e lacustri risalenti a oltre 6 milioni di anni fa.
Un nuovo studio internazionale, a cui ha preso parte il Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, documenta le ricerche condotte in questo sito dove sono stati ritrovati i più antichi esempi di innovazione tecnologica, conosciuta come industria litica olduvaiana, risalenti a circa 2,9 milioni di anni fa. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Science, hanno permesso la ricostruzione della paleodieta, ma anche di parte dell’ambiente geografico e dell’ecosistema degli ominidi.
A Melka Kunture (Etiopia), il più antico atelier per la produzione di bifacciali di ossidiana risalente a più di 1.200.000 anni fa
23 Gen 2023 Scritto da Università di Roma La Sapienza
La missione archeologica finanziata da Sapienza ha evidenziato la presenza della più antica zona di produzione specializzata di utensili finora conosciuta. Lo studio, che mette in luce una tappa fondamentale dello sviluppo dell’intelligenza umana, è pubblicato sulla rivista Nature Ecology and Evolution
Situato a circa 50 km a sud di Addis Abeba, Melka Kunture è un’area archeologica che si estende sull’altopiano etiopico a circa 2000 m di altitudine: si tratta di un vasto agglomerato di depositi archeologici datati tra 2.000.000 e 5.000 anni fa che per estensione, per la lunga sequenza culturale e per la molteplicità e varietà delle situazioni archeologiche presenti nelle sue diverse fasi, si configura come un complesso straordinario, paragonabile soltanto alla Gola di Olduvai in Tanzania. Melka Kunture, però, si distingue nettamente dall’ambiente della savana, non soltanto per il clima fresco e piovoso, ma anche per una flora e una fauna differenti, rappresentando un unicum nel suo genere.
Il ruolo del clima nella Rivoluzione Neolitica della Mezzaluna Fertile
16 Gen 2023 Scritto da RedazioneLa piccola grotta nel Kurdistan iracheno dove è stata trovata la concrezione studiata
Uno studio condotto dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr e dall’Università Statale di Milano ha ricostruito il clima della Mesopotamia nei millenni passati, con l’obiettivo di comprendere quale ruolo abbia avuto nello sviluppo delle prime civiltà di agricoltori e allevatori del vicino Oriente, svelando che le variazioni climatiche hanno influito in modo limitato nelle dinamiche delle comunità. La ricerca è pubblicata su Scientific Reports.
Uno studio sul campo condotto da ricercatori dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Igg) e dall’Università Statale di Milano ha ricostruito e analizzato il clima che ha caratterizzato nei millenni passati la Mesopotamia – cioè la regione compresa tra gli attuali Iraq, Iran, Turchia e Siria - con l’obiettivo di comprendere quale ruolo abbia avuto nello sviluppo delle prime civiltà di agricoltori e allevatori del vicino Oriente.
L’“eterna giovinezza” del cervello di Homo sapiens mai diventato adulto
09 Gen 2023 Scritto da Università di Pisa
Pubblicati su “Nature Ecology & Evolution” i risultati di uno studio internazionale a cui ha partecipato anche il paleoantropologo Antonio Profico dell’Università di Pisa
C’è una caratteristica che accomuna il cervello di Homo sapiens e Homo neanderthalensis e cioè che entrambi hanno mantenuto un alto livello di interazione tra le aree cerebrali sia nella fase giovanile che nella fase matura e, come in una sorta di sindrome di Peter Pan, non sono mai diventati veramente adulti. Lo dimostra uno studio internazionale pubblicato sulla rivista “Nature Ecology & Evolution” a cui ha partecipato il paleoantropologo Antonio Profico, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, e coordinato dal professor Pasquale Raia dell'Università di Napoli Federico II.
Scoprire fossili con i satelliti, la tecnologia può aiutare i paleontologi
21 Dic 2022 Scritto da Università Ca' Foscari Venezia
Le immagini satellitari possono aiutare i paleontologi ad identificare le aree più promettenti in cui avventurarsi alla scoperta di nuovi fossili. Un team di ricerca guidato da Elena Ghezzo dell’Università Ca’ Foscari Venezia con Matteo Massironi dell’Università di Padova e Edward B. Davis della University of Oregon ha infatti testato diversi metodi di tracciamento di fossili da satellite dimostrando come la tecnologia possa aumentare esponenzialmente l’efficacia delle ricerche paleontologiche sul campo.
Da un lato permette di ridurre il tempo speso in un’area di scavo per la scoperta ed il recupero del materiale fossile dall’altro diventa uno strumento per migliorare la logistica ed aumentare la sicurezza del gruppo di lavoro, che spesso si trova a dover lavorare in aree remote e pericolose.