Dagli scavi a Melka Kuture, la scoperta di un percorso evolutivo discontinuo dal genere Homo all’Homo sapiens
Tracciare il percorso dell’evoluzione umana è possibile, specialmente in Africa orientale dove si trovano i siti archeologici che meglio raccontano il percorso dei nostri antenati. L’associazione diretta tra una determinata specie umana e una specifica tecnica di produzione degli utensili in pietra (industria litica) ha, fino a oggi, consentito di raccontare questo percorso come un fenomeno unitario. Nell’articolo pubblicato sul Journal of Anthropological Sciences, Margherita Mussi del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza e direttrice delle ricerche archeologiche a Melka Kunture (Etiopia), uno dei Grandi Scavi della Sapienza, propone, insieme a Rosalia Gallotti, una nuova interpretazione dello sviluppo dell’Acheuleano, cultura del Paleolitico inferiore. Questa cultura rappresenta una fase molto lunga (da 1, 8 milioni a 100.000 anni fa) e importante dell’evoluzione umana ed è caratterizzata da una innovazione tecnica nella scheggiatura dei manufatti – che comprendono i caratteristici “bifacciali” a forma di mandorla –, evidenziando un vero e proprio salto di qualità rispetto ai periodi precedenti. Le industrie acheuleane più antiche sono state rinvenute appunto in Africa.
Dinosaur evolution: Lumbering giants had agile ancestors
20 Set 2017 Scritto da Ludwig-Maximilians-Universitaet Muenchen (LMU)The best known sauropod dinosaurs were huge herbivorous creatures, whose brain structures were markedly different from those of their evolutionary predecessors, for the earliest representatives of the group were small, lithe carnivores.
The sauropod group of dinosaurs included the largest animals that have ever walked the Earth – up to 40 meters long and weighing as much as 90 tons. Evolutionarily speaking, they were obviously very successful, giving rise to a diverse and widely distributed array of plant-eating species. These forms were characterized by a small head, a long and highly flexible neck that allowed them – like modern giraffes – to graze the tops of the tallest trees, and a massive body that made mature specimens invulnerable to predators. The sauropods survived for well over 100 million years before succumbing to the meteorite that snuffed out the dinosaurs at the end of the Cretaceous Era.
However, the early representatives of the lineage that led to these lumbering giants were strikingly different in form and habits. For a start, they were carnivores – like Saturnalia tupiniquim, an early sauropod dinosaur that was about the same size as a modern wolf. Recent work carried out by researchers for Ludwig-Maxilians-Universitaet (LMU) in Munich in collaboration with colleagues in Brazil now confirms this scenario and adds new details to the story. Most of the evidence for the early members of the Sauropodomorpha comes from their type of dentition. Now paleontologists Mario Bronzati and Oliver Rauhut, who are based at LMU and the Bavarian State Collection for Paleontology and Geology in Munich, have used computer tomography (CT) to analyze fossil skull bones assigned to S. tupiniquim. The high-resolution images of the cranial bones provided by this technique enabled them to deduce the overall surface morphology of the brain. The results suggest that despite being capable of consuming both meat and plants, S. tupiniquim could have followed a purely predatory lifestyle. The new findings appear in Scientific Reports, one of the online journals published by Springer Nature.
I DENTI DI UN FETO PREISTORICO RIVELANO GLI ULTIMI MESI DI VITA DI MAMMA E BIMBO
30 Ago 2017 Scritto da Sapienza Università di Roma Comunicato stampaStudio di un team guidato dalla Sapienza e pubblicato su Scientific Reports reso possibile grazie a tecniche non invasive realizzate con luce di sincrotrone a Trieste
Lo studio dei fossili permette di ricostruire la storia del nostro pianeta e l’evoluzione della nostra specie. Ma che tipo di informazione si può ricavare dai fossili di un feto del Paleolitico superiore? È quanto indagato da uno studio, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports, realizzato per la Sapienza da Alessia Nava e coordinata da Alfredo Coppa e da Luca Bondioli nell’ambito del corso di dottorato in Biologia ambientale ed evoluzionistica. Alla ricerca hanno collaborato anche il Museo delle Civiltà di Roma, il Centro Fermi di Roma, Elettra-Sincrotrone Trieste, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste, l’Università degli Studi di Bari e la University of Wollongong in Australia.
I ricercatori hanno analizzato i reperti provenienti dalla sepoltura “Ostuni 1”, rinvenuta a Santa Maria di Agnano in Puglia nel 1991 dal paletnologo Donato Coppola (Università di Bari) e datata a oltre 27 mila anni fa. In particolare, si sono interessati ai denti del feto che una giovane donna di circa vent'anni portava in grembo. Da questi denti ancora in formazione è stato possibile ricavare dati sullo stato di salute della mamma e del feto nelle ultime fasi della gravidanza, stabilire l'età gestazionale del feto, identificare alcune peculiarità dello sviluppo embrionale.
DAI DENTI DA LATTE, L’IDENTIKIT DEI NASCITURI ROMANI DEL II SECOLO D.C.
21 Ago 2017 Scritto da Sapienza Università di RomaUna Ricerca della Sapienza ha analizzato lo smalto dei denti da latte rinvenuti a Velia
Lo smalto prenatale, studiato in relazione con il successivo sviluppo postnatale, costituisce il principale oggetto di ricerca del progetto condotto da un team della Sapienza in collaborazione con il Museo delle Civiltà di Roma, l’Université di Toulouse III e l’University College London. La ricerca, realizzata per la Sapienza da Alessia Nava e coordinata da Alfredo Coppa nell’ambito del corso di dottorato in Biologia ambientale ed evoluzionistica, è pubblicata sulla prestigiosa rivista PLoS ONE.
I denti umani sono importanti archivi paleobiologici che raccontano la storia di un individuo; quelli decidui, la cui formazione comincia già dai primi mesi in utero, possono costituire l’unica finestra di conoscenza sullo sviluppo intrauterino, un momento cruciale nella vita, che ha inevitabili ricadute sulla salute anche in età adulta.
A oggi molti studi si sono focalizzati sulle porzioni di smalto dei denti decidui sviluppate dopo la nascita, ma è l’analisi delle porzioni prenatali che è cruciale nella conoscenza dello sviluppo intrauterino: permette infatti di identificare eventuali eventi stressanti e può rivelare informazioni utili circa lo stato di salute della madre durante la gravidanza.
L’Istituto Italiano di Paleontologia Umana nell’ambito del Progetto MIUR per la diffusione della cultura scientifica “Valorizzazione e virtuale dei siti preistorici del bacino di Anagni” ha organizzato due PaleoConferenze presso il Convitto Principe di Piemonte ad Anagni (Frosinone).
La prima conferenza si terrà alle ore 10 di venerdì 22 Novembre. Interverrà il Prof. Italo Biddittu che illustrerà la storia delle più importanti scoperte archeologiche e paleontologiche degli ultimi anni del Lazio meridionale, in particolare quella dell’”Uomo di Ceprano”.
La seconda conferenza si svolgerà alle ore 10 di venerdì 29 Novembre e giovani paleontologi e archeologi della “Sapienza – Università di Roma” presenteranno le loro ricerche.
Le due PaleoConferenze sono rivolte agli studenti della scuola primaria e secondaria. La partecipazione è gratuita previa prenotazione.
http://www.isipu.org/
Valorizzazione "fisica" e "virtuale" dei giacimenti preistorici del bacino di Anagni
12 Ott 2013 Scritto da Barbara SaracinoProgetto MIUR Diffusione Cultura (legge 6/2000)
Il progetto finanziato dal MIUR prevede nella sua parte “fisica” l’allestimento di uno spazio espositivo presso il Laboratorio dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana ad Anagni in cui verranno presentati alcuni dei più importanti reperti paleontologici e archeologici pleistocenici rinvenuti nel Bacino.
Inoltre i visitatori potranno osservare da vicino l’attività dei paleontologi e archeologi durante le fasi di catalogazione e studio dei reperti. I ricercatori illustreranno le tecniche di scavo con l’allestimento di un Laboratorio di attività “simulate” dove verranno mostrate “le tecniche e gli strumenti del mestiere”. In questo modo i visitatori avranno la possibilità di seguire le metodologie di indagine degli studiosi dalla parte della “scoperta” fino allo studio e valorizzazione. Saranno organizzate delle attività divulgative anche in situ durante le operazioni di survey da parte dei ricercatori.
Si è appena conclusa la prima campagna di ricerche sul paleolitico della Valle dello Zarqa, condotta dall’Istituto Italiano di Paleontologia Umana insieme alla Universidade de Sao Paulo (Brasile) e alla Hashemite University di Zarqa (Giordania). L’obbiettivo è quello di datare i siti archeologici paleolitici scoperti negli anni ’90 dalla missione dell’Università di Roma coordinanata da Gaetano Palumbo. A quel tempo vennero trovati numerosi giacimenti del Pleistocene inferiore e medio, con grandi quantità di industrie litiche di modo 1 e 2. Una prima attribuzione cronologica, basata sui dati archeologici e biostratigrafici attribuiva al giacimento più antico un’età di un milione di anni.
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