In salvo la memoria del Grand Combin grazie alla sinergia tra Ice Memory e Sea Beyond

Un team di ricerca coordinato da Cnr e Università Ca’ Foscari ha lavorato intensamente per 15 giorni a 4.100 metri di quota sul ghiacciaio Corbassière, sul massiccio del Grand Combin, al confine tra Italia e Svizzera. Estratte due carote di ghiaccio profonde fino alla base del ghiacciaio. Una di queste sarà destinata all'archivio Ice Memory in Antartide perché sia conservata per le future generazioni di scienziati. È stata la prima missione realizzata nell’ambito di “Follow the Ice – La memoria dei ghiacci”, iniziativa della Fondazione Università Ca’ Foscari supportata da SEA BEYOND, progetto del Gruppo Prada condotto in partnership con la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (UNESCO-COI) dal 2019.

 Un team di ricerca coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e dall’Università Ca’ Foscari Venezia è riuscito nell’impresa di estrarre carote di ghiaccio profonde dal ghiacciaio Corbassière, sul massiccio del Grand Combin. Il substrato roccioso è stato raggiunto due volte, a 99,5 e 98,9 metri, decretando il successo della spedizione. Per 15 giorni, scienziate, scienziati e personale di supporto hanno lavorato senza sosta a 4100 metri di quota, superando difficoltà tecniche che hanno rischiato di compromettere la missione e condizioni meteorologiche proibitive, con venti fino a 100 chilometri orari, frequenti nevicate e temperature percepite fino a -35°C.

La temperatura di -8°C misurata alla base del ghiacciaio conferma che il ghiaccio prelevato ha le caratteristiche ideali per raccontare la storia climatica e ambientale della regione. Una carota di ghiaccio sarà analizzata nei laboratori di Venezia. L’altro campione sarà invece conservato. La missione, infatti, è stata patrocinata dalla Ice Memory Foundation, che si propone di salvare carote di ghiaccio da venti ghiacciai di alta quota minacciati dal cambiamento climatico, per conservarle in Antartide a beneficio delle future generazioni di scienziate e scienziati.

È stata inoltre la prima missione realizzata nell’ambito dell’iniziativa educativa e scientifica “Follow the Ice – La memoria dei ghiacci” della Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia, realizzata con il supporto di SEA BEYOND, progetto del Gruppo Prada condotto in partnership con la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (UNESCO-COI) dal 2019 con l’obiettivo di creare consapevolezza sulla preservazione dell’oceano e la sua sostenibilità.

“È stata una delle missioni più complesse degli ultimi anni, ma la preparazione e la dedizione del team hanno permesso di superare sia gli ostacoli tecnici che le condizioni proibitive e portare in salvo un campione di ghiaccio fondamentale per conoscere meglio le dinamiche ambientali e climatiche dell’arco alpino - commenta Carlo Barbante, professore ordinario di Paleoclimatologia a Ca’ Foscari, associato senior al Cnr-Isp e vice-presidente della Fondazione Ice Memory - scienziate e scienziati che proseguiranno il nostro lavoro nei prossimi decenni saranno grati a tutte le organizzazioni che hanno contribuito a raggiungere questo risultato di straordinario valore scientifico e culturale”.

“Ci siamo trovati più volte al limite e sul punto di dover rinunciare, ma abbiamo sempre trovato l’energia e le soluzioni per proseguire fino in fondo - aggiunge Jacopo Gabrieli, coordinatore della missione e ricercatore del Cnr-Isp - il Grand Combin si è confermato un sito difficile, in cui le condizioni del ghiacciaio peggiorano a causa dal cambiamento climatico in modo sempre più evidente. Negli strati superficiali e fino a una trentina di metri di profondità, il ghiacciaio è come una spugna imbevuta d’acqua a causa della fusione estiva. Questo fenomeno ha compromesso il segnale climatico fino a oltre 20 metri di profondità, speriamo di trovare un ghiaccio più preservato nei comparti più profondi”.

“Questa missione è un esempio concreto della nostra responsabilità scientifica verso le generazioni future: custodire oggi archivi naturali che tra pochi anni potrebbero scomparire è un dovere etico, oltre che un impegno scientifico”, dichiara Giuliana Panieri, direttrice dell’Istituto di scienze polari del Cnr e professoressa ordinaria presso l’Università Artica di Norvegia. “Come Cnr-Isp, siamo lieti di sostenere le nostre ricercatrici e i nostri ricercatori in questo progetto e orgogliosi della loro tenacia per le attività sul campo”.

“I campioni prelevati dai nostri ghiacciai in tutto il mondo sono tesori inestimabili. Le future generazioni di scienziati e scienziate faranno nuove scoperte scientifiche ancora molto tempo dopo la scomparsa definitiva di questi archivi. Per questo mi dedico con così grande impegno alla Ice Memory Foundation.”, aggiunge il professor Thomas F. Stocker, fisico del clima e presidente di Ice Memory Foundation.

Tra il campo base di Ollomont, in Valle d’Aosta, e il campo remoto sul ghiacciaio hanno lavorato Jacopo Gabrieli, Fabrizio De Blasi e Giulio Cozzi, ricercatori del Cnr-Isp, Daniele Zannoni, ricercatore dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Stefano Frassati, Agnese Petteni, Giulia Vitale, dal dottorato in Scienze Polari dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Federico Della Vecchia, tecnico della Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia, Pietro Di Sopra della Fondazione Montagna Sicura, Victor Zagorodnov, costruttore di sistemi di carotaggio, la guida alpina Teodoro Bizzocchi, l’infermiera Elisabetta Rorato e il videomaker Riccardo Selvatico. Inoltre, Stefano Urbini, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, si è occupato dei rilievi geofisici che hanno preceduto il carotaggio. Per studenti e studentesse del dottorato in Science Polari la missione è stata una preziosa opportunità formativa sul campo.

La missione è stata resa possibile dalla collaborazione delle amministrazioni locali, in particolare il Comune di Ollomont e il Comune di Valpelline, la locale Protezione civile, le autorità del Cantone Vallese e del comune svizzero di Bagnes, e dai partner
tecnici Karpos e AKU.

 Le tappe del carotaggio

Nel 2020, un primo tentativo di carotaggio sul Grand Combin 2020 fu interrotto a causa della presenza imprevista di acqua, dell’instabilità stratigrafica e di problemi tecnici. L’analisi di quei campioni dimostrò, con una pubblicazione su Nature Geoscience,
che gli strati superiori del ghiacciaio avevano già perso importanti segnali chimici climatici a causa del riscaldamento globale e della percolazione dell’acqua di fusione, una conferma drammatica che questi archivi naturali stanno scomparendo più rapidamente del previsto.

 Il team ha quindi organizzato questa nuova spedizione con l’ambizione di portare in salvo la memoria del Grand Combin, utilizzando anche un nuovo carotiere elettrotermico. Il primo carotaggio iniziato il 20 maggio si è fermato a 55 metri di profondità. Cambiata strumentazione e punto di perforazione, il lavoro è proseguito con turni di lavoro fino a tarda sera, che hanno permesso di raggiungere la roccia sottostante il ghiacciaio a 99,5 metri di profondità lunedì 26 maggio alle 21.45. Le operazioni sono quindi proseguite per una terza perforazione, che ha raggiunto l’obiettivo a 98,9 metri di profondità giovedì 29 maggio. Durante tutta la missione sono state condotte misurazioni meteo-climatiche per lo studio degli scambi di energia.

L’impegno per le scuole di tutto il mondo

Oltre a rappresentare una corsa contro il tempo per salvare dati scientifici insostituibili, questa spedizione abbraccia anche una dimensione educativa e culturale di ampio respiro. Il progetto “Follow the Ice” coinvolgerà infatti scuole secondarie di tutto il mondo che parteciperanno al quarto ciclo del modulo educativo SEA BEYOND, in partenza il prossimo settembre. Dal lavoro congiunto di UNESCO-COI e Fondazione Università Ca’ Foscari verranno infatti sviluppate risorse didattiche incentrate sulla scienza dei ghiacciai e sul cambiamento climatico, che saranno condivisi anche sul Portale di Ocean Literacy e all’interno della rete internazionale di Blue School[1].

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