“Il metano è un gas serra ancora più potente dell’anidride carbonica, per questo particolare attenzione viene data in questi ultimi anni allo studio di quei processi che ne determinano l’aumento dell’emissione da parte degli ecosistemi naturali (es. scioglimento dei suoli ghiacciati). A livello globale il contributo alle emissioni di metano da parte dei laghi è di rilevante importanza, seppur rimangano ancora alcune incertezze su quali siano i processi che regolino la dinamica del metano nelle acque superficiali, in presenza di ossigeno”, spiega Stefano Fazi dell’Istituto di ricerca sulle acque, responsabile dello studio pubblicato sulla rivista open access Communication Biology parte del Nature Portfolio.
“Nel caso del lago africano abbiamo analizzato le variazioni delle caratteristiche geochimiche delle acque e la struttura della comunità microbica e abbiamo rilevato un’importante fioritura di cianobatteri associata a elevate concentrazioni di microrganismi metanogeni (sia idrogenotrofi che acetoclastici). Siamo pertanto giunti a definire un modello di funzionamento del bacino. La maggior parte dei microrganismi si trovano all'interno di aggregati sospesi che promuovono le interazioni tra batteri, cianobatteri e archaea. Inoltre, la sedimentazione degli aggregati ha un ruolo fondamentale nel collegare i compartimenti lacustri”, aggiunge Fazi.
In un lago meromittico, (dove le acque superficiali non si rimescolano con quelle del fondo, creando due zone sovrapposte con condizioni fisiche e chimiche differenti), ed eutrofizzato, le caratteristiche geologiche, l'origine delle fonti di carbonio e i profili della comunità microbica concorrono a generare una produzione di metano eccezionalmente elevata. Un aspetto, questo, assai importante se si pensa che l'eutrofizzazione caratterizza circa il 50% di tutti i laghi del mondo.