Roma è innegabilmente una città grande e difficile. Anche negli ultimi mesi la coscienza comune è stata più volte turbata da notizie di reati violenti perpetrati nei confronti delle donne.
Per scongiurare il ripetersi di fenomeni tanto gravi, le Istituzioni Capitoline hanno voluto affiancare ad un costante monitoraggio del territorio, iniziative compiute dalla stessa società civile, intese a dare risposte alla crescente richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, in particolar modo di sesso femminile.
In questo quadro si colloca il corso “Cintura Rosa”, corso rivolto esclusivamente alle donne e finalizzato all'apprendimento delle tecniche di difesa personale ma non solo.
Al fine di garantire una trattazione quanto più completa delle problematiche della difesa personale, alcune fasi del corso sono state infatti dedicate alla analisi delle implicazioni di natura giuridica e psicologica.
Il primo aspetto è stato trattato dall'Avvocato Roberto Marineo, Patrocinante in Cassazione, che ha fornito alle partecipanti al corso le nozioni fondamentali sulle norme previste dal nostro ordinamento giuridico in materia di difesa personale. Dopo un rapido excursus sul codice Rocco, tuttora base della normativa in materia penale e sulle modifiche apportate all'articolo 52 del Codice Penale dall'entrata in vigore della legge 59 del 13 febbraio 2006, l'Avv.Marineo ha enunciato i principi e le linee guida che regolano l'istituto della difesa legittima. Tale istituto è fondato sull'esigenza insopprimibile dell'individuo di proteggere e conservare se stesso ed i propri beni dalle aggressioni altrui. In sintesi la difesa può essere consinderata legittima in presenza dei seguenti presupposti: impossibilità di beneficiare della protezione da parte dello Stato, ossia quando non possa essere richiesto l'intervento di rappresentanti delle forze dell'ordine; l'attualità del pericolo, che si realizza quando la possibilità che la lesione si verifichi non è più meramente potenziale ma è già presente; la necessità della difesa, ossia quando non sussista un'altra possibilità egualmente efficace e moralmente accettabile di opporsi alla aggressione, compresa la stessa fuga; conservazione del rapporto di proporzionalità tra difesa ed offesa riferito ai mezzi a disposizione dell'aggredito per difendersi.
Per quanto concerne il supporto psicologico, nell'ambito del corso “Cintura Rosa”, una interessante lezione è stata svolta dalla Professoressa Gloria Di Filippo, Docente di Psicologia dell'Educazione presso l'Università LUMSA. La Prof.ssa Di Filippo, il cui intervento ha suscitato grande interesse da parte delle iscritte al corso, ha richiamato l'attenzione delle partecipanti sul fenomeno della paura, sulle tecniche di riconoscimento della stessa, sul modo di controllarla prima che questa si tramuti in panico e sull'atteggiamento da tenere in caso di aggressione. Il restringimento del campo visivo, dovuto alla dilatazione della pupilla, rappresenta, come illustrato dalla Prof.ssa Di Filippo, il primo sintomo del sopraggiungere della paura sia nella vittima sia nell'aggressore. Utile contro il manifestarsi del panico è il ricorso al “training autogeno”, tecnica di respirazione finalizzata al rilassamento, al controllo dello stress ed alla gestione delle emozioni. Tale tecnica, sperimentata durante la lezione, è necessaria per impedire che, da un naturale stato di paura, si passi ad uno stato di panico che comprometterebbe inesorabilmente ogni capacità psico-fisica di reagire all'aggressione. Allo stesso modo risulta decisivo per la vittima di una possibile aggressione mantenere una postura eretta ed un atteggiamento sicuro. L'acquisizione di un atteggiamento remissivo da parte della vittima favorisce infatti l'instaurazione del rapporto "aggressore-vittima", meccanismo fatale di "escalation" e di conferma dei ruoli sia nell'aggressore che nella vittima.
Non vi è dubbio alcuno che mantenere l'autocontrollo in una condizione di emergenza e di pericolo, in cui un forte stato di insicurezza coinvolge l'aggredito, non è semplice. A tal fine una maggiore sicurezza è assicurata dalla conoscenza delle tecniche di autodifesa e dalla pratica costante di queste. L'acquisizione delle tecniche di difesa personale fino a renderle degli automatismi, ai quali ci si augura di non dover mai ricorrere ma necessari nel momento del bisogno, ha degli effetti tangibili sia sulla sfera fisica sia su quella psicologica dell'individuo.
Leve articolari, corretta tecnica nel portare pugni e calci e adeguati movimenti per proteggere il corpo da eventuali colpi rivolti contro la persona, rappresentano il modo migliore per acquisire sicurezza e per rispondere in maniera efficace e concreta ad un'aggressione.
Di ciò sono state consapevoli tutte le partecipanti al corso, ragazze e donne di diverse età, in cui ad un iniziale stato di imbarazzo nel compiere movimenti per molte inusuali, si è sostituita la caparbietà e la determinazione proprie del genere femminile. Non sono mancati durante il ciclo di lezioni ”Cintura Rosa” momenti di allegria e di divertimento, anche per merito delle qualità umane oltre che sportive del Maestro Celotto e di sua moglie Giuliana che ha curato l'aspetto fisico-atletico del corso.
Ma il cardine di questa esperienza educativa è stata la consapevolezza nelle partecipanti che ciò che apprendevano era finalizzato alla tutela non formale ma sostanziale di un diritto fondamentale, quello ad essere libere. Diritto che esse in prima persona hanno dimostrato di voler tutelare.
La soddisfazione che il progetto ha raccolto sia da parte delle donne che vi hanno preso parte, sia da parte del Maestro Celotto, sia da parte delle cinture nere che hanno svolto la funzione di collaboratori didattici, tra i quali chi scrive, sia da parte delle Istituzioni Municipali coinvolte, hanno spinto il Comune rappresentato in questa sede dall'On.Santori, a dichiarare che il modello verrà presto riproposto in molte altre zone del territorio della Capitale.
Noi tutti siamo certi che numerose casalinghe, impiegate e studentesse sono pronte a trasformarsi in samurai per alcune ore della loro settimana per proteggere il loro diritto alla sicurezza.
Fabrizio Giangrande