We’ll never forget

Fabrizio Giangrande 27 Mar 2012

In occasione della ricorrenza del decimo Anniversario dell’attentato alle Twin Towers di New York, avvenuto l’11 Settembre 2001, è stata inaugurata a Roma, presso la Centrale Montemartini, la mostra “Cities of New York”.

Nei locali della Centrale, straordinario esempio di riconversione di un edificio di archeologia industriale in spazio museale, Mariateresa Cerretelli, curatrice della mostra, ha voluto rendere omaggio alla “Grande Mela”, da sempre fonte di ispirazione per gli artisti di tutto il mondo. La mostra ha inoltre rappresentato un’occasione per ricordare ed onorare le vittime e gli eroi dell’11 Settembre, mediante la forza dei differenti linguaggi delle Arti visive. 

All’interno degli spazi espositivi, la CBS-Entertainement ha presentato, per la prima volta in Italia, il film-documentario “Project Rebirth”, realizzato dalla omonima organizzazione “no profit” nata proprio con lo scopo di produrre il lungometraggio. Project Rebirth, la cui regia è stata affidata a Jim Withaker, racconta le esperienze vissute da cinque individui coinvolti in maniera differente nell’attentato e le conseguenze che l’11 Settembre ha avuto sulle loro esistenze. Un modo per celebrare la capacità del genere umano di risollevarsi dalle grandi tragedie.

Alle fotografie è stata invece dedicata una specifica area della mostra. Imponenti quelle di Gabriele Basilico che sembra ricercare attraverso il volto dell’inconfondibile skyline l’autentica personalità della Grande Mela. Austeri e raccolti invece gli scatti di Olimpia Ferrari nel catturare i banchi gremiti delle Chiese di Manhattan.

Jay One, noto esponente della graffiti-Art made in USA, ha evocato, attraverso il suo stile fumettistico, il profilo underground di New York, regno incontrastato della street-Art e dei ritmi hip-hop.

Particolarmente toccanti le Foto Polaroid raccolte da Michael Ackerman che ritraggono i volti delle persone scomparse durante l’attentato. Guardare quei visi contribuisce efficacemente a far percepire che le fredde cifre dei dispersi e delle vittime dell’11 Settembre non sono sufficienti a rappresentare completamente la tragedia umana che si è consumata.

Infine un tocco di poesia e di delicatezza contribuiscono a conferire all’intera esposizione i pastelli ed i carboncini dei disegni astratti di Susan Crile, esponente di spicco dell’attuale palcoscenico artistico statunitense.

La mostra “Cities of New York” ha dunque rappresentato una valida iniziativa e un’occasione per onorare la memoria di molti individui, vittime dirette ed indirette di una immane tragedia. Ciò è stato realizzato utilizzando sapientemente differenti linguaggi, proprio come quelli in cui si esprime la città che più di qualsiasi altra incarna lo spirito cosmopolita e multietnico.

 

Fabrizio Giangrande

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