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Un sistema di fratture profonde allontana la Sicilia dal resto dell'Italia
27 Dic 2017 Scritto da Istituto di scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, Istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv), Università di Parma e Geomar (Kiel, Germania).Mappa strutturale del complesso di subduzione dell'Arco Calabro occidentale con la distribuzione dei diapiri di serpentino (aree in rosso) scoperti lungo le faglie che stanno separando la Sicilia dal resto dell'Italia. La linea sismica in alto a destra mo
Mappa strutturale del complesso di subduzione dell'Arco Calabro occidentale con la distribuzione dei diapiri di serpentino (aree in rosso) scoperti lungo le faglie che stanno separando la Sicilia dal resto dell'Italia. La linea sismica in alto a destra mo
Individuato sotto il fondale del Mar Ionio un sistema di faglie che ha controllato l’evoluzione dell’antico oceano della Tetide e che è ancora in grado di innescare processi vulcanici e sismici. A svelarlo, uno studio coordinato dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Bologna, in collaborazione con Università di Parma, Ingv e Geomar (Germania), pubblicato su Nature Communications.
Un sistema di spaccature profonde sta separando la Sicilia dal resto dell’Italia nella regione compresa tra lo stretto di Messina e l’Etna. Lungo queste strutture geologiche risale materiale del mantello che formava il basamento dell’oceano mesozoico, chiamato Tetide, da una profondità di circa 15-20 chilometri. Si tratta di una vera e propria finestra sotto il fondale del Mar Ionio, che consente di osservare da vicino blocchi dell’antico oceano, svelando i processi che hanno portato alla sua formazione. Lo studio Lower plate serpentinite diapirism in the Calabrian Arc subduction complex, condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Bologna, dell’Università di Parma, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e del Geomar (Kiel, Germania), è stato pubblicato su Nature Communications.
STUDIATI IN LABORATORIO I TERREMOTI CHE GENERANO TSUNAMI ECCO PERCHÉ SI ROMPE IL FONDALE OCEANICO
01 Dic 2017 Scritto da Comunicato stampa Università di Padova
È stato pubblicato su «Nature Geoscience» (Articolo su Nature Geoscience) una ricerca che vede tra i firmatari il Professor Giulio Di Toro del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova in cui si studiano i terremoti che generano tsunami. I terremoti sono il risultato della propagazione di una rottura lungo una superficie che attraversa la crosta terrestre chiamata faglia. La propagazione della rottura consente ai blocchi di roccia a lato della faglia di spostarsi l'uno rispetto all'altro anche di decine di metri nel caso di terremoti eccezionalmente grandi (magnitudo 9.0). In genere, i terremoti che producono tsunami si distinguono da quelli che interessano la crosta continentale, come i recenti terremoti di Amatrice e Norcia del 2016, per avere velocità di propagazione della rottura più lenta (1-2 km/s) rispetto agli altri terremoti (2-4 km/s) ciò per consentire grandi spostamenti dei blocchi di faglia in prossimità della superficie, il fondale marino in questo caso. L'articolo su «Nature Geoscience» riguarda la dinamica di propagazione, durante grandi terremoti (magnitudo maggiore di 7.0), di rotture sismiche lungo faglie dalla profondità dove nasce il terremoto (circa 15-35) fino al fondale marino. Fino a pochi anni fa, si pensava che le rotture sismiche non fossero in grado di propagarsi attraverso i più superficiali e soffici sedimenti marini ricchi in argilla. Gli scienziati ritenevano che le dislocazioni prodotte dal terremoto fossero trascurabili in questi ambienti. Inoltre, non era stata presa in considerazione la presenza in questi sedimenti di strati non consolidati dallo spessore di decine fino a centinaia di metri composti da gusci calcarei di microrganismi marini. Infatti, basandosi su esperimenti che però non riproducevano fedelmente le straordinarie condizioni di deformazione tipiche di un terremoto, si riteneva che il coefficiente di attrito di questi materiali aumentasse con la velocità di scivolamento lungo una faglia arrestando la rottura prima che questa arrivasse a rompere il fondale marino. Ma non è così, il grande terremoto di Tohoku (magnitudo 9.0) e conseguente tsunami che ha inondato la costa settentrionale dell'arcipelago Giapponese l'11 marzo del 2011 ha messo in discussione questa interpretazione. Evidenze sismologiche, geofisiche e geologiche hanno dimostrato che in questo terremoto la rottura si è propagata fino a rompere il fondale oceanico con conseguenze devastanti.
Scoperti nel Mar Tirreno 7 nuovi vulcani sommersi che, insieme a quelli già noti, formano una catena lunga 90 km. Ad arrivare a queste conclusioni, uno studio a firma Ingv, Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr e Geological and Nuclear Sciences (Nuova Zelanda), pubblicato su Nature Communications
Il Mar Tirreno meridionale svela una nuova catena di 15 vulcani sommersi, di cui 7 fino a ora sconosciuti, una struttura lineare, in direzione Est-Ovest, che misura circa 90 km in lunghezza e 20 km in larghezza. A dirlo uno studio, frutto del risultato di numerose campagne oceanografiche condotte negli ultimi anni da un team internazionale di vulcanologi, geofisici, e geologi marini dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV e IAMC), dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR) e del Geological and Nuclear Sciences (GNS), Nuova Zelanda. Il lavoro ‘Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs’, pubblicato su Nature Communications, impatta sulle conoscenze del Mar Tirreno e apre nuove strade alla interpretazione del vulcanismo in zone di subduzione nel mondo (https://www.nature.com/articles/s41467-017-01626-w).
Sisma, firmato nuovo Protocollo tra RPT e Commissario straordinario Vasco Errani
27 Giu 2017 Scritto da Ufficio stampa Consiglio Nazionale dei GeologiConsiglio Nazionale dei Geologi: recepite le nostre istanze e ascoltate le Regioni coinvolte dal sisma
È stato firmato lo scorso giovedì 22 giugno a Roma il “Protocollo d’intesa recante i criteri generali e requisiti minimi per l’iscrizione nell’Elenco speciale dei professionisti abilitati di cui all’articolo 34, commi 1, 2, 5 e 7, Decreto Legge 17 ottobre 2016, n. 189, schema di contratto tipo, censimento dei danni ed istituzione dell’Osservatorio della ricostruzione” tra la Rete Professioni Tecniche e il Commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani. Il nuovo Protocollo è stato aggiornato anche alla luce del decreto “Sisma 2” che ha accolto molte delle proposte avanzate in precedenza dalla Rete.
Prevenire i terremoti con i droni anti-sisma
21 Ott 2014 Scritto da Ufficio Stampa Università di Milano-BicoccaUn team internazionale coordinato dall’Università di Milano-Bicocca ha sperimentato in Islanda un metodo innovativo e a basso costo che analizza nell’ordine dei centimetri le aree a rischio geologico ricreandole in un modello virtuale a 3D. Nel 2015 nuova spedizione in Grecia per un test anti-eruzioni.
Milano, 21 ottobre 2014 - Un gruppo di ricercatori italiani e inglesi coordinato da Alessandro Tibaldi, professore associato di geologia strutturale nel Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano-Bicocca, ha testato con successo in una zona dell’Islanda colpita in passato da forti terremoti un nuovo metodo per lo studio del rischio sismico. Il metodo comprende riprese aeree di altissimo dettaglio con velivoli automatici (droni) e una rappresentazione dei dati con tecniche di realtà virtuale. In questo modo è possibile studiare con una precisione prima inimmaginabile le strutture geologiche in grado di produrre futuri terremoti.
Utilizzazione delle risorse geotermiche: le pompe di calore
17 Nov 2006 Scritto da Mario Fanelli, Liù BellucciLe risorse geotermiche sono presenti in quasi tutti i paesi del mondo e si prestano ad una molteplicità di impieghi, che vanno dalla generazione di elettricità all’utilizzazione diretta del calore per condizionamento di ambienti, per usi agricoli, per acquacoltura, ecc. (vedi in Scienza on line, n. 18/19 del luglio 2005, l’articolo “ Le Risorse Geotermiche”).
Gli usi diretti del calore geotermico hanno avuto un grande incremento negli anni recenti in seguito alla diffusione, soprattutto negli Stati Uniti ed in Europa, delle pompe di calore, che rappresentano oggi uno dei settori di sviluppo di maggiore interesse.
Le pompe di calore sono macchine che trasferiscono calore da un ambiente a temperatura più bassa ad un altro a temperatura più alta, per effetto dell’apporto di lavoro meccanico alla macchina, sfruttando la proprietà fisica dei fluidi di assorbire o cedere calore rispettivamente quando vaporizzano o condensano. In questo modo il calore può essere fatto fluire in senso opposto alla sua tendenza naturale, così come l’acqua può essere fatta fluire verso l’alto usando una pompa idraulica (Figura 1).
Due Scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory (University of California) USA, han potuto replicare le pressioni presenti all'interno della Terra vicino al nucleo, determinando il punto di fusione del ferro a tali condizioni.
Il ferro presente nel nucleo della Terra è sottoposto ad una enorme pressione e ad alte temperature. grazie a dati indiretti si ipotizza con buona probabilità che il nucleo interno della Terra sia solido, in una fase cristallina molto particolare.
Terremoto Giappone: La Scossa ha spostato l'asse terrestre di circa 10 cm
11 Mar 2011 Scritto da Nicola CosanniLe notizie rendono sempre più chiaro con il passare delle ore, l'estrema violenza del terremoto che questa mattina ha colpito il Giappone nella parte Nord-Est del paese. Uno dei 4 terremoti più forti da quando le misurazioni scientifiche dei terremoti sono incominciate. La Capitale Tokyo risulta paralizzata, comunicazioni sempre impossibili, solo la rete internet permette di ottenere informazioni ed aggiornamenti sulla situazione. I morti sono arrivati ormai a circa 1'000, ma di molte zone ancora non si conosce bene la situazione. Piegata l'antenna della Tokyo Tower simbolo della capitale giapponese. Una nave con a bordo + di 80 persone risulta dispersa insieme a 2 treni, nella zona dove lo tsunami è risultato più devastante.
Video TV giapponese
Nicola Cosanni
Video dell'onda di Tsunami
Nicola Cosanni