{jcomments on}Si è fatto ricorso alla musicoterapia anche in taluni casi di pazienti in stato di coma. Anche in tali situazioni marginali sono stati riscontrati apprezzabili miglioramenti.
Durante le sedute di musicoterapia viene fatto naturalmente ricorso alla musica, sia attraverso l'ascolto guidato di brani, sia attraverso la pratica di alcuni strumenti; viene sperimentato il “body percution” ossia si utilizza il proprio corpo come una cassa di risonanza per produrre dei suoni; si approfondiscono le differenti tecniche vocali e di canto; si studia il ritmo al fine di favorire un maggiore controllo del movimento del corpo ed infine si insegna ad ascoltare coloro con i quali si interloquisce.
Un percorso individuale e di gruppo che concerne sia gli aspetti razionali quanto quelli emotivi dell'individuo, guidato a migliorare la propria consapevolezza attraverso una più profonda considerazione del "SE". Un viaggio regressivo alla riscoperta di suoni che appartengono alle più remote regioni della memoria di ognuno di noi, ricordi che possono essere legati a stadi precedenti alla stessa nascita. Suoni che differiscono per ogni individuo e che potrebbero sembrare ormai perduti nel tempo.
A livello teorico la musicoterapia fa ricorso ad alcune insegnamenti propri della filosofia induista come le tecniche di respirazione e di concentrazione.
Uno stato di isolamento e di profonda riflessione tesi al recupero di qualcosa che appartiene alle nostre radici per favorire una più serena vita di relazione.
Una pratica, quella della musicoterapia, che sembra quantomai adatta ad alleviare una serie di disturbi tipici della società moderna. Disturbi che derivano dai ritmi che la società ci impone, dalla mancanza di punti di riferimento certi e dalla carenza di valori umani che giorno dopo giorno rendono l'individuo più vulnerabile e dunque più insicuro di sè e delle proprie relazioni.
La musicoterapia meriterebbe forse una maggiore considerazione. Meriterebbe di non essere sottovalutata e sottostimata come è in questo momento in Italia, dove un disegno di legge, mirante a regolarne la professionalità, è ormai da tempo fermo al Senato in attesa di approvazione.
Si tratterebbe non solo di un segno di riconoscimento nei confronti degli specialisti che operano in questo settore ma soprattutto la manifestazione di una nuova e crescente attenzione nei confronti dell'individuo.
Fabrizio Giangrande