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Martedì, 20 Luglio 2021

 

L’Università degli Studi di Milano ha analizzato 150 anni di cambiamento climatico e biodiversità in Italia scoprendo come temperature, precipitazioni, densità della popolazione umana ed ecosistemi sono cambiati in modo importante. I risultati appena pubblicati su Nature Ecology & Evolution.

Temperature aumentate di 2°C nell’ultimo secolo, precipitazioni diminuite del 12%, densità di popolazione di sei volte maggiore rispetto alla metà dell’Ottocento nelle aree più antropizzate: sono solo alcuni dei risultati appena pubblicati su Nature Ecology & Evolution che analizzano per la prima volta gli effetti dei cambiamenti climatici, la crescita della popolazione umana ed i cambiamenti nell’uso del suolo sulla biodiversità degli invertebrati in Italia, utilizzando dati raccolti negli ultimi 150 anni. Il team di ricerca dell’Università degli Studi di Milano è stato coordinato da Silvio Marta e Francesco Ficetola del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali e ha dimostrato come il clima (temperatura e precipitazioni), la densità di popolazione e gli ecosistemi siano cambiati in modo impressionante.

Nell’ultimo secolo le temperature sono aumentate in media di 2°C, ma non solo. Nello stesso periodo, le precipitazioni sono diminuite in media del 12%, mentre la densità di popolazione umana è aumentata in modo costante fino al 1980, per poi stabilizzarsi sui livelli attuali (circa sei volte più elevati rispetto all’inizio della serie). Inoltre, la quantità di habitat naturali e seminaturali è diminuita fino al 1950, per poi aumentare di circa il 15%, soprattutto nelle aree di montagna.

Pubblicato in Ambiente

 

 

La bassa concentrazione di ossigeno al fondo, il rapido seppellimento delle carcasse e la precipitazione di minerali come l’apatite e la dolomite subito dopo il seppellimento delle ossa, insieme alla ricchezza biologica originaria. Queste le condizioni che sarebbero all’origine di uno dei più grandi giacimenti di fossili di vertebrati marini del mondo.
Si trova in una delle aree più aride del pianeta, il Deserto di Ica del Perù meridionale, ed è un giacimento così eccezionale perché ospita migliaia di reperti fossili di balene, delfini, foche, squali ed altri pesci, uccelli e rettili risalenti ad un intervallo di tempo compreso tra 14 e 6 milioni di anni fa (un'epoca che i geologi chiamano “Miocene”).

Il gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca (Giulia Bosio ed Elisa Malinverno), di Camerino (Claudio Di Celma) e di Pisa (Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Anna Gioncada e Karen Gariboldi), in collaborazione con studiosi di vari istituti di ricerca esteri, ha svelato le cause dell’origine di questo straordinario sito paleontologico grazie allo studio di quasi 900 reperti, spesso eccezionalmente conservati, in un articolo dal titolo “Taphonomy of marine vertebrates of the Pisco Formation (Miocene, Peru): Insights into the origin of an outstanding Fossil-Lagerstätte”, appena pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

Pubblicato in Geologia


Al via il nuovo progetto coordinato da Unipi e finanziato da Wings for Life.

Dopo la conclusione del progetto “Meccanotrasduzione dei neuroni: una strategia futura per la rigenerazione delle lesioni del midollo spinale?” che ha visto la pubblicazione sulla rivista Journal of Neuroscience di un lavoro intitolato “Extremely Low Forces Induce Extreme Axon Growth”, la fondazione Wings for Life rinnova la sua fiducia al team della professoressa Vittoria Raffa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa con il finanziamento di un nuovo progetto dal titolo “Stretch-growth e terapia cellulare: un nuovo approccio combinatorio per il trattamento delle lesioni del midollo spinale”.

Pubblicato in Medicina

 

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