Un radicale cambiamento culturale si vede dunque necessario. Una evoluzione verso una differente considerazione della terza età, che si allontani dalla visione superficiale e consumistica dominante, che accetti la vecchiaia non come fase irrimediabile dell'esistenza, ma come risorsa preziosa. Molti sono gli ambiti nel sociale in cui l'umanità, l'esperienza e la caparbietà dei cosiddetti anziani potrebbe essere impiegata.
Ma ridurre la questione della terza età alle attività di volontariato in cui gli anziani possono essere coinvolti appare assai riduttivo.
Ad imporci un differente approccio alla comprensione delle esigenze della terza età è la nostra Carta Costituzionale.
Questo testo, cardine del nostro ordinamento e della convivenza civile, che gli stessi anziani di oggi ci hanno consegnato e per il quale si sono battuti, enuncia esplicitamente in alcuni suoi passaggi i valori su cui si poggia la nostra società.
Fin dalle primissime disposizione della Costituzione, articolo 2, viene affermato il pricipio del personalismo: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, in cui il termine “personalità” ha un valore intrinseco, anteriore allo Stato, che anzi quest'ultimo ha il dovere di promuovere. Al fine di raggiungere questo obiettivo, nello stesso articolo è introdotto un principio fondante per la nostra cultura sia cattolica che laica, quello del solidarismo. Per essere promossa, ma soprattutto tutelata, la persona necessita di solidarietà politica, economica e sociale.
La nostra Costituzione ruota dunque intorno al concetto di persona senza distinzione di età, ed a rafforzare questo principio contribuisce l'articolo 3, secondo il quale: “i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di […] condizioni personali”. Il raggiungimento di una condizione di uguaglianza tra tutti i cittadini non è un proclama formale ma un impegno sostanziale che la Repubblica si impegna a perseguire attraverso la rimozione degli ostacoli di natura economica e sociale, consentendo “il pieno sviluppo della persona” e conseguentemente l'effettiva partecipazione di tutti alla vita del Paese. Garantire l'anziano vuol dire dunque garantirlo come persona, mettendo in pratica il principio di solidarietà. Ricca è inoltre la giurisprudenza di sentenze che mirano a rendere effettiva l'attuazione di tali principi. Ma ridurre la tutela dei diritti della persona in generale e dell'anziano in particolare ad un obbligo giuridico è assai avvilente per un Paese che si definisca civile. Il rispetto degli anziani e della memoria che essi rappresentano, prima che un dovere è un pilastro portante della nostra cultura. Un elemento cardine del nostro pensiero moderno, con radici che si perdono nella notte dei tempi, che la cultura greca e latina e poi quella giudaico-cristiana hanno solo rafforzato. Un sentimento quello di devozione verso la terza età che è radicato nella natura umana e che contribuisce a renderla tale. Una società in cui manca il rispetto per l'individuo anziano è una società che non ha riguardo per la sua cultura, per le sue tradizioni e per la sua memoria, una società che non ha futuro.
Fabrizio Giangrande