Giuseppe Verdi e l'Unità d'Italia

 

Nell'ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, la Società Dante Alighieri, con il contributo della Provincia di Roma ed in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO e con le tre Università di Roma, ha promosso un'iniziativa intitolata: ”2011: un anno da ricordare”. La manifestazione avviata a partire dal mese di gennaio si articolerà in una serie di conferenze, dibattiti, concerti e presentazione di libri riguardanti il Risorgimento fino al prossimo giugno. La sede è quella della Soc. Dante Alighieri nel cinquecentesco palazzo di Piazza di Firenze a Roma, Società costituita nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, con lo scopo primario, come recita l'articolo 1 dello Statuto sociale, di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all'estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l'amore e il culto per la civiltà italiana”. Il 7 marzo da poco trascorso, il Professor Pierluigi Pietrobelli, Direttore dell'Istituto di Studi Verdiani di Parma e Docente presso l'Università La Sapienza di Roma, ha tenuto una interessante conferenza intitolata: ”E vò gridando pace: Verdi e l'Unità d'Italia”. Il Prof. Pietrobelli, che da oltre quarant'anni si dedica allo studio della vita e delle opere del compositore Giuseppe Verdi, ha illustrato gli elementi storici, desunti da un'intensa opera di ricerca, concernenti il rapporto tra il musicista di Busseto ed il Risorgimento italiano. Attraverso l'ascolto delle opere del compositore e la lettura della corrispondenza tra questi ed i protagonisti della cultura politica del tempo, il Prof. Pietrobelli ha inteso fare chiarezza sul ruolo di Giuseppe Verdi come Vate dell'Unità Italiana, ruolo di cui spesso è stata data una lettura poco puntuale riducendolo all'acrostito “Viva Verdi”. L'illustre conferenziere ha dimostrato che Verdi prese coscienza solo gradualmente dell'importanza del ruolo della propria musica nell'ambito degli eventi risorgimentali. Egli era sì, come d'altra parte molti altri cittadini di quel periodo, un sostenitore dell'Unità, ma una sua conscia partecipazione alla causa italiana avvenne solo successivamente alla composizione di gran parte delle opere.

Le idee politiche del compositore di Busseto, mutate da una visione mazziniana della realtà politica ad un realismo alla Cavour, senza però mai divenire filo-monarchiche, sono esplicitamente rintracciabili nella vasta corrispondenza con gli esponenti della politica milanese, romana e napoletana, ed in special modo con il lungo dialogo intercorso con Salvatore Cammarano.  Attraverso l'ascolto delle opere, il Prof. Pietrobelli ha dimostrato che l'unica opera apertamente patriottica di Giuseppe Verdi è stata “La Battaglia di Legnano”, la cui stesura risale alla fine del 1848, rappresentata per la prima volta a Roma su espresso invito della Repubblica Romana, da poco costituita. Il Professore esprime dubbi sulla volontà conscia da parte di Verdi di trasmettere un messaggio patriottico nello stesso coro del “Và pensiero”, da molti e per lungo tempo considerato vero inno dell'epopea risorgimentale. Il libretto del coro che ha come fondamento la vicenda bibblica del Salmo 136, non rappresenta infatti, secondo il Prof. Pietrobelli, un incitamento alla ribellione contro l'oppressore straniero, ma una preghiera o meglio un lamento che incarna uno spirito collettivo. Si tratta dunque di una rilettura storica dell'opera integrale di Verdi che non vuole sminuirne il valore nella lotta che ha portato all'unificazione del Paese. Infatti, la straordinarietà del messaggio trasmesso dalle opere del compositore di Busseto non va ricercata nell'incitamento verso la costituzione dell'unità, quanto nel lucido invito alla nascente Nazione a recepire modelli culturali e storici idonei a costituire un'identità comune, fondata su una cultura ed uno spirito nazionale di cui i cittadini possano essere fieri sentendoli propri. Giovanni Pierluigi da Palestrina, Giacomo Rossini, Dante, Petrarca e Manzoni sono alcuni degli intellettuali e degli artisti da cui Verdi attinge, ai quali si ispira o che cita esplicitamente come fondamenta della cultura della penisola italiana e del nuovo Stato. I valori da cui Verdi è stimolato e che egli intende promuovere sono la fratellanza, la concordia nazionale e la pace, valori esplicitamente espressi nel “Simon Boccanegra”, opera rappresentata per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia nel marzo 1857. Il percorso che Giuseppe Verdi ha indicato all'Italia, sia dal punto di vista storico-culturale sia dal punto di vista dei valori fondamentali, è dunque il merito maggiore che il Prof. Pietrobelli attribuisce al compositore, elemento che conferisce allo stesso Verdi un ruolo da protagonista nel processo di unificazione dell'Italia.


Fabrizio Giangrande

Vota questo articolo
(1 Vota)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery