Anche l’orecchio vuole la sua parte

Sono centinaia  i cellulari e i lettori mp3 che affollano i negozi e che consentono di ascoltare musica. Interi settori di centri specializzati sono dedicati alla vendita di diffusori stereo di tutte le dimensioni e potenze, e di sistemi 5.1 e 7.1 (con 5 e 7 diffusori), nati  per regalare all’ascoltare un’immersione totale nell’audio originale dei film. Tuttavia il mercato dei prodotti audio si presenta come uno dei più controversi, poiché da una parte i costruttori hanno puntato sul miglioramento della qualità sonora dei supporti, mentre dall’altra hanno preferito indirizzarsi sulla trasportabilità dei supporti portatili in grado di riprodurre  file musicali in mp3 o in wma, che riducono sensibilmente le caratteristiche sonore del brano.

Che il mercato dell’audio funzioni in maniera diversa da quello del video è palese, basti pensare che il nuovo formato video Blu Ray, che migliora le prestazioni audio e video rispetto al suo predecessore dvd,  in due anni ha conquistato il 14% del mercato del video, mentre non ha avuto la stessa fortuna il super audio cd che pur permettendo una qualità di ascolto superiore rispetto a quella del classico cd non è mai riuscita ad entrare nelle preferenze dei consumatori.
Perché il mercato dell’audio è così particolare e quale sarà il suo futuro?
Lucio Cadeddu, Direttore di TNT-Audio – www.tnt-audio.com

“Principalmente perché la vista e l’udito sono due sensi che lavorano in modo molto diverso. L’occhio umano si accorge subito della differenza qualitativa tra un filmato compresso e uno ad alta definizione, mentre l’orecchio ha una maggiore necessità di essere educato. Moltissime persone non percepiscono la differenza tra un file in mp3 e uno non compresso, il che è significativo se si considera che l’mp3 peggiora la qualità audio tipicamente di un fattore 1:10. L’alta qualità nei supporti audio è effimera e non c’è una vera corsa al miglioramento. Molte delle innovazioni che ci hanno presentato le grandi multinazionali del disco in questi anni, sono proposte solo per ragioni di marketing, per smuovere un mercato che ormai è in piena stagnazione. Le case discografiche non sono interessate ad aumentare la qualità dell’audio ma cercano solo di proporre prodotti che hanno attrattiva sul grande pubblico. Non a caso, tra gli appassionati, è diffusa l’opinione che un disco in vinile suoni spesso meglio del corrispondente cd. La lotta tra i grandi produttori per la conquista del mercato non è indirizzata verso una qualità migliore ma verso la realizzazione del supporto più pratico. Per far suonare i dischi in maniera accettabile in cuffia, in mezzo ad ambienti rumorosi (traffico etc.) negli ultimi 10 anni le case discografiche hanno iniziato ad aumentare i livelli di mastering dei pezzi, comprimendo la dinamica verso l’alto e di fatto appiattendo così il risultato finale. Questo fenomeno è così diffuso da aver generato quella che oggi è nota come “loudness war” tra case discografiche. Quando si è cercato di far entrare nel mercato il super audio cd, anche in questo caso alcune label hanno giocato sporco. Infatti hanno realizzato dei cd ibridi ascoltabili sia nel formato super audio cd , sia nel formato cd standard, ma per convincere i consumatori ad acquistare il nuovo formato super audio cd, l’audio della traccia cd è stato appositamente deteriorato, così da rendere evidente una differenza sonora che spesso non era percettibile.
Secondo me nei prossimi anni assisteremo a un’inversione di tendenza, si andrà nella direzione dell’alta qualità per il mercato di nicchia, con un ritorno al vinile che ha già incrementato  le vendite, abbinato alla possibilità di scaricare e comprare i file musicali in formato master studio che rappresenta il massimo della qualità digitale esistente e nella direzione nella portabilità dei brani, con lettori mp3 sempre più piccoli e capienti  per la maggior parte del mercato.
Già oggi esistono etichette discografiche come la Linn Records e la Onclassical che vendono sul web  incisioni di musica ad alta risoluzione proveniente direttamente dai master di studio. Il processo sta funzionando ed in futuro gli artisti potranno rivolgersi direttamente al proprio pubblico senza l’intermediazione delle case discografiche”.

 
Quanto un ascoltatore medio riesce ad apprezzare la differenza tra i vari formati audio?.

Mattia Cobianchi, ingegnere elettro-acustico progettista di trasduttori e sistemi di diffusione sonora.

“ La chiave di volta per spiegare la differente penetrazione dei formati ad alta risoluzione in ambiente domestico tra il video e l'audio sta nella grande variabilità delle condizioni in cui il media viene fruito. Mentre infatti per il video è relativamente semplice mettere il sistema in condizioni di esprimersi al meglio (basta collegare opportunamente gli apparecchi e regolare l'illuminazione della stanza e la distanza di visione) altrettanto non si può dire per l'audio, in cui incide in misura determinante la soggettività dell'ascoltatore per quel che riguarda le capacità uditive, intese sia come effettive condizioni fisiologiche, sia come esperienze ed educazione all'ascolto e gusti musicali, sia la variabilità dell'ambiente di ascolto.
Fisiologicamente la capacità uditiva è massima da bambini (quando mediamente si dovrebbe essere in grado di percepire i 20kHz) e decresce nel tempo sia come sensibilità sia come capacità di percepire le alte frequenze. Ma questo è un semplice dato statistico MEDIO, al quale si sovrappone un’estrema variabilità nella conformazione dell’orecchio esterno (cioè del padiglione) e del resto del sistema uditivo, fino appunto ad arrivare alla complessa elaborazione svolta dal cervello che si basa molto sulle esperienze pregresse e quindi sulla “storia” individuale.
Per quanto riguarda l’ambiente di ascolto, anche se ci sono degli standard sul posizionamento dei diffusori in un impianto 5.1 e ci sono delle regole di massima per il posizionamento di un impianto a due canali (lo stereo tradizionale) in ambiente, è molto difficile che l'utente medio che non ha un ambiente di ascolto dedicato riesca a rispettare tali standard e spesso nemmeno criteri più basilari come la simmetria dell'ambiente e della disposizione dei diffusori per ottimizzare le interazioni di questi con le risonanze della stanza e le riflessioni. Senza considerare l'enorme variabilità dell'arredamento che influisce sulle caratteristiche acustiche di una stanza. E' infatti un difficile gioco di equilibrismo per un progettista di un sistema di diffusori ottimizzare il suo sistema per “l'ambiente medio” in cui questo verrà installato, tanto che ci sono vere e proprie “scuole di progettazione” diverse da paese a paese che rendono conto anche delle inevitabili differenze fra gli ambienti medi nei vari paesi (pensiamo alle dimensioni delle villette a schiera statunitensi contro i miniappartamenti nei grattacieli di Tokio), e delle differenze di arredamento medio (ad esempio in funzione del clima). Da ultimo il rumore di fondo (il rumore prodotto dagli impianti di climatizzazione della propria casa, impianti di scarico, elettrodomestici, e rumore da traffico o cmq proveniente dall'esterno) maschera la percezione delle informazioni a basso a livello contenute nella registrazione. Fatte queste dovute premesse, non è ancora universalmente accettato dalla comunità scientifica che i formati ad alta risoluzione che garantiscono una maggiore estensione in frequenza (teoricamente fino ad i 100kHz, che tipicamente vengono ridotti a 50kHz dai lettori) ed una maggiore gamma dinamica (circa 120 dB), siano sempre preferiti al vecchio formato cd (che si ferma a 22kHz e 96dB di dinamica) in test in doppio cieco (ove sia chi sottopone il test, sia chi ascolta e giudica, non sa quale formato sta ascoltando).
Fatto sta che ancora non è “evidente” che DVD-Audio e Super Audio CD siano all'ascolto preferibili al vecchio CD. E questo è tanto più vero quanto più le condizioni di ascolto si allontanano dall'ideale”.

Fabrizio Zucchini

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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