Il primo miglio della Grande Rete Globale: In India la rivoluzione digitale viaggia a bordo di…un autobus!

Harare, Sud Africa, 1997. Titus Moetsabi, poeta ed esperto di comunicazione, partecipa ad un workshop intitolato “South African Rural Connectivity”, in cui numerosi esponenti delle comunità rurali sudafricane discutono animatamente su come coprire l’“ultimo miglio” della Grande Rete Globale. Di fronte ad una platea di facce scettiche e rassegnate, Moetsabi sa, come tutti i grandi comunicatori, che la ‘forma’ è ‘contenuto’ e che a volte basta cambiare una parola per rivoluzionare le idee.

Per molti anni gli esperti di Telecomunicazioni hanno definito le popolazioni rurali dell’Africa e dell’Asia “l’ultimo miglio della connessione”, guardando dall’alto in basso chi, per ragioni geografiche ed economiche, è costretto a vivere ai margini della rete globale. Moetsabi, invece, ha intuito l’importanza di ribaltare questa prospettiva e ha restituito dignità ai villaggi dell’Asia, dell’Africa e del sud America chiamandoli “il primo miglio della connessione”. Per la prima volta, l’attenzione si è spostata dai grandi centri urbani dell’Europa e degli Stati Uniti ai piccoli villaggi sperduti fra le montagne, distanti centinaia di chilometri dalla città più vicina.


Boston, Stati Uniti, 2002. Un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) sviluppa la tecnologia First Mile Solutions, battezzata affettuosamente “DonkeyNet”, la rete dei muli: un sistema di pony express che consegnano servizi internet come gli asinelli trasportano prodotti e materie prime da un villaggio all’altro. Tre anni dopo, la United Villages, una società informatica americana, fonda la sua prima filiale in India. La società sfrutta la tecnologia First Mile Solutions per portare la rivoluzione digitale nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo, offrendo agli abitanti dei villaggi più remoti un servizio di accesso al web cosiddetto “asincrono”. Biciclette, motorini, corriere, camion connettono fra loro 400 villaggi dell’India utilizzando la tecnologia wireless. Oggi la United Villages raggiunge 40.000 villaggi in 5 Paesi.


Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.



La DonkeyNet nel frattempo ha subito un’evoluzione anche nel nome e oggi si chiama “DakNet” (‘Dak’ in lingua hindi significa spedire). Gli abitanti del villaggio comprano una memory stick su cui salvano e.mail, messaggi telefonici, richieste di pagine web e scaricano i dati nell’internet point più vicino, chiamato “hub”. Gli abbonati possono accedervi tramite una rete LAN che copre un’area fino a 15 Km. L’hub, un chiosco con connessione ad internet a banda larga, è collegato ad una rete di postazioni mobili, i cosiddetti Mobile Access Points (MAPs): autobus dotati di antenna wi-fi e hard disk compatto che, oltre a trasportare passeggeri, caricano e scaricano i “pacchetti” di dati digitali trasmessi dalle antenne montate sui chioschi o sugli edifici pubblici. La Rete dei Villaggi (Village Area Network, VAN) copre un’area di circa 100 Km e offre una trasmissione molto più economica di quella necessaria per collegare i paesi alle città.

 


Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.

 

A distanza di un anno dalla sua nascita, l’avventura indiana della United Villages sembrava destinata al fallimento, come ricorda Amir Hasson, direttore generale della UV in India. Gli unici clienti assidui del servizio erano i ragazzini, sempre pronti a scrivere messaggini, e alcuni studenti dei villaggi, ma il resto degli abitanti non capiva l’utilità di questo nuovo strumento. “L’unico modo per entrare nella loro vita – spiega Hasson - era offrire un servizio fatto su misura per loro, qualcosa che li aiutasse a guadagnare o a risparmiare soldi”. Bisognava cambiare strategia. La società ha iniziato a vendere abbonamenti per siti di collocamento e agenzie di viaggio.


Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.

 

Più tardi ha anche attivato un servizio chiamato “infoguru”, cioè il “guru” dell’informazione: l’abitante del villaggio manda una richiesta all’esperto che abita in città e che fa le ricerche su Internet al posto suo. Un altro servizio attivato recentemente è l’e.shopping: gli abitanti possono consultare un catalogo di prodotti (libri, cosmetici, medicine, sementi) che normalmente andrebbero ad acquistare in una grande città, e mandano la richiesta tramite “pony express”; nel giro di qualche giorno il materiale viene recapitato all’internet point del villaggio. Questo servizio si è rivelato molto popolare, soprattutto tra i piccoli commercianti e imprenditori locali, che possono acquistare i loro prodotti a prezzi contenuti, senza le spese della trasferta in città. Secondo Hasson, per ogni dollaro guadagnato dalla United Villages, i clienti risparmiano 1.34 dollari.

Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.



I servizi forniti dalla società americana riguardano sempre meno Internet e la sua tecnologia e sempre di più la creazione di una rete di servizi locali. Si è passati dall’euforia del primo momento, in cui gli americani pensavano, un po’ ingenuamente, “Noi vi portiamo una tecnologia fantastica, voi dovete solo usarla” ad un discorso molto più realistico e sicuramente più utile alle popolazioni locali, ossia “vediamo di che cosa ha realmente bisogno questa gente e in che cosa la tecnologia può aiutarla”. In effetti, la rivoluzione c’è stata, eccome, ma in un modo del tutto inaspettato. Invece di utilizzare Internet per navigare, i contadini indiani preferiscono spedire le loro richieste via mail a qualcuno che poi si occuperà di fare le ricerche online al posto loro. Uno dei motivi per cui la navigazione in Rete ha riscosso così poco successo tra gli abitanti dei villaggi è che “non parla la loro lingua”. Non solo perché la maggior parte dei contenuti è in inglese, ma soprattutto perché parla di argomenti lontani, spesso incomprensibili, sicuramente estranei alla loro cultura e ai loro problemi quotidiani.

Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.

 


La United Villages lavora in franchising con una rete di ‘DakNet Service providers', che gestiscono l’unico internet point del villaggio. Siccome la maggior parte della gente non parla inglese e non sa usare le nuove tecnologie, questi “fornitori di servizi” diventano veri e propri “guru” dell’informatica e sono tenuti in grande considerazione dagli abitanti del paese: “Oggi – racconta Raj Kishor Swain – sempre più persone mi chiedono consigli sul PC e su come si usa internet. Adesso voglio insegnare ai ragazzi che con un PC e una connessione ad internet si possono anche fare affari. Tanti giovani senza un’occupazione potrebbero mettersi in proprio”.

Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.



La rete wi-fi si è lentamente diffusa anche in molte regioni dell’Africa sub-sahariana, dove i sistemi di telecomunicazione sono spesso lenti e le tecnologie antiquate. Nel 2006 l’organizzazione internazionale no-profit GeekCorps installò un piccole centro di telecomunicazioni nel sud-ovest del Mali per fornire un servizio internet asincrono. La società aveva progettato un Personal Computer alimentato con un pannello solare da 22 Watt che offriva solo i servizi-base: pacchetto Office, fotocopie, scanner, fotografia digitale, e.mail, richiesta di pagine web. La connessione ad Internet consisteva semplicemente in una memory stick che un pony express motorizzato (il cosiddetto “mototigi”) ritirava una o due volte la settimana per consegnarla all’internet point più vicino, nella città di Ouelessebougou. L’idea di partenza era buona, ma dopo un anno il servizio fu sospeso perché c’erano poche richieste. Il motivo, come spiega Alais Says, responsabile della GeekCorps del Mali, è abbastanza comprensibile, visto che meno di un quarto degli abitanti che vivono nelle campagne è in grado di leggere e scrivere [1]. Nell’Africa sub-sahariana, l’80% della popolazione vive in aree rurali economicamente arretrate, dove la gente è costretta a fare chilometri in bicicletta per raggiungere un telefono. Gli abitanti dei villaggi vogliono connettersi al resto del mondo, ma preferisce usare altri mezzi, come la radio o il cellulare.

Nella provincia rurale di KwaZulu-Natal, in sud Africa, l’organizzazione americana no-profit Wizzy Digital ha contribuito ad installare nelle scuole postazioni internet che funzionano sia con il metodo della memory stick, sia con connessioni lente. Usando un sistema definito “thin client system”, le scuole dotate di linea telefonica possono lavorare offline durante il giorno e inviare e.mail o scaricare pagine web durante la notte. Il sistema è in grado di scaricare fino a 200 MB di dati, pari a 40.000 e.mail solo testo o 1.600 pagine web, con un costo di sette rand sudafricani, cioè 70 centesimi di dollaroè [2].

Credits: 2003-2009 United Villages, Inc.



Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di diffondere la tecnologia wireless nei paesi in via di sviluppo. Come scrive Divakar Goswami [3], questi progetti sono importanti più per il loro valore sociale che non per la tecnologia che utilizzano. Il loro obiettivo, infatti, è sfidare le barriere istituzionali, politiche ed economiche che ancora oggi ostacolano la diffusione di Internet in molte parti del mondo. Solo il 41% dei Paesi in via di sviluppo, infatti, autorizza connessioni wireless basate su bande spettrali non sottoposte a licenza, contro il 96% dei paesi sviluppati. La difficoltà a liberalizzare le licenze, spiega Goswami, dipende dal fatto che il sistema delle Teleomunicazioni in molti paesi dell’Africa e dell’Asia è soggetto a regimi di monopolio governativo che ostacolano qualsiasi forma di concorrenza. In India, negli ultimi anni, la liberalizzazione delle licenze per i servizi wireless è cresciuta grazie soprattutto agli investimenti di società private, ma è un fenomeno ancora marginale.

Tra tutti i Paesi in via di sviluppo, quello dove la connessione wireless ha raggiunto la massima diffusione è l’Indonesia: il più grande arcipelago del mondo, con 17.000 isole e gravi difficoltà di comunicazione a causa della conformazione geografica del territorio. Nell’isola di Giava le connessioni Wi-fi hanno raggiunto il 60% della copertura e a Sumatra il 35%. Quello che distingue l’Indonesia da tutti gli altri paesi in via di sviluppo è che qui la rivoluzione digitale è nata dalle piccole e medie imprese locali anziché dai grandi colossi delle telecomunicazioni.

La United Villages, intanto, progetta di raggiungere 21 paesi e 160.000 villaggi per servire quasi un miliardo di utenti nelle campagne entro dicembre 2015. Obiettivo ambizioso, per il quale avrà bisogno di molto più che una squadra di pony express.

Note:

[1] Katherine Nightingale, “Rural Internet-not online but still connected”. SCIDEV (13/02/2009)
http://www.scidev.net/en/new-technologies/icts/features/rural-internet-not-online-but-still-connected.html
[2] Ibid.
[3] Divakar Goswami, “Wi-fi: The Network Fix”, in “ICT Infrastructure in Emerging Asia. Policy and Regulatory Roadblocks”, a cura di Rohan Samarajiva e Ayesha Zainudeen. LIRNEasia 2008.
http://www.idrc.ca/en/ev-117916-201-1-DO_TOPIC.html

Link consigliati:

United Villages Inc.
http://www.unitedvillages.com/

First Mile Solutions
http://www.firstmilesolutions.com/

What works: first mile solutions’ Daknet takes rural communities online
http://www.firstmilesolutions.com/documents/FMS_Case_Study.pdf

Massachusetts Institute of Technology
Past IDEAS projects (2001-2002)
DonkeyNet
http://web.mit.edu/ideas/www/pastprojects_0102projects.htm#3

Katherine Nightingale, “Rural Internet-not online but still connected”. SCIDEV (13/02/2009)
http://www.scidev.net/en/new-technologies/icts/features/rural-internet-not-online-but-still-connected.html

Rohan Samarajiva e Ayesha Zainudeen ( a cura di), “ICT Infrastructure in Emerging Asia. Policy and Regulatory Roadblocks”. LIRNEasia 2008.
E’ possibile scaricare la versione elettronica del libro a questo link:
http://www.idrc.ca/en/ev-117916-201-1-DO_TOPIC.html


Veronica Rocco

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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