La problematica principale, emersa dalle relazioni sulla copertura vaccinale e dello screening in Italia, è la non efficiente capacità di attrarre l’utenza alla prevenzione. In particolare, in Campania, la vaccinazione gratuita è stata effettuata solo dal 20% delle ragazze aventi diritto (nel corso del l’undicesimo anno di età) e lo screening è stato richiesto da meno del 40% delle donne convocate dai consultori della nostra regione. Ne consegue che il programma di prevenzione nella sua globalità ha finora coinvolto una percentuale modesta della popolazione target. L’effettiva efficacia dei programmi di prevenzione, invece, richiede che l’adesione delle persone invitate sia maggiore dell’80%.
La mancanza di cultura alla prevenzione della nostra popolazione, come è stata definita nel corso del convegno (spesso dovuta alla diffidenza nei confronti delle strutture pubbliche), non si concretizza al momento in un aumento di incidenza del numero di carcinoma della cervice, ma ne determina la diagnosi tardiva. In pratica il numero di carcinomi per 100'000 abitanti è nella media dell’incidenza di altre regioni Italiane, ma la diagnosi viene effettuata al momento dei primi sintomi clinici quando la lesione è già in fase avanzata. Ne consegue la difficoltà di guarigione e l’alta mortalità che viene riportata nelle regioni meridionali in genere ed in particolare in Campania.
L’infezione da papilloma virus, acquisita da quasi tutta la popolazione nell’arco della vita riproduttiva, determina una patologia molto modesta ad altissima risoluzione. Di fatto è una infezione che più del 90% della popolazione riesce a superare, ma in quei soggetti in cui le difese immunitarie non riescono a contenerla, l’infezione progredisce a patologie neoplastiche che evolvono in carcinomi invasivi ad alta mortalità. La diagnosi di infezione persistente o la detezione di cellule alterate permette invece la identificazione di soggetti che necessitano di trattamenti terapeutici adeguati per la tipologia della patologia in corso.
Un tampone vaginale effettuato in pochissimi minuti può facilmente identificare i soggetti protetti da quelli che invece hanno bisogno di ulteriori indagini. E’ intollerabile che in un’epoca di ritocchi estetici (dal naso al seno, dal labbro alle protesi dentarie) non si dia un equivalente valore all’igiene sessuale e che retaggi medioevali di falso pudore condannino a morte giovani donne ignare del pericolo di salute che corrono. Tutte le donne, infatti, indipendentemente dalla loro estrazione socio-economica e dal loro grado di promiscuità, sono esposte a tale patologia che spesso è legata a contatti adolescenziali non necessariamente sessuali. La posticipazione della gravidanza, che spesso avviene dopo i 35 anni di età, determina un periodo eccessivamente lungo tra inizio della vita sessuale e la prima visita ostetrica/ginecologica a scopo riproduttivo, con la possibilità che lesioni associate all’esposizione ai papillomavirus possano aver dato luogo ad una patologia invasiva. Non è accettabile che nel terzo millennio le donne muoiano per ignoranza. Informiamole almeno per dar loro la possibilità di scegliere e decidere se correre il rischio di sviluppare un carcinoma o di andare in un consultorio una volta ogni tre anni dai 26 anni in poi. Avere una infezione da papillomavirus in età giovanile è normale, non lo è la sua persistenza. Se ad un anno dall’identificazione di papillomavirus ad alto rischio il virus è ancora presente, bisognerà valutare la necessità di usare delle idonee terapie, identificando quelle efficaci per la guarigione e con il minore impatto negativo per la paziente, soprattutto per la sua vita riproduttiva. Prevenzione e tempestività sono anche le parole chiavi per la vaccinazione che essendo di tipo preventivo ha una massima efficace di protezione (quasi il 100%) per i due ceppi oncogeni prima dell’esposizione, ma che si riduce a meno del 30% nei soggetti in corso di infezione. Non solo le mamme, ma anche i padri, gli amici, i compagni debbono proteggere le loro donne accompagnandole ai consultori. Se le strutture vaccinali del territorio sono state in grado di debellare il vaiolo e la polio, e di rendere rare tetano, difterite e rosolia sicuramente potranno validamente concorrere a far scomparire il cancro dell’utero. Lo slogan di queste strutture deve essere “Dai l’opportunità ai tuoi medici del territorio di aiutarti: fai prevenzione ginecologica, possiamo fare molto per te”.
Links utili:
ftp://www.iacs.unina.it/Congressi-Convegni/CRPO-INT-gpOct.pdf
http://picasaweb.google.com/FMBuonaguro/CorsoFormazioneCRPOINT?feat=directlink
Eleonora Simone and Franco Maria Buonaguro,
Viral Oncology and AIDS Reference Centre, National Cancer Institute, "Fond. Pascale", Naples, Italy