Si è concluso domenica 17 gennaio, nella cornice che meglio rappresenta il punto di incontro tra tecnologia ed arte (l’Auditorium Parco della Musica di Roma, progettato dall’architetto Renzo Piano) la V Edizione del Festival delle Scienze, quest’anno dedicata all’intreccio tra scienza e tecnologia, o meglio, “tra possibile e immaginario, magie tecnologiche e ricerca scientifica” come riportava significativamente il titolo completo della manifestazione, trasmessa anche in diretta dal canale RAI Radio 3 Scienza.

Inaugurato il 13 gennaio con la curiosa “dissezione” di un giradischi, una lezione di Vittorio Marchis ispirata alle lezioni di anatomia del Settecento, il Festival ha attraversato il “fantastico” mondo scientifico toccando temi quali la libertà della ricerca; il potere ed il linguaggio di internet ed il fenomeno del digital divide, ovvero la separazione tra aree più avanzate tecnologicamente da quelle meno sviluppate; la virtualità a base dell’aggiornamento tecnologico (il progetto della futuristica “Laptap orchestra”, quindici computer schierati nell’esecuzione di  suoni e disegni digitali, o il simulatore di guida dei treni ad alta velocità); un radiotelescopio utilizzato a scopi musicali nel concerto Il nero delle stelle, partitura del musicista d’avanguardia G. Grisey per sei percussionisti, nastro magnetico e segnali astronomici;  le non più fantascientifiche frontiere della robotica; per chiudersi infine con la conferenza del ricercatore NASA David Wolpert (Dal microcosmo al macrocosmo).

 

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