Gli eredi dell’Homo Sapiens e la tecnologia: il Festival delle Scienze all’Auditorium di Roma (13-17 gennaio 2010).

Si è concluso domenica 17 gennaio, nella cornice che meglio rappresenta il punto di incontro tra tecnologia ed arte (l’Auditorium Parco della Musica di Roma, progettato dall’architetto Renzo Piano) la V Edizione del Festival delle Scienze, quest’anno dedicata all’intreccio tra scienza e tecnologia, o meglio, “tra possibile e immaginario, magie tecnologiche e ricerca scientifica” come riportava significativamente il titolo completo della manifestazione, trasmessa anche in diretta dal canale RAI Radio 3 Scienza.

Inaugurato il 13 gennaio con la curiosa “dissezione” di un giradischi, una lezione di Vittorio Marchis ispirata alle lezioni di anatomia del Settecento, il Festival ha attraversato il “fantastico” mondo scientifico toccando temi quali la libertà della ricerca; il potere ed il linguaggio di internet ed il fenomeno del digital divide, ovvero la separazione tra aree più avanzate tecnologicamente da quelle meno sviluppate; la virtualità a base dell’aggiornamento tecnologico (il progetto della futuristica “Laptap orchestra”, quindici computer schierati nell’esecuzione di  suoni e disegni digitali, o il simulatore di guida dei treni ad alta velocità); un radiotelescopio utilizzato a scopi musicali nel concerto Il nero delle stelle, partitura del musicista d’avanguardia G. Grisey per sei percussionisti, nastro magnetico e segnali astronomici;  le non più fantascientifiche frontiere della robotica; per chiudersi infine con la conferenza del ricercatore NASA David Wolpert (Dal microcosmo al macrocosmo).

 

Il successo di questo tipo di manifestazioni e di mostre dedicate ad un largo pubblico (tra le quali ricordiamo Astri e particelle al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 14 febbraio) è sicuramente sintomo di una rinascita dell’interesse verso la “filosofia della tecnologia”, verso il particolare intreccio di scienza e tecnologia nella storia del pensiero umano, una esplorazione resa possibile attraverso le nuove modalità virtuali ad alto impatto emotivo e comunicativo.

 

"G. Biondi, O. Rickards, C. Di Giorgio - Conferenza Alle origini della tecnologia, 17 gennaio 2010" (foto di L.Sisti)

 

Tra musiche più o meno “cosmiche” e dibattiti, uno spazio conviviale (i “caffè scientifici”) è stato dedicato “Alle origini della tecnologia: da Homo habilis a Homo sapiens” a cura di Gianfranco Biondi ed Olga Rickards: il confronto del DNA tra reperti fossili e popolazioni attuali è ormai prassi consolidata ed ha permesso di stabilire che l’uomo di Neanderthal è un “cugino alla lontana” ma non progenitore diretto dell’Homo Sapiens, la cui comparsa sembra risalga a 200.000 anni fa nelle zone dell’Africa (in Sud Africa è stato scoperto un sito di Sapiens in cui era presente la pirotecnologia). La domanda che pone il pubblico è semplice: l’uomo moderno è più intelligente dell’arcaico? Secondo G. Biondi assolutamente no: “la specie nasce completa, sono semmai le conoscenze tecnologiche che si accumulano” e “tale sovrastima nasce dall’acquisizione dell’arte – è questo che fa pensare che l’uomo sia più intelligente – ma l’arte di 100.000 anni fa dimostra un pensiero solido quanto il nostro” aggiungendo che “l’uomo cibernetico è al momento un magnifico film”.

A questo punto, sostenere che “la scienza fa spettacolo” non è certo un modo riduttivo di descrivere le migliaia di persone (tra cui molti giovanissimi) che ogni anno vengono richiamati, in un linguaggio multimediale e coinvolgente, a sperimentare “virtute e conoscenza” delle attuali ricerche condotte dall’uomo: la scienza “fa” cultura.

 

Foto titolo: entrata al Festival delle Scienze (foto di L.Sisti)

 

Luisa Sisti

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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