Le analisi sul tartaro di 60 individui vissuti tra 11.500 e 8.000 anni fa, rivelano il consumo di cereali e piante prima dell’introduzione dell’agricoltura in Europa

Università di Roma La Sapienza 24 Gen 2022


I risultati dello studio di un team internazionale, coordinato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali, hanno dimostrato che i cacciatori-raccoglitori dei Balcani nel primo Olocene avevano familiarità nel consumo di cereali selvatici precedentemente la loro domesticazione
Uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori – coordinato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali, responsabile del progetto ERC StG HIDDEN FOODS – ha rivelato come, all’inizio dell’Olocene, i cacciatori-raccoglitori dell’Europa Sudorientale facevano ampio uso di piante a scopo alimentare.

“I cereali spontanei sembrano aver svolto un ruolo importante nella dieta degli antichi cacciatori-raccoglitori anche fuori delle aree centrali di domesticazione del Vicino Oriente” commenta Emanuela Cristiani primo autore dell’articolo. La ricerca, condotta sul tartato di 60 individui vissuti tra 11.500 e 8.000 anni fa nei Balcani centrali insieme ai residui e tracce d’uso sugli strumenti in pietra non scheggiata, è stata pubblicata sulla rivista eLife. I risultati ottenuti dai ricercatori contribuiscono sostanzialmente al dibattito relativo all’intensificazione del consumo delle piante selvatiche precedentemente la loro domesticazione.

“Durante il Mesolitico, la regione dei Balcani centrali fu abitata da società di cacciatori-raccoglitori per diversi millenni prima dell’arrivo dei primi agricoltori - spiega Dušan Borić, insieme con Emanuela Cristiani uno dei due autori corrispondenti dell’articolo e responsabile dello scavo di Vlasac, uno dei siti investigati dalla ricerca. “Finora, in questa parte d’Europa mancavano prove concrete circa l’uso alimentare di piante e cereali selvatici, ben documentate invece in Grecia già intorno a 20.000 anni fa”.

I residui vegetali rinvenuti nel tartaro antico, quali amidi e fitoliti, costituiscono la prova diretta più incontrovertibile del consumo alimentare di erbacee spontanee da parte di questi gruppi umani. “Ulteriore evidenza del consumo delle piante - conferma Andrea Zupancich archeologo e co-autore dell’articolo - viene dalle tracce di utilizzo e dai residui presenti sugli strumenti in pietra non scheggiata, macine, macinelli e pestell, che dimostrano lo sviluppo di una tecnologia ad hoc per la lavorazione delle cariossidi spontanee”.

Studi precedenti condotti dallo stesso gruppo della Sapienza avevano già dimostrato come il tartaro dentale, da sempre considerato un nemico della salute orale, sia in realtà un importante strumento per studiare abitudini alimentari, stili di vita e salute di individui preistorici. È stato infatti possibile ricostruire l’evoluzione della flora orale degli antichi cacciatori e raccoglitori del Paleolitico e Mesolitico e dei primi gruppi di agricoltori che arrivarono dal Vicino Oriente durante il Neolitico, delineando così le tappe che hanno segnato in Europa meridionale la transizione verso l’agricoltura.

“I nostri risultati – conclude Cristiani - suggeriscono come la familiarità dei cacciatori-raccoglitori dell’Europe Sudorientale con alcuni cereali spontanei possa aver facilitato l'introduzione e il consumo delle specie domestiche che sono alla base della nostra dieta”.

Ultima modifica il Lunedì, 24 Gennaio 2022 11:44
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