Giugno 2024


A partire da materiali organici conduttori di elettroni e ioni (OMIEC), un gruppo internazionale di studiosi è riuscito a ottenere microfilm bioelettronici che, azionati da minimi impulsi elettrici, sono in grado di avvolgersi attorno ai nervi come dei piccoli bracciali.

Un passo avanti verso l’introduzione di interfacce bioelettroniche avanzate e il monitoraggio dell’attività neurale con sistemi minimamente invasivi. Lo ha presentato, sulla rivista Nature Materials, un gruppo internazionale di ricerca che ha coinvolto anche studiosi del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna. I ricercatori hanno messo a punto e testato con successo dei microfilm bioelettronici che, azionati da minimi impulsi elettrici, sono in grado di avvolgersi attorno ai nervi come dei piccoli bracciali. Sui microfilm sono presenti decine di microelettrodi ad alta risoluzione grazie ai quali è possibile monitorare e controllare gli impulsi nervosi.

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Lunedì, 17 Giugno 2024 15:58

Proteins Revolutionize Organ Preservation


A new study has revealed that specialized proteins can dramatically delay ice crystal evolvement, even in extreme cold down to minus 80 degrees Celsius. This breakthrough could revolutionize freezing methods, offering new possibilities for the long-term preservation of tissues and organs. Such advancements might pave the way for organ transplants that were once considered impossible, transforming medical practices and saving countless lives.

Cryogenic damage has long presented a significant barrier to effective organ preservation, posing challenges to advancements in transplantation and medical treatments. The formation of ice crystals during freezing can compromise cellular structures, leading to irreversible damage and organ failure. However, a new study led by Prof. Ido Braslavsky, Dr. Vera Sirotinskaya, and Dr. Liat Bahari from the Faculty of Agriculture, Food and Environment at the Hebrew University, in collaboration with Dr. Victor Yashunsky from Ben Gurion University of the Negev and Dr. Maya Bar Dolev from the Technion, has unveiled a promising solution.

Pubblicato in Scienceonline


Team padovano multidisciplinare scopre il ruolo delle connessioni cerebrali .nella crescita del tumore.
Nonostante tutti gli sforzi della ricerca, i tumori cerebrali sono rimasti gli unici a non aver presentato progressi significativi negli ultimi 30 anni. Perché? A questa domanda ha provato a dare una risposta un team multidisciplinare diretto dal prof. Maurizio Corbetta (del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova e Principal Investigator del VIMM) e composto interamente da ricercatori dell’Università di Padova: Alessandro Salvalaggio (neurologo), Lorenzo Pini (psicologo) e Alessandra Bertoldo (ingegnere). «Il limite principale dell’approccio tenuto finora è quello di considerare i gliomi (tumori cerebrali) come un qualsiasi altro tumore di qualsiasi altro organo – spiegano gli autori –. Invece, e qui la novità, la crescita di un tumore cerebrale è in parte determinata e regolata dall’attività stessa del cervello».

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Lo studio InCHIANTI nasce nel 1992 dall'idea di due ricercatori, Luigi Ferrucci e Stefania Bandinelli, che ci fosse una correlazione causa effetto fra tipo di dieta e invecchiamento. L'obiettivo principale era quello di esaminare a fondo i fattori che influenzano l'invecchiamento e identificare i determinanti di una longevità sana e attiva.
Uno dei problemi maggiori cui vanno incontro gli anziani è la ridotta capacità di deambulazione che con il passare del tempo determina il decadimento degli altri organi. Comprendere per quale motivo vi sia una progressiva difficoltà nel camminare non è semplice in quanto i motivi sono diversi e complessi.

Tra i principali troviamo:
Problemi al sistema nervoso centrale e periferico importanti per il controllo del movimento e la coordinazione.
Problemi muscolari e scheletrici: debolezza muscolare, artrosi e osteoporosi possono rendere difficile il movimento degli arti e il mantenimento dell'equilibrio.
Problemi sensoriali: vista ridotta o problemi di equilibrio determinano un aumento del rischio di cadute e incidenti.
Malattie croniche: diabete, cardiopatie e malattie polmonari, possono influenzare la capacità di camminare. Fattori psicologici: ansia, depressione e paura di cadere, possono peggiorare le difficoltà di deambulazione.

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La notizia del moltiplicarsi di esemplari di vermocane nei mari del Sud Italia sta suscitando preoccupazione per i potenziali danni che la specie può arrecare alle persone e alla fauna marina. Gli impatti della crisi climatica sul Mediterraneo, del resto, sono molteplici e l’espansione di specie termofile come il vermocane ne è un indicatore chiaro. D’altra parte, le evidenze scientifiche ci dicono anche che laddove gli ecosistemi sono protetti, e quindi in migliore salute, le specie termofile hanno impatti inferiori.

«Il Mediterraneo sta pagando un prezzo elevato per l’effetto dei cambiamenti climatici: diventa sempre più povero con grandi stravolgimenti della sua biodiversità», dichiara Valentina di Miccoli, campagna Mare di Greenpeace Italia. «Come dimostra il nostro progetto Mare Caldo, laddove esistono misure efficaci di tutela delle nostre acque queste resistono meglio agli impatti della crisi climatica, di cui la diffusione di specie come il vermocane è una delle prove più evidenti. Per questo abbiamo bisogno di aumentare la rete di aree marine protette in Italia».

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Per difendere i terreni dalle erbe infestanti e ridurre l’uso di erbicidi c'è una tecnica che consiste nell'inoculare i funghi simbiotici sui semi delle cover crops, cioè le colture usate per proteggere i terreni dall’erosione e aumentare la sostanza organica. Al fine di promuovere questa pratica, ricercatori e ricercatrici dei laboratori di Microbiologia dell’Università di Pisa hanno riprodotto nelle serre del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali i funghi autoctoni di vari paesi europei da distribuire agli agricoltori. L’attività rientra nel progetto europeo GOOD (AGrOecOlogy for weeDs) che proprio a Pisa il 28 al 29 maggio scorsi ha riunito i vari partner per il primo meeting ufficiale.

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Sabato, 15 Giugno 2024 10:57

The genetic “switches” of bone growth



In mammals, only 3% of the genome consists of coding genes which, when transcribed into proteins, ensure the biological functions of the organism and the in-utero development of future individuals. But genes do not function alone. They are controlled by other sequences in the genome, called enhancers, which, like switches, activate or deactivate them as required. A team from the University of Geneva (UNIGE) has identified and located 2700 enhancers — among millions of non-coding genetic sequences — that precisely regulate the genes responsible for bone growth. This discovery sheds light on one of the major factors influencing the size of individuals in adulthood, and explains why their failure could be the cause of certain bone malformations. These results can be read in Nature Communications.

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Mercoledì 5 giugno è stato pubblicato sulla rivista Nature l’articolo Capturing carbon dioxide from air with charged-sorbents, frutto della collaborazione tra i ricercatori dell’Università di Torino e i ricercatori dell’Università di Cambridge (UK), dell’Università di Hong Kong (Cina) e dell’Università Cornell (US). Lo studio si è focalizzato su una delle nuove tecnologie più promettenti nella lotta contro il cambiamento climatico: la DAC (Direct Air Capture), la cattura diretta dell'anidride carbonica dall'aria. Si tratta di una tecnica innovativa che, anziché concentrarsi solo sulla riduzione delle emissioni alla fonte, mira a rimuovere direttamente l’anidride carbonica già presente nell'aria, indipendentemente dalla sua origine.

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Una ricerca condotta da Sapienza, Istituto Italiano di Tecnologia e Fondazione Santa Lucia, esamina le influenze reciproche tra l’attività gastrointestinale e un range di emozioni generate attraverso la visione di filmati. Grazie a pillole ingeribili dotate di sensori, lo studio è stato in grado di dimostrare lo stretto rapporto tra stati d’animo percepiti e condizioni dello stomaco, con particolare riferimento al suo PH. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale eLife.
Che le emozioni forti siano in grado di farci battere il cuore più velocemente è cosa risaputa, ma quanto gli stati d’animo influiscano su altri organi o quale sia l’effetto di particolari condizioni fisiologiche sulle emozioni umane, non era stato ancora dimostrato.

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Guidato dall’Alma Mater, il nuovo progetto di ricerca Radicals indaga le basi genetiche delle piante per renderle più resilienti e salvaguardare la loro produttività anche in condizioni avverse.
Il cambiamento climatico e il degrado degli ecosistemi agrari stanno minacciando l’agricoltura. Per migliorare la resistenza delle piante agli stress e dotarle di caratteristiche che ne salvaguardino la produttività anche in condizioni ambientali avverse, si deve partire dalle radici.


Questo l’obiettivo di Radicals, progetto di ricerca PRIN coordinato da Silvio Salvi, professore di Genetica agraria al Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna.
Oggetto dello studio è la radice della pianta, a partire da quella dell’orzo. Cereale tra i più importanti al mondo, prezioso per l’alimentazione animale ed umana, l’orzo è infatti dotato di un genoma più semplice dal punto di vista genetico rispetto, per esempio, al frumento, e questo lo rende particolarmente adatto come modello da cui partire.
"Focus del progetto è trovare i geni chiave che controllano le radici e la loro ramificazione, primaria e laterale, con l’obiettivo di creare, tramite tecniche di miglioramento genetico, nuove varietà più resilienti in ambienti che mutano", spiega Silvio Salvi. "Piante dotate di radici più lunghe sono infatti in grado di raggiungere, ad esempio, le falde acquifere profonde, mentre in ambienti desertici o semi-desertici, dove l’acqua non c’è neanche in profondità, le radici superficiali consentono di raccogliere velocemente e in maggiore quantità la poca acqua che cade con le piogge".

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