Lunedì, 13 Novembre 2017

 

 The effect of breastfeeding on the risk of developing asthma and allergy has been debated for a long time. In a recent study, Uppsala University researchers show that breastfeeding might in fact increase the risk of developing hay fever and eczema, while not having any clear effect on the risk of asthma. The results have been published in the Journal of Allergy and Clinical Immunology . Your risk of developing asthma and allergies depends on your genes, environment and lifestyle factors. Several lifestyle risk factors have already been well established in the scientific community, such as smoking. However, studies on breastfeeding have shown inconsistent results. Many studies have found breastfeeding to have a protective effect against asthma and allergy, while other studies have reported increased risk. The current study looks at the effect of breastfeeding on asthma, hay fever and eczema. It includes self-reported data from more than 330,000 middle-aged individuals in the UK, making it the largest study of its kind to date.

Pubblicato in Scienceonline

 

In 2009, the world's largest dinosaur tracks were discovered in the French village of Plagne, in the Jura Mountains. Since then, a series of excavations at the site has uncovered other tracks, sprawling over more than 150 meters. They form the longest sauropod trackway ever to be found. Having compiled and analyzed the collected data, which is published in Geobios, scientists from the Laboratoire de Géologie de Lyon (CNRS / ENS de Lyon / Claude Bernard Lyon 1 University), the Laboratoire Magmas et Volcans (CNRS / Université Clermont Auvergne / Université Jean Monnet / IRD), and the Pterosaur Beach Museum conclude these tracks were left 150 million years ago by a dinosaur at least 35 m long and weighing no less than 35 t.

Pubblicato in Paleontologia

fotografia al microscopio elettronico di virus marini coltivati in laboratorio.  ( Elena Lara)

Una ricerca italo-spagnola che coinvolge l’Ismar-Cnr, pubblicata su Science Advances dimostra che negli oceani profondi le infezioni virali del plancton rilasciano ogni anno 140 gigatonnellate di carbonio organico fresco per la catena alimentare dell’ecosistema. I risultati aiuteranno a migliorare le stime del ciclo globale del carbonio sulla terra, utili per la comprensione dei cambiamenti climatici

 

Se le profondità degli oceani continuano ad essere popolate da pesci e altre creature marine, il merito è anche dei virus che, infettando il plancton, rimettono in circolo nutrienti essenziali per la catena alimentare dell’ecosistema. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances realizzato da un team di ricerca italo-spagnolo che coinvolge l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) e l’omologo spagnolo Institut de Ciències del Mar del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (Icm-Csic).

“La ricerca è basata sull’analisi di oltre mille campioni di acqua raccolti, dalla superficie fino alla profondità di 4.000 metri, lungo gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano nel corso di una spedizione scientifica condotta nel 2010 e finanziata dal Csic chiamata 'Malaspina Expedition' e che ricalca l’omonima spedizione di circumnavigazione del globo condotta da Alessandro Malaspina alla fine del 1700”, spiega Gian Marco Luna, ricercatore Ismar-Cnr di Ancona e coautore dello studio. “Abbiamo dimostrato che i virus degli ambienti profondi, di cui finora si conosceva poco, sono in grado di predare il plancton microbico molto più attivamente di quanto ritenuto. Si stima che nell’oceano globale questi virus infettino ogni secondo centinaia di triliardi di microrganismi del plancton (un triliardo corrisponde a mille miliardi di miliardi). I virus distruggono le cellule infettate che così rimettono in circolo nell’acqua circostante il loro prezioso contenuto, fatto di biomolecole di elevata qualità nutrizionale. Un’importante frazione di tale materia organica diventa nutrimento per altri microrganismi, secondo l’effetto conosciuto come 'viral priming', nutrendo l’intera rete alimentare fino ai pesci”.

Pubblicato in Ambiente
Lunedì, 13 Novembre 2017 12:15

Una famiglia di vulcani nel Mar Tirreno

Scoperti nel Mar Tirreno 7 nuovi vulcani sommersi che, insieme a quelli già noti, formano una catena lunga 90 km. Ad arrivare a queste conclusioni, uno studio a firma Ingv, Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr e Geological and Nuclear Sciences (Nuova Zelanda), pubblicato su Nature Communications

Il Mar Tirreno meridionale svela una nuova catena di 15 vulcani sommersi, di cui 7 fino a ora sconosciuti, una struttura lineare, in direzione Est-Ovest, che misura circa 90 km in lunghezza e 20 km in larghezza. A dirlo uno studio, frutto del risultato di numerose campagne oceanografiche condotte negli ultimi anni da un team internazionale di vulcanologi, geofisici, e geologi marini dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV e IAMC), dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC-CNR) e del Geological and Nuclear Sciences (GNS), Nuova Zelanda. Il lavoro ‘Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs, pubblicato su Nature Communications, impatta sulle conoscenze del Mar Tirreno e apre nuove strade alla interpretazione del vulcanismo in zone di subduzione nel mondo (https://www.nature.com/articles/s41467-017-01626-w).

Pubblicato in Geologia

Produrre lattuga e trote nella stessa serra, usando sempre la stessa acqua, senza terra e senza pesticidi. E’ possibile grazie all’acquaponica, tecnologica ‘verde’ che combina acquacoltura idroponica. Nota ma non ancora diffusa, sarà un ‘must’ dell’agroalimentare del futuro. Nel frattempo, diventa oggetto di studio e sperimentazione con un progetto, Bluegrass, guidato da Ca’ Foscari, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma di cooperazione territoriale Interreg Italia-Slovenia. L’obiettivo è far conoscere e diffondere la tecnologia agroalimentare sostenibile tra VenetoFriuli e Capodistria. Un impianto di acquaponica è un sistema in cui l’allevamento dei pesci serve a produrre ortaggi. L’acqua proveniente dalla vasca dei pesci, infatti, viene filtrata e porta nutrienti alle piante adagiate nei loro letti di coltura intensiva, per poi riprendere il ciclo. Un piccolo impianto può produrre in un anno 500 chilogrammi di pesce e 4,6 tonnellate di insalata. Oltre alle verdure a foglia, possono essere coltivate anche zucchine, melanzane, pomodori o persino alberi da frutto. Nell’altra metà della serra, possono contemporaneamente crescere trote, carpe, tinche e quasi tutte le specie ittiche d'acqua dolce.

Pubblicato in Ambiente

Giornata mondiale di sensibilizzazione sugli antibiotici (13-19 novembre 2017)

 

 In occasione della Settimana Mondiale di sensibilizzazione sugli antibiotici (13-19 novembre 2017), la FAO, l'Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) insieme lanciano un appello per un uso responsabile degli antibiotici negli esseri umani e negli animali, per ridurre l'emergere di una crescente resistenza ad essi.
 La resistenza agli antibiotici è salita a livelli pericolosamente elevati in tutte le parti del mondo e minaccia la nostra capacità di trattare comuni malattie infettive. Le infezioni che colpiscono le persone - tra queste la polmonite, la tubercolosi, l'avvelenamento del sangue e la gonorrea - e gli animali stanno diventando sempre più difficili e talvolta impossibili da trattare quando gli antibiotici diventano meno efficaci.
 Gli antibiotici sono spesso sovra-prescritti da medici e veterinari e abusati dal pubblico. Dove possono essere acquistati per uso umano o animale senza prescrizione, l'emergere e la diffusione della resistenza ad essi è peggiorata. Esempi di un uso improprio comprendono l'assunzione di antibiotici per infezioni virali come raffreddori e influenza, e il loro impiego come promotori di crescita animale in aziende agricole o nell'acquacoltura.
Pubblicato in Medicina
Lunedì, 13 Novembre 2017 10:34

Why did the Earth's ancient oceans disappear?

The Arctic is a region where little is known about plate tectonics far back in time. That is one of the reasons why Australian Grace E. Shephard decided to join the CEED team of the University of Oslo. Photo: Dag Inge Danielsen/UiO

 

We think of oceans as being stable and permanent. However, they move at about the same speed as your fingernails grow. Geoscientists at CEED, University of Oslo have found a novel way of mapping the Earth’s ancient oceans. The surface of the Earth is in constant motion. New crust is formed at mid-oceanic ridges, such as the Mid-Atlantic Ridge, and older crust is destroyed.  If we go millions of years back in time, the oceans and the continents of planet Earth were very different. Oceans that once existed are now buried deep inside the interior of the Earth, in the mantle. Seismic tomography uses earthquakes to image Earth’s interior down to approximately 2,800 km.  Models based on this technique are used to show how the surface of our planet may have looked like up to 200 million years ago.

Pubblicato in Scienceonline

 

 

A high percentage of adolescents decided on their own to use dietary supplements, according to a new study published in the Journal of Nutrition Education and Behavior . Adolescents in developed countries frequently use dietary supplements despite a lack of knowledge about possible harmful effects or drug interactions. Often males turn to dietary supplements in an attempt to increase their performance for sports while females are more concerned with preventing illness and disease. To understand the underlying reasons and sources of recommendation for dietary supplement use among adolescents in Slovenia, researchers at the University of Ljubljana studied both athletes and nonathletes. “According to the existing information, adolescents are the most susceptible and misinformed group of customers; thus this population is the target market for dietary supplements,” said lead author Katja Zdešar Kotnik, BSc, member of the Biotechnical Faculty at the University of Ljubljana, Ljubljana, Slovenia.

Pubblicato in Scienceonline
Lunedì, 13 Novembre 2017 09:38

Jellyfish: Disgusting? Useful!

 Jellyfish could be a resource in producing microplastic filters, fertilizer or fish feed. A new 6 million euro project called GoJelly, funded by the EU and coordinated by the GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research, Germany and including partners at the Norwegian University of Science and Technology (NTNNU) and SINTEF, hopes to turn jellyfish from a nuisance into a useful product. Global climate change and the human impact on marine ecosystems has led to dramatic decreases in the number of fish in the ocean. It has also had an unforseen side effect: because overfishing decreases the numbers of jellyfish competitors, their blooms are on the rise. The GoJelly project, coordinated by the GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research, Germany, would like to transform problematic jellyfish into a resource that can be used to produce microplastic filter, fertilizer or fish feed. The EU has just approved funding of EUR 6 million over 4 years to support the project through its Horizon 2020 programme.

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Researchers from the University of Granada say that blue light accelerates the relaxation process after acute psychosocial stress such as arguing with a friend or when someone pressures you to quickly finish some task. Researchers from the University of Granada (UGR), in collaboration with the School for Special Education San Rafael (Hospitaller Order of Saint John of God, Granada, Spain) have proven, by means of an objective evaluation using electrophysiological measurements, that blue lighting accelerates the relaxation process after acute psychosocial stress in comparison with conventional white lighting. Said stress is a kind of short-term stress (acute stress) that occurs during social or interpersonal relationships, for example while arguing with a friend or when someone pressures you to finish a certain task as soon as possible. The researchers, which belong to the BCI Lab (Brain-Computer Interface Lab) at the University of Granada, note that psychosocial stress produces some physiological responses that can be measured by means of bio-signals. That stress is very common and negatively affects people’s health and quality of life.

Pubblicato in Scienceonline

 

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