La Tenuta di San Liberato e il “giardino immaginario” di Russell Page

“(…) In quel momento io stavo solo collezionando piante. Invece lui è venuto e ha detto: "No, facciamo un giardino, che è un'altra cosa".

Conversazione con la Marchesa Lavinia Taverna, tratto da 'Russell Page- Ritratti di giardini italiani’, a cura dell'American Academy in Rome


 “Il mio giardino immaginario (…) talvolta me lo dipingo come una conca sabbiosa circondata di dune coperte di Ammophila arenaria, piegata dal vento. Oltre le dune, il mare grigio-blu tuona e si agita, poi d’improvviso il ritmo muta e il mare incomincia a retrocedere lasciando brillare nel sole lunghi tratti pianeggianti di sabbia”.
Russell Page, 1962, ‘L’educazione di un giardiniere’ Torino, Allemandi, 1994.



Se dovessi usare quattro aggettivi per descrivere il giardino che circonda la Tenuta di San Liberato, lo definirei largo, allegro, andante e mosso, proprio come le Quattro Stagioni di Vivaldi. In effetti, questo è davvero un giardino per “tutte le stagioni”, perché la disposizione di ogni pianta, di ogni fiore, di ogni albero è stata studiata per offrire all’occhio di chi guarda uno scorcio prospettico e una varietà di toni e di colori totalmente “fluidi”, pronti a rinnovarsi in ogni periodo dell’anno.
Quello che più colpisce di questo paradiso naturalistico è il fatto che la sua “estetica” nasce e si sviluppa in uno stretto rapporto con la casa padronale, anzi si può dire che “vive in funzione di essa”. Il giardino, spazio dell’anima, è fatto per essere vissuto da chi lo abita e lo cura ogni giorno.

Affacciata sul largo anello del Lago di Bracciano, di cui si scorge uno spicchio azzurro in lontananza, la vasta tenuta è disposta su 3 livelli, spezzata da siepi sempre verdi, tipiche dei giardini all'italiana, e s’ispira al modello del giardino paesaggistico inglese, che abbandona la linearità geometrica per concedersi il gusto di sorprendere il visitatore con gruppi “spontanei” di alberi, siepi e radure.



“(…) Come in un caleidoscopio, in un giardino, al variare di qualche dettaglio vividamente colorato, compare un nuovo quadro naturale, collocato sia nel tempo sia nello spazio, dove ogni foglia, per quanto morta da tempo e appassita, germoglia a nuova vita (…) Come nubi che si muovono attraverso il cielo, dissolvendosi e riformandosi (…) i disegni del mio giardino si formeranno e disferanno da soli



Così scriveva Russell Page, architetto paesaggista inglese fra i più grandi del ‘900, nel suo libro di memorie.
 La Tenuta di San Liberato è uno dei suoi più riusciti “caleidoscopi” naturali, in cui il genio di Page ha saputo trasformare in realtà il sogno della Contessa Maria Odescalchi e di suo marito, il conte Donato Sanminiatelli, storico dell’arte della scuola del Longhi.
 Era il 1961 quando la contessa ereditò dal padre la vasta tenuta, circondata da un complesso rurale coltivato a vigneto. Per realizzare il sogno di un giardino da favola, la famiglia Odescalchi chiamò Russell Page, che all’epoca stava curando la sistemazione di Villar Perosa, di proprietà degli Agnelli. Fu amore a prima vista, se è vero che Page, appena arrivato, esclamò “Non conosco giardino che emani magia come San Liberato”.



Il giardino nasce come arboretum, collezioni di specie arboree provenienti da ogni parte
del mondo: Stati Uniti, Giappone, Australia, Grecia, Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Messico, Argentina, Brasile. Ad esse, il “giardiniere”, come amava definirsi Page, aggiunse essenze e profumi di vario tipo, assecondando i gusti della contessa.
L’opera di Page durò circa dieci anni e oggi, a distanza di oltre 40 anni, San Liberato conserva più di 1200 rose in specie e varietà, Viburnum lucidum, Garrya elliptica, siepi di
Iperico e Spirea, 17 specie di Pinus, 7 di Magnolia, 73 Camellia in specie e varietà, una Rhododendron, Quercus, Acer, e molte altre famiglie botaniche.


La tenuta si compone di diversi giardini tematici, alcuni dei quali rispecchiano le realtà storiche del passato, come il giardino delle erbe che si trova di fronte alla chiesa medievale e si ispira all’antico giardino monastico, detto 'Orto dei semplici' o “hortus conclusus”. Qui dominano soprattutto le sfumature grigio-argentate della salvia, della lavanda, del cisto e dell’artemisia, ma anche le tonalità azzurre del Ceanothus indigo.



Le idee di Page “nascevano passeggiando”. Possiamo quasi immaginarlo mentre disegnava una strada o faceva un bordo, piantando i picchetti dietro di sé.
“Il disegno e le proporzioni per lui erano immediati, spontanei -  scrive la contessa Lavinia Taverna, che con Page ideò il giardino della Landriana - ricordo che diceva sempre che tutte le misure dovevano essere divisibili per tre (…)  Una misura che si può dividere per tre secondo Russell era spontaneamente armoniosa” .



Ad interrompere il rigore geometrico delle siepi e del prato all’inglese, incontriamo un vialetto, quasi un sentiero boschivo, volutamente “scapigliato”, come ammette la nostra guida, Claudio Palermo, che da oltre 10 anni cura questo giardino seguendo le note e gli schizzi lasciati da Page. Qui la scelta è ricaduta soprattutto su specie arboree autoctone, più resistenti. E’ come se all’apollineo intervento dell’uomo sulla natura, in questo punto del giardino la natura abbia reagito mostrando il proprio lato sublime e “dionisiaco”, quasi a volerci ricordare che ogni progresso verso il controllo è, in realtà, un invito ad un nuovo disordine.
Il sentiero si riapre su un vasto declivio, in fondo al quale alcuni anni fa è stato costruito un laghetto artificiale.
Nume tutelare di questo spazio, ricca di risonanze e di misteriose alchimie, è la sequoia gigante, che la nostra guida ci invita ad abbracciare: “Toccate la sua corteccia, abbracciatela e stringetela forte, sentirete che emana un’energia del tutto particolare”.
E’ vero, l’abbraccio con il suo tronco morbido, dalla rossa corteccia, è un’esperienza calda ed avvolgente.



La nostra visita si conclude con la piccola chiesa romanica di San Liberato, che sorge all’interno della Tenuta. Fu costruita nel sec. IX sui resti di un’antica stazione di posta romana, il Forum Clodii. Il nome con molta probabilità risale ai Padri Agostiniani, seguaci di San Liberato, monaco di Gafsa, in Tunisia, che nel V secolo d. C. venne perseguitato, torturato e ucciso dai Vandali.
Protetta da un fico e da un cipresso millenari e dalla Rocca Romanica, la chiesa conserva alcuni affreschi del XVI secolo, recentemente restaurati . Sotto il presbiterio si trova una cripta in cui erano deposte le reliquie dei santi. Pare che in origine la chiesa fosse un luogo di culto per le reliquie di Marciano, un martire cristiano ucciso dall’imperatore  Diocleziano nel 303 d.C.



Si ringraziano il curatore della Tenuta di San Liberato, dott. Claudio Palermo, l’Associazione Amarilli che ha promosso l’iniziativa “I Giardini nascosti”, e Slow Food.



San Liberato è l’ultimo appuntamento della terza edizione dell’iniziativa I Giardini Nascosti, promossa dall’Associazione Amarilli in collaborazione con la Regione Lazio, che nei fine settimana di ottobre e novembre ci ha accompagnato alla scoperta di cinque autentici gioielli botanici del Lazio, normalmente inaccessibili al pubblico. I Giardini Nascosti, infatti, “apre” eccezionalmente ai visitatori i cancelli di giardini storici privati, che fanno da cornice ad antichi castelli e residenze signorili.
Hortus Unicorni, Castello Massimo Ad Arsoli, Castello Ruspoli di Vignanello, Giardini di Ninfa e Tenuta San Liberato sono gli itinerari di un percorso che dischiude ai visitatori appassionati, o semplicemente curiosi, un mondo ricco di suggestioni, di “corrispondenze di amorosi sensi” fra la mano sapiente dell’uomo e l’indomabile potenza della natura.
Le visite guidate raccontano la storia dei giardini, la passione e gli sforzi dei loro creatori, e offrono idee, aneddoti e spunti interessanti su una ricchissima varietà di piante.

Link consigliati:

http://www.sanliberato.it/
http://www.giardininascosti.it/
http://www.fieradeifiori.it/index.asp
http://www.slowfood.it/

 

Veronica Rocco

  1. Russell Page, 1962, ‘L’educazione di un giardiniere’ Torino, Allemandi, 1994.
  2. Conversazione con la Marchesa Lavinia Taverna, tratto da 'Russel Page- Ritratti di giardini italiani’, a cura dell'American Academy in Rome
  3. All’interno dell’abside è raffigurata una Madonna in trono con il Bambino; alla sua destra è San Marciano, a sinistra è San Marco

 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery