In termini tecnici, si affronta un rischio in una situazione simile alla roulette, in cui è nota la distribuzione probabilistica di un evento (nella roulette, appunto, ogni numero da 0 a 36 ha una probabilità di uscire su 37), mentre si affronta incertezza in situazioni simili alle scommesse sui cavalli, in cui un giocatore non può calcolare con certezza la distribuzione probabilistica. Nell’articolo sull’American Economic Review gli autori avevano combinato il concetto di self-confirming equilibrium sviluppato da Battigalli, Fudenberg (Harvard University), e Levine (Istituto Universitario Europeo) – un equilibrio che gli attori raggiungono facendo tesoro dell’esperienza e non attraverso aspettative razionali - e la misurabilità dell’avversione all’incertezza resa possibile dagli studi di Marinacci per concludere che una maggiore avversione all’incertezza comporta un insieme più ampio di possibili equilibri. Nella nota su Econometrica considerano, invece, una situazione di teoria dei giochi, in cui gli attori interagiscono in modo strategico (ragionando, cioè, sulle possibili decisioni degli altri attori, data la conoscenza che si ha di questi ultimi). Ogni attore ha un insieme di azioni giustificabili (giustificabili, cioè, alla luce delle proprie opinioni soggettive e della conoscenza che si ha degli altri attori) e l’analisi dimostra che, al crescere dell’avversione all’incertezza, l’insieme delle azioni giustificabili diventa più grande. “Dal punto di vista di un osservatore esterno”, specifica Battigalli, “ciò significa che, al crescere dell’avversione all’incertezza, aumenta l’imprevedibilità del sistema”.
L’analisi viene, inoltre, ripetuta considerando l’avversione al rischio anziché quella all’incertezza, e il risultato non cambia. “Il filone di ricerca potrebbe avere applicazioni interessanti nel campo delle politiche macroeconomiche”, afferma ancora Battigalli, “e infatti ci stiamo lavorando con Thomas Sargent (Premio Nobel per l’Economia nel 2011, ndr). Siamo riusciti a ottenere risultati significativi utilizzando il concetto di self-confirming equilibrium, mentre ci stiamo scontrando con modelli economici ancora troppo semplificati per quanto riguarda il ruolo dell’avversione all’incertezza. Per fare in modo che gradi diversi di avversione portino a esiti diversi dovremo utilizzare modelli più realistici e sofisticati”.
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