La clonazione di animali da compagnia: processo, controversie e prospettive

Abstract
La clonazione di animali da compagnia, resa commercialmente disponibile da diverse cliniche veterinarie, rappresenta un'applicazione diretta della tecnica di Trasferimento Nucleare di Cellula Somatica (SCNT). Sebbene la logica commerciale di tali servizi si basi sull'attrattiva emotiva di replicare animale domestico molto amato, il processo è gravato da significative difficoltà tecniche e da gravi rischi biologici ed etici.
Questo articolo scientifico esamina i passaggi metodologici del processo di clonazione, le criticità inerenti alla sua bassa efficienza, le problematiche legate alla salute dei cloni (con particolare riferimento all'accorciamento dei telomeri e alla ridotta longevità) e le controversie etiche che ne derivano. L'analisi sottolinea come la clonazione, pur essendo una dimostrazione di avanzamento biotecnologico, sia una pratica complessa e problematica, la cui utilità è prevalentemente emotiva e non priva di rischi per il benessere animale.
The last frontier of the mind: consciousness and self-awareness in Artificial Intelligence

Introduction: the machine in the mirror
If one day artificial intelligence (AI) were to achieve true self-awareness, humanity would face one of the most decisive crossroads in its history. This would not be simply a new technology, but the emergence of a new form of intelligent existence. This scenario, once the domain of science fiction, is now the subject of rigorous analysis in philosophy, neuroscience, and computer science. The following article explores the definitions, ethical implications, and risks of this potential revolution.
The philosophical debate: replicating the mind or creating a new consciousness?
The question of artificial self-awareness is rooted in the oldest questions about the nature of the mind. The debate is heated between those who believe that thought can be replicated and those who argue that conscious experience is unreproducible.
A fundamental starting point is the Turing Test, proposed by Alan Turing in 1950 (1). This test is not intended to prove that a machine is conscious, but that it is capable of imitating a human's intelligent behavior so convincingly that it cannot be distinguished from one. If an interrogator, communicating via text, cannot tell if they are talking to a machine or a person, then the machine has passed the test. The principle is simple: if it behaves intelligently, we consider it to be so.
L'ultima frontiera della mente: coscienza e autocoscienza nell'Intelligenza Artificiale

Introduzione: la macchina nello specchio
Se un giorno l'intelligenza artificiale (IA) dovesse raggiungere una vera e propria autocoscienza, l'umanità si troverebbe di fronte a uno dei bivi più decisivi della sua storia. Non si tratterebbe semplicemente di una nuova tecnologia, ma dell'emergere di una nuova forma di esistenza intelligente. Questo scenario, un tempo appannaggio della fantascienza, oggi è oggetto di analisi rigorose in filosofia, neuroscienza e informatica. L'articolo che segue esplora le definizioni, le implicazioni etiche e i rischi di questa potenziale rivoluzione.
1. Il dibattito filosofico: replicare la mente o creare una nuova coscienza?
La questione dell'autocoscienza artificiale affonda le sue radici nelle domande più antiche sulla natura della mente. Il dibattito è acceso tra chi crede che si possa replicare il pensiero e chi sostiene che l'esperienza cosciente sia irriproducibile.
Millepiedi & Medicina: come le secrezioni di un artropode potrebbero trattare dolore e malattie neurologiche

I millepiedi, spesso relegati al mondo degli insetti “striscianti e inquietanti”, potrebbero nascondere nelle loro secrezioni difensive la chiave per una nuova generazione di farmaci contro il dolore cronico e le malattie neurologiche. Un team di ricerca guidato dalla chimica Emily Mevers della Virginia Tech ha recentemente scoperto una nuova classe di composti chimici, isolati da un millepiedi che vive nei boschi del campus universitario, capaci di modulare specifici neurorecettori. Questa scoperta, pubblicata sul Journal of the American Chemical Society, apre una finestra su un arsenale chimico naturale ancora inesplorato e dal potenziale farmacologico immenso.
La scoperta: Andrognatanoli e Andrognatine
Il team di Mevers ha concentrato la sua attenzione su una specie di millepiedi locale, l'Andrognathus corticarius, raccolta tra le foglie e i rami caduti nei boschi di Stadium Woods, nel campus di Blacksburg. Analizzando le ghiandole difensive di questi artropodi, i ricercatori hanno identificato una serie di strutture molecolari complesse e inedite, appartenenti alla classe degli alcaloidi. A questi nuovi composti è stato dato il nome di andrognatanoli e andrognatine.
L’aumento di peso favorisce l’invecchiamento cerebrale

Dall’analisi delle risonanze magnetiche di oltre 46.000 persone è emerso che un peso corporeo eccessivo è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale. Un fenomeno che vale in particolare per i maschi e che tende a diminuire con l’avanzare dell’età.
Bologna, 15 luglio 2025 - Un peso corporeo eccessivo, in particolare lo stato di sovrappeso o di obesità, è associato a un invecchiamento accelerato del cervello e a una maggiore atrofia cerebrale, soprattutto tra gli uomini.
È quanto emerge dal più ampio studio internazionale condotto finora sul rapporto tra peso corporeo e salute cerebrale. Pubblicato sulla rivista eBioMedicine, lo studio ha coinvolto oltre 46.000 persone in 15 progetti di ricerca. I ricercatori hanno utilizzato avanzate tecniche di imaging cerebrale e algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i casi di individui in sovrappeso o obesi, ma privi di diagnosi di deficit cognitivi. L’obiettivo era capire se l’eccesso di peso possa contribuire silenziosamente all’invecchiamento cerebrale o a una perdita di volume cerebrale simile a quella osservata nella malattia di Alzheimer.
TIP60, la centralina multiproteica che “viaggia” all'interno delle cellule per garantirne la corretta replicazione

La review, pubblicata sulla rivista Epigenetics & Chromatin dai ricercatori della Sapienza, fa il punto sulle conoscenze riguardanti il complesso multiproteico TIP60, in particolare sulle sue funzioni “non canoniche” relative alla mitosi. Lo studio apre nuove prospettive nella comprensione delle malattie legate a difetti della divisione cellulare e nell’individuazione di strategie terapeutiche
Il complesso multiproteico TIP60 è una sorta di “centralina” cellulare che controlla il rimodellamento della cromatina. La cromatina è la sostanza che compone il nucleo delle cellule ed è costituita da DNA avvolto a mo’ di gomitolo attorno alle proteine.
TIP60 svolge un ruolo cruciale per il corretto funzionamento delle cellule, regolando, tra l’altro, l’espressione dei geni e le sue alterazioni possono contribuire all’insorgenza di patologie umane, tra cui il cancro e disturbi dello sviluppo neurologico.
Da Pantelleria a Marte. In un lago siciliano si sperimenta l’origine della vita

Nell’isola siciliana, un team di ricercatori italiani ha identificato un ambiente naturale con analogie geologiche con Marte e che potrebbe simulare anche le condizioni della Terra primordiale. Lo studio, pubblicato sull’ International Journal of Molecular Sciences, è frutto della collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e le Università della Tuscia e Sapienza di Roma, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi)
In una lettera del 1871 al suo amico Joseph Dalton Hooker, Charles Darwin ipotizzava che la vita potesse essere nata in ‘un piccolo stagno caldo’. Oggi, a oltre 150 anni di distanza, quell’ipotesi trova maggiori conferme grazie allo studio che un team interdisciplinare di scienziati italiani ha effettuato sull’isola di Pantelleria, in particolare presso il piccolo lago termale chiamato ‘Bagno dell’Acqua’: Questo luogo si è rivelato un laboratorio naturale ideale per simulare ambienti simili a quelli che potrebbero essere esistiti miliardi di anni fa sia sulla Terra che su Marte, offrendo preziosi indizi sui meccanismi universali dell’origine della vita.
Trombosi: ruolo di Mpro nel coronavirus Sars-Cov-2

Chiarito il meccanismo mediante il quale le infezioni gravi da SARS-CoV-2 causano trombosi
Pubblicata su «Communications Biology» la ricerca dell’Università di Padova
Le malattie trombotiche rappresentano la principale causa di morte e di ricovero ospedaliero. Possono insorgere come patologie indipendenti o essere associate a complicazioni di altre malattie (diabete di tipo 2, cancro, malattie autoimmuni a base infiammatoria e amiloidosi). Le evidenze cliniche indicano che anche le malattie infettive, causate da batteri o virus, rappresentano dei fattori di rischio importanti per le patologie trombotiche. La coagulazione, di per sé, è un processo fisiologico finalizzato a prevenire la perdita di sangue dal sistema cardio-circolatorio. Se attivato però in maniera anomala si determinano coaguli patologici (trombi) che causano l’occlusione dei vasi sanguigni e la morte dei tessuti che si trovano a valle dell’occlusione.
La firma spettroscopica del pane fatto con il lievito naturale!

Un team di ricercatori della Sapienza, dell’Università di Bari parte dell’infrastruttura di ricerca METROFOOD-IT ha individuato la traccia caratteristica e infalsificabile del pane fatto con il "lievito madre”. Il risultato, pubblicato sulla rivista Food Chemistry, servirà a creare modelli di autenticazione a garanzia della sicurezza e della qualità dei prodotti agro-alimentari
Non sarà solo l’etichetta a certificare gli ingredienti o la qualità di un prodotto della nostra tavola. È in arrivo infatti una firma spettroscopica, segno unico e inequivocabile delle caratteristiche e delle proprietà dei cibi, che contribuirà ad assicurare al consumatore finale, ma anche a chi produce e distribuisce, uno standard qualitativo elevato e costante.
From a Poisonous Plant to a Potential Cancer Drug: The Toxin in the Damara Milk Bush

Published in the South African Journal of Botany, the article "Isolation and identification of the primary toxin in the smoke of the Namibian milk bush, Euphorbia damarana" by M. P. Degashu et al., details the isolation and identification of the main toxin in the smoke of this poisonous plant. Native to the desert regions of Namibia and southern Angola, the Damara milk bush has long been known for its dangers. Traditionally, Bushmen used its toxic milky sap to create poisoned arrows for hunting, and while its sap is lethal to most animals and humans, some species like the oryx and black rhino are known to feed on its stems.
A Scientific Explanation for a Tragic Legend
The research was inspired by a tragic event from the 1960s. A group of 27 migrant miners, working in a lithium mine near the Namibian town of Uis, used dried branches of the Damara milk bush to fuel a barbecue. Unaware of the plant's toxic smoke, they cooked their meat over the fire. The volatile compounds released during combustion infused the meat, making it deadly. All 27 miners died that same night after eating the meal.
This tragic event became a local legend, and the miners' burial site is located next to the remains of a dead E. damarana plant, a detail documented by a photo in the scientific paper. The new research provides a definitive scientific explanation for this decades-old story, confirming that euphol was the culprit behind this horrific incident.
Toxin Identified: A New Hope Against Cancer
The researchers identified the triterpenoid euphol as the main compound present in both the smoke and stem extracts of the plant. They also detected smaller concentrations of phorbol ester compounds. When purified euphol was tested on eight different human cancer cell lines (A549, PC-3, HeLa, HepG2, MCF-7, MCF-12A, MRC-5, and HaCaT), the results were significant.
Both the purified euphol and the plant extracts showed strong cytotoxic activity on all tested cell lines, meaning they were highly effective at killing the cells. The very low IC50 values—the concentration needed to inhibit 50% of cell growth—indicate euphol's potent effect. Given the high concentration of euphol in the smoke (10.3 mg/g) and its proven toxicity, the study concludes that euphol is indeed the main toxin in E. damarana and was responsible for the miners' deaths.
This research has major implications for public safety, especially for communities living near the plant. It scientifically validates traditional knowledge about the plant's dangers and provides a clear chemical and biological explanation for its toxic effects. The finding that the smoke, and not just the sap, is highly toxic highlights a less-obvious and often underestimated risk.
Beyond its importance in toxicology, this study also offers concrete data on the cytotoxicity of a natural compound. This could pave the way for future pharmacological research, including the development of new anti-cancer drugs. The study serves as a powerful example of how science can validate traditional wisdom and explain mysterious historical events, ultimately improving the safety and health of local populations.
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