Sentire con gli occhi: quando è la mente a "decidere" cosa tocca il corpo

Alessia Di Gioacchino 19 Dic 2025


La nostra percezione tattile non dipende solo dal contatto fisico, ma da ciò che il cervello crede ci appartenga. Uno studio d'eccellenza, nato dalla collaborazione tra il Manibus Lab dell’Università di Torino e l’Università di Milano-Bicocca, ha svelato come il senso di appartenenza corporea agisca da vero e proprio "regolatore" della nostra consapevolezza sensoriale. La ricerca è stata recentemente pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences).

L'illusione che "spegne" la realtà
Il team di ricerca ha utilizzato il celebre paradigma della mano di gomma per manipolare la percezione dei partecipanti. Attraverso questa illusione, il soggetto arriva a percepire un arto artificiale come parte integrante del proprio corpo. I risultati hanno evidenziato un fenomeno sorprendente:

Tatto virtuale: Quando il cervello accetta la mano di gomma come "propria", il partecipante riferisce di sentire stimoli tattili applicati solo sulla protesi.

Anestesia mentale: Parallelamente, la sensibilità sulla mano reale diminuisce. È come se il cervello, spostando l'attenzione sull'arto artificiale, "attenuasse" il segnale proveniente da quello vero.

In sintesi: la convinzione mentale di possedere un arto funziona come un interruttore che abilita o esclude la nostra capacità di sentire il tocco.

Sotto il "cofano" del cervello: il ruolo della connettività
Per mappare questo meccanismo, i ricercatori hanno integrato due tecnologie avanzate: l'elettroencefalografia (EEG) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS). Questa combinazione ha permesso di osservare in tempo reale il "dialogo" tra le diverse aree cerebrali.

Dall'analisi è emerso che la corteccia somatosensoriale primaria (l'area che elabora il tatto) non lavora in isolamento. La sua capacità di renderci coscienti di uno stimolo dipende da quanto intensamente comunica con le altre regioni del cervello:

Connessione aumentata: Si verifica quando vediamo un tocco sulla mano di gomma percepita come nostra.

Connessione ridotta: Avviene quando lo stimolo colpisce la mano reale, che in quel momento il cervello ha temporaneamente "disconnesso" dalla propria rappresentazione corporea.

Verso protesi "sensibili" e nuove terapie
Le implicazioni di questa scoperta vanno ben oltre l'esperimento di laboratorio e promettono di rivoluzionare la riabilitazione clinica, in particolare per chi ha subito amputazioni.

Integrazione delle protesi: Comprendere come il cervello possa "sentire con gli occhi" permetterà di progettare dispositivi che il paziente percepirà come parte di sé, migliorando l'esperienza tattile e la naturalezza del movimento.

Neuroscienze della coscienza: Lo studio approfondisce la nostra conoscenza sui network neurali che permettono l'accesso cosciente alle sensazioni, offrendo nuovi spunti per trattare patologie neurologiche o psichiatriche dove la percezione del sé è alterata.

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