Redazione
Da uno studio condotto dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr, in collaborazione con il John Innes Centre di Norwich e pubblicato sulla rivista Nature Plants, viene progettata una nuova linea di pomodoro in grado di contrastare la carenza di vitamina D
Secondo alcune stime, circa il 40% della popolazione europea, il 26% di quella americana e il 20% di quella orientale sarebbe a rischio di carenza di vitamina D. Da una ricerca dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Ispa), in collaborazione con Cathie Martin del John Innes Centre (Norwich, UK) viene proposta una nuova soluzione alimentare proprio con lo scopo di ridurre tale rischio: una nuova linea di pomodoro in grado di accumulare in tutti gli stadi di maturazione pro-vitamina D3, ovvero il precursore assumibile della Vitamina D. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Plants.
Elaborata una nuova metodologia, efficace e accurata, per rilevare la variazione di acidità degli organelli cellulari. Un percorso estremamente complesso, legato a disfunzioni e all’insorgenza di malattie, in particolare il cancro. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Istituto di nanotecnologia del Cnr di Lecce assieme ai colleghi dell’Università del Salento, è pubblicato sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces, aggiudicandosi l’immagine di copertina
Le variazioni a livello intracellulare di pH, cioè di acidità, sono tra l’altro indicative dell’insorgenza e della progressione di malattie come il cancro. Anche per questo il loro studio è importante quanto impegnativo, poiché tali alterazioni coinvolgono meccanismi estremamente complessi. Un recente studio coordinato da Loretta L. del Mercato, primo ricercatore dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Lecce, condotto in collaborazione con Cecilia Bucci e Adriano Barra, docenti dell’Università del Salento, ha portato alla elaborazione di una nuova metodica per studiare in modo efficace e accurato il pH degli organelli cellulari. La ricerca è pubblicata sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces.
Materiali biopolimerici sottoposti a un processo di degradazione, rispettivamente in mare e sabbia, hanno mostrato tempi di degradazione comparabili a quelli di materiali non bio. L’esperimento ha coinvolto studiosi del Consiglio nazionale delle ricerche, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del Distretto ligure per le tecnologie marine Lo studio pubblicato su Polymers.
Se disperse nell’ambiente anziché conferite correttamente nel compost, anche le bioplastiche hanno tempi di degradazione molto lunghi, comparabili a quelli di materiali plastici non bio. Lo dimostrano i risultati di un innovativo esperimento condotto congiuntamente da Consiglio nazionale delle ricerche - coinvolto con l’Istituto dei processi chimico-fisici (Cnr-Ipcf) e l’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar), Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e Distretto ligure per le tecnologie marine (Dltm), con il supporto di Polizia di Stato-Centro Nautico e Sommozzatori La Spezia (CNeS).
La resilienza degli ecosistemi dell’Adriatico e l’impatto dell’attività umana sulle aree costiere
21 Apr 2022Uno studio sui molluschi fossili mostra che la fauna marina ha saputo adattarsi alle trasformazioni del clima avvenute negli ultimi 130.000 anni, ma l’impatto dell’attività umana sulle aree costiere rischia di superare i limiti di adattabilità degli ecosistemi
Gli ecosistemi marini dell’Adriatico si sono dimostrati resilienti alle variazioni climatiche avvenute negli ultimi 130.000 anni e potrebbero quindi riuscire ad adattarsi ad un aumento limitato delle temperature, se verrà ridotto e controllato l’impatto diretto dell’attività umana sulle aree costiere.
A mostrarlo sono i risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e guidato da Daniele Scarponi, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna. “I dati emersi dalle associazioni fossili che abbiamo analizzato documentano la varibilità delle comunità in relazione ai mutamenti climatici del passato e sottolineano la capacità di adattamento che la fauna marina dell’Adriatico ha mostrato rispetto ai cambiamenti ambientali di lungo periodo avvenuti negli ultimi 130.000 anni”, spiega Scarponi. “Al tempo stesso, questi risultati sono un riferimento per valutare l’impatto dell’attività umana sulle regioni costiere che, tra inquinamento, pesca intensiva e introduzione di specie invasive, rischia di portare queste aree al di fuori dei
limiti di adattabilità degli ecosistemi marini”.
Uno studio dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr, in collaborazione con le Università di Göteborg e Le Mans, mostra come le pinzette ottiche Raman possano essere utilizzate per rivelare micro e nanoparticelle generate dall’abrasione degli pneumatici durante i processi di accelerazione e frenata. I risultati potranno aiutare a sviluppare gomme più sostenibili e con un minore impatto sulla salute. La ricerca è pubblicata su Environmental Science: Nano
L’abrasione degli pneumatici durante la circolazione dei mezzi di trasporto causa il rilascio di microparticelle inquinanti nell’ambiente, un fenomeno in forte crescita su scala globale. Le particelle si accumulano ai bordi delle strade per poi defluire nei corsi d'acqua, inquinando l'ecosistema idrico e causando preoccupazioni per la salute degli ecosistemi interessati. A causa degli attuali gap metodologici nelle tecniche di analisi, le microplastiche più piccole di 5 µm (micrometri) rimangono in gran parte non quantificate.
Siccità eccezionali, come quella che ha colpito il bacino padano in questi ultimi tre mesi, saranno sempre più frequenti: negli ultimi 20 anni se ne sono succedute diverse di analoga eccezionalità (2003, 2006) che però si sono manifestate stagionalmente più avanti, ora invece ci affacciamo alla primavera con una carenza d’acqua impressionante. Sono previste piogge e qualche precipitazione c’è già stata, ma non sarà facile colmare il deficit che si è creato. Dobbiamo peraltro sperare che le precipitazioni non si verifichino tutte insieme, concentrate in pochi giorni o poche ore, o in alcune zone, come è avvenuto spesso in questi ultimi anni, con danni incalcolabili al territorio e all’economia locale.
Greenpeace: Ridurre la zootecnia intensiva a livello europeo per compensare il deficit di grano dell’Ucraina
24 Mar 2022Oggi è stata presentata la strategia della Commissione Europea per affrontare le conseguenze dalla guerra in Ucraina sul settore agroalimentare. Secondo Greenpeace, una riduzione dell’8% nell’uso di cereali per l’alimentazione animale nell’UE consentirebbe di risparmiare abbastanza frumento per compensare il deficit previsto a causa dell’invasione della Russia in Ucraina.
La produzione di grano dell’Ucraina, da cui molti paesi a basso reddito al di fuori dell’UE dipendono per le forniture alimentari, sarà infatti ridotta a causa del conflitto. L’impatto principale di questa guerra nei confronti degli agricoltori europei, invece, è una limitata riduzione dell’importazione di materie prime destinate alla mangimistica e problemi nelle forniture di fertilizzanti sintetici, che in buona parte sono usati per coltivare mangimi destinati alla produzione intensiva di carne.
Le analisi condotte nei siti archeologici scoperti nell’area dello Wadi Lazalim, in Tunisia meridionale, permettono di meglio comprendere come e quando potrebbe essere avvenuto il popolamento del Nord Africa da parte dei primi esemplari di uomo moderno. I risultati del lavoro, coordinato da ricercatori della Sapienza e sviluppato nell’ambito dei finanziamenti dei Grandi Scavi di Ateneo, sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports
Intorno alla fine del Pleistocene medio il continente africano ha ospitato graduali e interconnessi processi riguardanti l’evoluzione biologica e culturale della nostra specie. Fra questi, la transizione alla cosiddetta Middle Stone Age (MSA) circa 300.000 anni fa. I dati archeologici e cronologici delle fasi più antiche di questo processo sono però estremamente scarsi, e interpretare le informazioni provenienti dalle poche località del continente africano in cui queste prime evidenze sono state finora identificate è particolarmente difficile.
COVID-19: il microscopio elettronico apre nuovi interrogativi sulla fisiopatologia della malattia
17 Mar 2022
Il microscopio elettronico a trasmissione (TEM) ha permesso di valutare i danni gravi provocati dal virus Sars-CoV-2 nei polmoni, con dettagli visibili solo con tale strumentazione e con nessun altro dispositivo microscopico. Il TEM è in grado di visualizzare la struttura fine all’interno delle singole cellule, chiamata ultrastruttura, e ha permesso di capire meglio le gravi complicanze dovute a Covid19.
I risultati dello studio sulla ultrastruttura delle lesioni polmonari sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista di patologia Virchows Archiv. La ricerca è stata svolta dal team del Laboratorio di Imaging e Microscopia elettronica cellulare dell’Università di Genova (Prof.ssa Katia Cortese e collaboratori), situato presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale – DIMES, in collaborazione con il Laboratorio nazionale di Microscopia elettronica avanzata per lo studio dei patogeni infettivi dell’Istituto Robert Koch di Berlino diretto dal Dott. Michael Laue, con il prezioso contributo delle equipe di Pneumologia Interventistica (Dott.ssa Emanuela Barisione e collaboratori), Terapia Intensiva (Prof. Paolo Pelosi e collaboratori) e Anatomia Patologica (Prof. Roberto Fiocca e collaboratori) del Policlinico Universitario San Martino di Genova.
Miart torna in primavera: confermata dal 1° al 3 aprile 2022, con anteprima VIP il 31 marzo, la ventiseiesima edizione della fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e per la seconda volta diretta da Nicola Ricciardi.
A soli sette mesi di distanza dall’edizione 2021, eccezionalmente organizzata nel mese di settembre, con 150 gallerie operanti da 21 Paesi miart sarà cronologicamente la prima fiera d’arte del 2022 in Italia e tra le prime in Europa: un appuntamento imprescindibile per il pubblico e i collezionisti italiani e internazionali alla ricerca dei grandi capolavori del primo Novecento come delle creazioni delle ultime generazioni di artisti e del design d'autore. Miart 2022 torna a ospitare le principali gallerie italiane e al tempo stesso rafforza in modo significativo la sua portata internazionale, grazie a importanti ritorni e a nuovi e straordinari ingressi.