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Venerdì, 16 Aprile 2021


L’Università degli Studi di Milano ha pubblicato su "ACS Sustainable Chemistry & Engineering - American Chemical Society” uno studio per recuperare gli scarti agricoli provenienti dal mais pigmentato attraverso un sistema di bioraffineria. Impieghi nell’industria tessile, farmaceutica e veterinaria.


Sfruttare il tutolo (la parte interna e spugnosa della pannocchia, solitamente scartata) di mais colorato per ricavarne antocianine, naturalmente ricche di pigmenti per le colorazioni rosso, blu, viola e porpora, e impiegarle in ambito tessile, farmaceutico e veterinario per la produzione di coloranti naturali e integratori alimentari. Il lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista ACS - Sustainable Chemistry & Engineering, è coordinato da Roberto Pilu, docente di Miglioramento Genetico delle piante, e da Fabrizio Adani, docente di Biomass and Waste Recycling Promoting the Circular Economy, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali e del Gruppo Ricicla e descrive un sistema di recupero di scarti agricoli aderente ai principi della bioeconomia circolare definita nell’ “Agenda Europea 2030 per lo sviluppo sostenibile”. La materia prima è il mais pigmentato che entra in un ciclo estrattivo per il recupero degli antociani, mediante l’uso di solventi green: in questo modo sfruttate le diverse e importanti proprietà degli antociani che sono molecole coloranti, antiossidanti e anti-infiammatorie, e anche composti antibatterici naturali.

Pubblicato in Scienza generale



Dispositivo organ-on-chip per lo studio delle interazioni cellulari


Sviluppato un sistema miniaturizzato capace di far crescere selettivamente e di differenziare neuroni e cellule di Schwann. Lo studio, condotto dall’Istituto di nanotecnologia del Cnr di Lecce in collaborazione con l’Irccs Ospedale San Raffele di Milano e l’Università di Maastricht, potrà aiutare la comprensione delle malattie neuromuscolari. La ricerca è pubblicata su Scientific Reports.

Un team di ricercatori dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Lecce, in collaborazione con i colleghi dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e dell’Università di Maastricht, ha condotto una ricerca che ha portato allo sviluppo di una piattaforma microfluidica, fondamentale per studiare la comunicazione cellula-cellula e l’interazione cellula-microambiente extracellulare in maniera altamente precisa e con possibili applicazioni in campo neurologico. In particolare, i ricercatori hanno dimostrato come poter selettivamente crescere e differenziare neuroni e cellule di Schwann all’interno di comparti cellulari miniaturizzati, permettendo una separazione fisica tra tali comparti e al contempo non alterando la comunicazione cellulare paracrina. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature e rappresentano il primo passo verso l’individuazione dei meccanismi alla base delle malattie neurodegenerative.

Pubblicato in Medicina

 


La ricerca del Bambino Gesù, condotta in collaborazione con l'Università di Roma "Tor Vergata" e altri Centri di ricerca europei e statunitensi, fa luce sul ciclo di divisione cellulare. Individuato per la prima volta il rapporto tra le proteine Ambra1 e Ciclina D: quando è sbilanciato, si innesca il processo tumorale. La scoperta apre la strada a terapie che bloccano il sistema di difesa delle cellule malate.

Dopo decenni di ricerche e molte ipotesi, si chiude il cerchio sui meccanismi del ciclo cellulare, il processo attraverso cui le cellule, anche quelle tumorali, maturano e proliferano. I ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell'Università di Roma "Tor Vergata", in collaborazione con altri Centri di ricerca europei e statunitensi, hanno scoperto il tassello mancante: cosa regola la vita della Ciclina D, una molecola essenziale nella divisione delle cellule. L'interruttore che accende e spegne l'attività della Ciclina D è una proteina chiamata Ambra1: quando non funziona si innesca un processo che porta alla rapida formazione di tanti tipi di tumore. La scoperta apre la strada a terapie specifiche che inibiscono il sistema di difesa delle cellule malate sino alla loro autodistruzione. I risultati dello studio, sostenuto da AIRC, sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica Nature.

Pubblicato in Medicina

Before and after. On the left is an aqueous solution containing methylene blue, and on the right is the solution 24 hours after the addition of an all-lignocellulose UV-cured hydrogel. Photo: Giuseppe Melilli

 



Researchers in Sweden have developed a more eco-friendly way to remove heavy metals, dyes and other pollutants from water. The answer lies in filtering wastewater with a gel material taken from plant cellulose and spiked with small carbon dots produced in a microwave oven.

Reporting in the journal Sustainable Materials and Technologies, researchers from KTH Royal Institute of Technology, in collaboration with Politecnico di Torino, engineered a more sustainable technique for producing hydrogel composites, a type of material that is widely studied for wastewater decontamination.

Minna Hakkarainen, who leads the Division of Polymer Technology at KTH Royal Institute of Technology, says that the hydrogels remove contaminants such as heavy metal ions, dyes and other common pollutants.

Pubblicato in Scienceonline

 


Giovedì 15 aprile presso l'Aula magna del Rettorato si è tenuta una conferenza stampa di presentazione del primo trapianto di trachea in Italia, il primo al mondo effettuato su un paziente post COVID-19. I danni conseguenti all’infezione SARS-Cov2 e alle tecniche di ventilazione invasiva che si sono rese necessarie durante la malattia, avevano provocato l’assottigliamento della trachea che impediva quasi completamente la respirazione, rendendo necessario il trapianto
Giovedì 15 aprile presso l'Aula magna del Rettorato si è tenuta una conferenza stampa di presentazione del primo trapianto di trachea in Italia, il primo al mondo effettuato su un paziente post COVID-19. I danni conseguenti all’infezione SARS-Cov2 e alle tecniche di ventilazione invasiva che si sono rese necessarie durante la malattia, avevano provocato l’assottigliamento della trachea che impediva quasi completamente la respirazione, rendendo necessario il trapianto.

Pubblicato in Medicina

 

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