Ritornato alla luce un tratto della antica Via Latina a Roma

Università di Roma La Sapienza 27 Ott 2021


Un risultato raggiunto grazie alla collaborazione tra Sapienza e Roma Tre con il Parco Archeologico dell’Appia Antica durante le attività di scavo
Un tratto dell’antica Via Latina è ritornato alla luce nel settore più meridionale della Villa di Sette Bassi a Roma Vecchia, l’estesa area archeologica caratterizzata da resti imponenti compresa tra la via Tuscolana, il Parco degli Acquedotti e il quartiere di Lucrezia Romana. Il ritrovamento è avvenuto la scorsa settimana nell’ambito delle ricerche condotte da tempo su un nucleo edilizio in netto distacco dal settore più monumentale dei resti, dislocato nella zona meridionale dell’area archeologica.

Le attività di scavo, promosse e dirette dal Parco Archeologico dell’Appia Antica, si sono basate sulle ricerche in corso sulle strutture della c.d. Dépendance coordinate dalla docente Alessandra Ten del Dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza e da Carla Maria Amici, docente del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e si sono avvalse della collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Roma Tre che, sotto il coordinamento scientifico del docente Andrea Benedetto, ha messo a disposizione competenze scientifiche e tecnologie avanzate mirate al rilevamento di possibili evidenze interrate e grazie ai georadar è stato possibile circoscrivere con le aree oggetto di sondaggi ove sono state portate alla luce le preesistenze archeologiche.

Nella porzione riportata in luce la carreggiata stradale è larga m 3.80 circa e il basolato si presenta sconvolto ma ben definito lungo i margini; la strada, rintracciata ad una profondità di cm 50 circa, come previsto dai rilievi, è risultata perfettamente coerente con il tracciato rettilineo precedentemente solo ipotizzato. Il passaggio della strada in questo punto era infatti ipotizzato da tempo sulla base dei tratti affioranti rispettivamente nel parco degli Acquedotti e nell’area del deposito officina della Metro A di Osteria del Curato. La distanza tra queste evidenze, superiore a 1,5 km, non aveva però consentito, finora, di ricostruire con certezza l’andamento della strada e l’eventuale condizionamento esercitato sul suo sviluppo dalla estrema prossimità dei resti pertinenti alla Villa. La tradizionale denominazione del corpo di fabbrica, noto come Dépendance, è stata influenzata presumibilmente dalla prossimità con la via Latina e dalla conseguente interpretazione come primo ingresso alla Villa; i più recenti studi indicano in queste strutture antiche un edificio termale risalente al II secolo d.C., precocemente riutilizzato per l’allestimento di un luogo di culto paleocristiano.

La professoressa Alessandra Ten sottolinea che “i risultati conseguiti indirizzano le prospettive di ricerca a sondare il punto di intersezione tra la strada e la diramazione dell’Acquedotto privato della Villa che, provenendo da sud, doveva oltrepassare la Via per raggiungere la cisterna collocata presso il suo nucleo orientale, così da incrementare il livello di conoscenza relativo all’antico tracciato, progettare la sua conservazione e valorizzazione" .

Il professor Benedetto ha posto in evidenza come “il risultato ottenuto è di singolare importanza non solo per la ricerca, poiché oltre a fornire un contributo significativo alla comprensione dell’assetto della rete viaria antica e di aspetti connessi alla vita anche quotidiana della società romana, fornisce delle soluzioni per molte applicazioni dell’ingegneria civile quando ricorrono interferenze tra valori archeologici e nuove realizzazioni di infrastrutture”.

“L'intervento sulla Via Latina avvia la riscoperta della villa di Sette Bassi attraverso una serie di progetti che verranno realizzati nei prossimi mesi per la conservazione del patrimonio, il miglioramento dell'accessibilità e della fruizione e la riqualificazione e rifunzionalizzazione degli immobili. L’ampliamento della conoscenza consentirà inoltre, dopo anni di chiusura, di riconsegnare alla cittadinanza un bene straordinario per tutti e fortemente identitario per la comunità locale” conclude il direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica Simone Quilici.

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