Archeologia

Archeologia (43)

 


In uno studio pubblicato su Scientific Reports e condotto da ricercatori della Sapienza Università di Roma e della Università Autonoma di Barcellona è stato scoperto che durante il Neolitico tardo le più antiche comunità agricole della Mezzaluna fertile svilupparono una tradizione culinaria sofisticata che includeva la cottura di grandi pani e focacce dai diversi sapori
In uno studio condotto da ricercatori della Sapienza Università di Roma e della Università Autonoma di Barcellona è stato scoperto che durante il Neolitico tardo, tra il 7000 e il 5000 a.C., le più antiche comunità pienamente agricole della Mezzaluna fertile svilupparono una tradizione culinaria sofisticata che includeva la cottura di grandi pani e focacce dai diversi sapori in vassoi speciali, noti agli archeologi come husking trays. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) e ha coinvolto anche l’Istituto Milà i Fontanals (IMF-CSIC) e l’Università di Lione (Francia).


Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Cnr, rivela le origini genetiche dei Piceni e descrive la struttura genetica di una delle civiltà più affascinanti dell’Italia pre-romana. I risultati, pubblicati sulla rivista Genome Biology, mostrano che esisteva una piccola ma significativa differenziazione tra i popoli Tirrenici e quelli Adriatici, e aiutano a comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l'evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni.


«Noi abbiamo un grande fantasma che ci perseguita da molti decenni: sull'Adriatico questo fantasma sono i Piceni» — così si esprimeva, nel 1975, Massimo Pallottino, lo studioso che ha contribuito più di ogni altro allo studio dell’Italia preromana. Oggi, grazie ad uno studio interdisciplinare che ha visto la collaborazione sinergica di archeologi e genetisti, quel "fantasma" torna a vivere, permettendoci di esplorare in profondità le origini, i contatti e l'evoluzione dei Piceni, una delle civiltà più affascinanti dell’Italia preromana.


I motivi presenti su cilindri in pietra risalenti a seimila anni fa corrispondono ad alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.350-3.000 avanti Cristo. La scoperta, realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, offre un punto di collegamento diretto nella transizione dalla preistoria alla storia

All’origine della scrittura in Mesopotamia ci sono le immagini impresse da antichi sigilli cilindrici su tavolette e altri manufatti d’argilla.
La scoperta arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che ha individuato una serie di corrispondenze tra i motivi incisi su questi cilindri, risalenti a circa seimila anni fa, e alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.000 avanti Cristo.


Rocce di 120 milioni di anni rivelano il riscaldamento climatico come responsabile della perdita di ossigeno negli oceani: lo studio internazionale svolto dall’Università Statale di Milano e dall’ateneo canadese di Victoria pubblicato su Nature.
Le previsioni climatiche per i prossimi secoli suggeriscono che si andrà incontro ad un significativo e progressivo riscaldamento associato all'aumento delle emissioni di CO2 antropogeniche. Uno degli effetti, già attualmente visibile, del riscaldamento in un contesto di clima ad effetto serra è la deossigenazione diffusa degli oceani. Questo fenomeno potrebbe essere destinato ad intensificarsi in assenza di soluzioni per mitigare i cambiamenti climatici. Il dato non chiaro è quello relativo al valore soglia oltre il quale andremmo ad oltrepassare un “punto di non ritorno”.

 
 
 
Lyu et al. (2024), in un recente studio pubblicato su Journal of Archaeological Science, hanno compiuto un significativo passo avanti nell'analisi dei residui organici in ceramica antica, combinando due potenti tecniche analitiche: la lipidomica e la proteomica. Attraverso l'esame di frammenti ceramici provenienti dal sito di Xiawan, nella regione del Lago Taihu in Cina, i ricercatori hanno ottenuto un quadro dettagliato delle abitudini alimentari e delle pratiche culinarie di una popolazione vissuta durante il periodo Songze (ca. 5800-5300 BP).
 
L'analisi lipidica ha rivelato la presenza di una vasta gamma di composti organici, tra cui acidi grassi a catena media e lunga, steroli, alcoli alifatici e isoprenoidi, che rappresentano i "mattoni" costitutivi di grassi, oli e cere. Questi biomarker molecolari hanno permesso di identificare le fonti alimentari utilizzate, distinguendo tra prodotti di origine animale e vegetale. In particolare, sono stati individuati lipidi caratteristici di pesci, mammiferi terrestri e piante, suggerendo una dieta diversificata e adattata alle risorse ambientali disponibili.


Si è appena conclusa la campagna di lavoro della nuova missione di cui fanno parte gli archeologi della Sapienza per il recupero e il ripristino delle aree che sono state oggetto di attività di scavo clandestino e distruzione tra gli anni 2014 e 2019. Tra le scoperte quella di una nuova statua regale senza testa databile ai primissimi secoli del II millennio a.C.
Una nuova missione di cui fanno parte gli archeologi della Sapienza ha appena concluso una breve campagna di lavoro a Ebla, l'odierna Tell Mardikh nella Siria settentrionale, per il recupero e il ripristino delle aree che sono state oggetto di attività di scavo clandestino e distruzione tra gli anni 2014 e 2019. Le attività, dirette da Davide Nadali del Dipartimento di Scienze dell’antichità, hanno portato tra l’altro alla scoperta di una nuova statua regale acefala in basalto databile ai primissimi secoli del II millennio a.C. che raffigura il sovrano seduto in trono mentre regge una coppetta con la mano destra e tiene la mano sinistra adagiata sul ginocchio.



All’inizio del VI millennio a.C. le popolazioni neolitiche italiane avevano già sviluppato tecniche avanzate per estrarre, lavorare e utilizzare il cinabro. È questa l’importante scoperta fatta da un gruppo di ricerca italo-spagnolo che vede assieme Università di Pisa, la sede pisana ICCOM del CNR e il Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Barcellona. Il ritrovamento delle tracce che testimoniano l’uso precoce del cinabro è stato fatto nel sito archeologico de La Marmotta, situato sulle rive del Lago di Bracciano nel Lazio. Il ritrovamento, spiegano i ricercatori, impone una revisione delle conoscenze attuali riguardanti la diffusione e l'uso dei pigmenti minerali nel Neolitico europeo.


La Missione archeologica italo-egiziana EIMAWA coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano ha rinvenuto alcune tombe scavate lungo il profilo di una collina con all’interno intere famiglie. Tra i ritrovamenti anche il corpo di un adulto (probabilmente una donna) e un bambino piccolo ancora appoggiati l’un l’altro. Queste scoperte aprono nuove prospettive sulla vita delle persone sepolte in epoca greco-romana (VI secolo a.C.- II secolo d.C) nella necropoli dell’Aga Khan.


Scavate nella roccia di una collina, all’interno intere famiglie e alcuni oggetti funebri: così si presentano le tombe ritrovate tra febbraio e marzo 2024 dalla missione congiunta italo-egiziana EIMAWA (Egyptian-Italian Mission at West Aswan) sulla sponda occidentale di Assuan, nell’area circostante il Mausoleo dell'Aga Khan. È in questa zona infatti che dal 2019 gli archeologi stanno scavando e dove hanno già individuato 400 tombe che risalgono al periodo compreso tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.


Uno studio, a cui ha preso parte la Sapienza, rivela una continuità morfologica tra specie estinte, dotate di canini lunghi come zanne, e i loro eredi moderni. La ricerca spiega anche le ragioni dell’acquisizione e della rapida scomparsa di tale caratteristica. I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, forniscono nuove prospettive sull’evoluzione di alcune specie di predatori
I denti a sciabola, ossia i canini superiori allungati caratteristici di alcuni dei più feroci predatori mai esistiti, hanno affascinato generazioni di scienziati e appassionati in tutto il mondo.

L’acquisizione di questa particolare caratteristica è comune principalmente ad alcune specie, oggi tutte estinte, appartenenti a due gruppi: i felidi (ossia la famiglia a cui appartengono leoni, tigri e gatti domestici) e i nimravidi, che sono completamente scomparsi. Essendo presenti in organismi non strettamente imparentati tra loro, i denti a sciabola sono considerati il classico esempio di un fenomeno noto come ‘convergenza evolutiva’. Tuttavia, il meccanismo progressivo che ha permesso a questi gruppi distinti di riuscire ad acquisire i loro canini allungati resta da chiarire scientificamente.

Tridentinosaurus antiquus


Una pubblicazione sulla rivista Palaeontology getta luce su Tridentinosaurus antiquus, uno dei più celebri rettili fossili d’Italia, risalente a 280 milioni di anni fa: i risultati delle analisi condotte da un team di ricerca del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, del Dipartimento di Geoscienze e del Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova e dell’University College Cork (Irlanda) dimostrano che la traccia carboniosa superficiale non è pelle ma uno strato di colorante applicato sul reperto quasi 100 anni fa.

 

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