La scultura, scampata alla distruzione e al trafugamento durante gli anni dell’occupazione del sito, era stata temporaneamente appoggiata nella struttura di accoglienza all’ingresso del sito ed è verosimile ipotizzare che, come la statua trovata nel 1965 presso la Porta Sud-Ovest della città, anche questa fosse collocata presso uno degli ingressi urbici, forse la porta settentrionale.
Durante la campagna di lavoro sono stati restaurati alcuni edifici come il “Santuario degli Antenati Divinizzati”, l’edificio sacro situato nell’area B che è stato ripulito dal terreno di accumulo (esito di azioni antropiche durante gli anni dell’occupazione). L’intervento ha riportato alla luce l’ottimo lavoro di restauro effettuato tra il 2001 e il 2002 dalla missione archeologica italiana in Siria che, prevedendo l’impiego di nuovi mattoni crudi impastati con la terra del sito per ricoprire i mattoni antichi, ha reso possibile non solo la lettura integrale della struttura, ma anche la conservazione dell’intonaco sui muri in crudo e del piano pavimentale.
Contestualmente, sono stati effettuati prelievi e campionamenti di terra per lo studio di nuove forme di restauro e protezione degli edifici in mattoni crudi, attraverso l’impiego di nuovi materiali e tecniche compatibili sia con la struttura antica sia con l’ecosistema del sito.
Una seconda operazione ha riguardato la setacciatura dei cumuli di terreno archeologico che sono stati ammassati durante gli anni dell’occupazione, quando il sito era stato trasformato in una base militare. Ogni cumulo è stato numerato e successivamente suddiviso in sezioni per poter quindi registrare e documentare il materiale archeologico recuperato: questa operazione è necessaria non solo per la pulizia e il ripristino della morfologia del sito, ma anche per salvaguardare dati archeologici che sono stati scavati illecitamente e irregolarmente. E’ previsto poi uno studio dei materiali per tentare una possibile ricollocazione e ricostruzione del contesto, sulla base di tipologie note da altri contesti scavati dalla missione italiana.
A sessanta anni dall’inizio dell’esplorazione di Tell Mardikh da parte della Missione Archeologica Italiana in Siria, guidata da Paolo Matthiae, e a quasi 50 anni dalla scoperta delle tavolette cuneiformi degli archivi reali, Ebla continua a offrire nuovi elementi nella prospettiva di una ricerca archeologica del recupero e del salvataggio.