Alcuni particolari però forse sono sfuggiti alla dirigenza ACEA: la categoria di classificazione delle acque del Tevere è inferiore, secondo l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) del Lazio, al livello A3 (il livello più basso per qualità delle acque). A questo deficit già noto si aggiunge una sospetta moria dei pesci che, a partire, da fine Maggio è visibile a tutta la cittadinanza: prima nel tratto del fiume che va da Castel Sant’Angelo a Ponte Marconi e, più recentemente, all’altezza del Ponte Margherita e nei pressi del ponte Vittorio Emanuele II. Probabile che la causa siano concentrazioni insolitamente alte di residui di pesticidi, oggetto di un’istanza al Presidente della Regione N. Zingaretti ed al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa da diverse associazioni ambientaliste.
Le preoccupazioni sono tante e provenienti da molte fonti. Anche noi, come Coordinamento Romano Acqua Pubblica, lo siamo ed è per questo che chiediamo trasparenza e mai parola fu più calzante nel caso in specie. Abbiamo appena inviato la richiesta di accesso ai dati che certifichino l’idoneità al consumo umano delle acque del “biondo” Tevere e la partecipazione al tavolo tecnico istituito presso il Garante del Servizio Idrico della Regione Lazio.
Detto ciò, una domanda, la solita, va rivolta ad ACEA e alla giunta Raggi in quanto socio di maggioranza: “piuttosto che spendere decine di milioni per realizzare potabilizzatori delle acque di uno dei fiumi più inquinati d’ Europa, perché non investire nel risanamento della rete idrica “colabrodo”, recuperando così altrettanti metri cubi di acqua di sorgente attualmente sprecata?”