Lo studio analizza il lime quale caso emblematico che mette in luce il doppio standard dell’UE: nonostante gli impegni formali presi per ridurre i pesticidi e raggiungere la neutralità climatica, l’Europa spinge per la ratifica di un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) che eliminerebbe le tariffe sulle esportazioni di pesticidi dell’UE verso questi stessi Paesi e ridurrebbe i controlli sugli alimenti importati; nei fatti, l’accordo si tradurrebbe in un forte aumento dell’utilizzo di pesticidi e degli effetti negativi correlati.
«L’accordo UE-Mercosur è come un cocktail tossico», dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura e progetti speciali di Greenpeace Italia. «I giganti dell’agrochimica europei già producono ed esportano in Brasile sostanze tossiche, alcune delle quali non sono nemmeno approvate per l’uso all’interno dei confini dell’UE. Sostanze che, paradossalmente, re-importiamo sotto forma di residui sugli alimenti destinati alle nostre tavole. L’accordo darà impulso al commercio di pesticidi e rafforzerà ulteriormente questo circolo vizioso, continuando a perpetuare un modello economico che sta distruggendo il nostro Pianeta. Chiediamo perciò di seppellire l’accordo UE-Mercosur una volta per tutte».
La proposta di accordo commerciale UE-Mercosur è in fase di negoziazione dal 1999. Nonostante gli obiettivi dichiarati dalla Commissione Europea sulla riduzione dell’uso dei pesticidi, l’accordo in realtà ne promuove il commercio.
«I pesticidi stanno già avvelenando migliaia di persone ogni anno in Brasile e uccidendo milioni di api, per citare solo due delle tante conseguenze correlate all’utilizzo di queste sostanze», spiega Marina Lacorte, campagna Agricoltura di Greenpeace Brasile. «Chi beneficia dell’accordo UE-Mercosur? Principalmente le industrie dannose, come quella dei pesticidi, non certo i cittadini europei o sudamericani».
In Brasile sono attualmente registrate oltre 3 mila formulazioni commerciali di pesticidi. A febbraio 2023, il 63% degli ingredienti attivi autorizzati in Brasile non aveva un’autorizzazione corrispondente in UE. Un terzo dei principi attivi rilevati nel nuovo studio, tra cui imidacloprid, cipermetrina e glifosato, è presente anche nei pesticidi venduti in Brasile dalle aziende europee BASF e Bayer che potrebbero trarre vantaggio dall’accordo commerciale, dato che eliminerebbe le tariffe su oltre il 90% delle esportazioni di prodotti chimici dell’UE, pesticidi compresi.
Questi i risultati principali dello studio condotto da Greenpeace:
– su 52 campioni totali, 51 contenevano residui di pesticidi;
– sono stati trovati 27 principi attivi, ovvero: un biocida, tre erbicidi, dieci fungicidi e 13 insetticidi;
– sei dei principi attivi trovati non sono approvati o sono vietati in UE;
– un terzo dei campioni conteneva l’erbicida glifosato, classificato dallo IARC come potenzialmente cancerogeno per gli esseri umani;
– i principi attivi non autorizzati sono stati trovati più comunemente nei lime acquistati in Germania (quattro campioni) e in Italia (tre campioni);
– i lime provenienti dalla Germania e dall’Italia contenevano anche il maggior numero di pesticidi altamente pericolosi (HHP);
– sebbene non siano stati superati i limiti di legge per i singoli pesticidi rilevati, oltre il 90% dei campioni contenenti residui conteneva un vero e proprio “cocktail di pesticidi”, fino a sette sostanze diverse.