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Lo studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, identifica biomarcatori chiave nei pazienti trattati precocemente e apre nuove prospettive per terapie personalizzate.
Un gruppo di adolescenti e giovani adulti nati con l’HIV e trattati fin dalla prima infanzia ha mostrato una notevole capacità di controllo dell’infezione, mantenendo il virus in uno stato quasi inattivo. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il MIT di Boston, pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine.

Pubblicato in Medicina




Immaginate di tornare indietro nel tempo di 5.300 anni, nelle fertili pianure dello Shaanxi, nel cuore della Cina antica. Il sole cocente illumina i campi dorati di miglio, che ondeggiano dolcemente al ritmo della brezza. Qui, sulle rive di un antico fiume, sorgeva Quanhucun, non solo un villaggio, ma un vibrante microcosmo di vita neolitica, dove i ritmi della semina e del raccolto scandivano l'esistenza di una comunità ingegnosa e resiliente.


La Vita Pulsante a Quanhucun: Tra Campi di Miglio e Case di Terra
Quanhucun non era un semplice accampamento, ma una fiorente civiltà agricola. Le case, dalle pareti robuste di terra battuta e tetti spioventi di paglia e argilla, si raggruppavano in un ordine che suggeriva un'organizzazione sociale già complessa. All'interno di queste dimore, la vita familiare si svolgeva tra il crepitio del fuoco, il profumo del miglio che cuoceva e il vociare di bambini e adulti. Attorno alle abitazioni, si aprivano ampi pozzi di stoccaggio, vere e proprie "banche del cibo" scavate nel terreno, dove gli abitanti custodivano gelosamente il loro prezioso raccolto di miglio panico [Setaria italica (L., 1753) P. Beauv.], la base della loro alimentazione. Questo cereale non era solo nutrimento, ma il fondamento della loro prosperità, il motore che permetteva al villaggio di crescere e prosperare.


Gli abitanti di Quanhucun erano maestri nella lavorazione della ceramica, producendo vasi robusti per conservare l'acqua e il cibo, ciotole per i pasti quotidiani e probabilmente oggetti rituali. Le loro mani sapienti modellavano la pietra e l'osso per creare utensili essenziali: lame per la raccolta, pestelli per macinare il miglio, aghi per cucire le pelli e attrezzi per lavorare la terra. Il suono ritmico delle macine di pietra e il fruscio delle falci primitive nei campi erano la colonna sonora di questo mondo laborioso.

Ma Quanhucun era anche un luogo dove la natura selvaggia e la vita umana si incontravano in modi inaspettati. Mentre i cani si muovevano liberamente tra le case, i maiali venivano allevati nelle vicinanze, e ossa di cervi e altri animali selvatici testimoniavano la loro dieta e le attività di caccia.


I gatti di Quanhucun: ombre silenziose tra i granai
È qui, in questo scenario di abbondanza costruita diligentemente, che entra in gioco il protagonista inaspettato: il gatto. Ma non un gatto come lo immaginiamo oggi, placido sul divano. I gatti di Quanhucun erano creature più elusive e selvagge, con un fascino e una ferocia innegabili. Erano gatti leopardo [Prionailurus bengalensis (Kerr, 1792)], felini snelli e agili, con un mantello maculato che li aiutava a mimetizzarsi nel sottobosco e nella penombra dei granai.
I loro occhi verdi o gialli brillavano con l'acutezza di un predatore nato, le loro zanne affilate e gli artigli retrattili pronti per l'azione.
Questi felini, nativi delle foreste e delle boscaglie dell'Asia, erano attratti da una risorsa irresistibile: i roditori. Topi dei campi, arvicole e altri piccoli mammiferi prosperavano nelle scorte di miglio di Quanhucun, rappresentando una minaccia costante per il sostentamento del villaggio. I gatti leopardo non furono "invitati" in senso formale, ma si auto-invitarono, trovando un'inaspettata abbondanza di prede a portata di zampa. Gli archeologi hanno trovato otto scheletri di questi gatti in stretta associazione con gli insediamenti umani, suggerendo una convivenza molto più che casuale. Immaginate questi gatti maculati, come ombre silenziose, aggirarsi tra i cestini di miglio, con la coda fremente e le orecchie tese, pronti a balzare su qualsiasi movimento sospetto. Gli agricoltori di Quanhucun, lungi dal vederli come parassiti, devono aver riconosciuto il loro inestimabile servizio.


Tolleravano la loro presenza, incoraggiandola passivamente, sapendo che ogni topo catturato significava più miglio per le loro famiglie.
Questo rapporto era un esempio perfetto di commensalismo: i gatti traevano vantaggio dalle risorse umane (i roditori), e gli umani beneficiavano indirettamente del controllo dei parassiti, senza che vi fosse una vera e propria domesticazione. Era un patto non scritto, nato dalla necessità e dall'opportunismo, un primo e affascinante capitolo nella storia millenaria del legame tra l'uomo e i felini in Cina.


L'Evoluzione del Gatto in Cina
La scoperta di Quanhucun ha ridefinito la nostra comprensione delle prime interazioni tra umani e felini in Asia orientale. Fino a quel momento, si riteneva che le prime prove di gatti in Cina fossero molto più recenti. Un rapporto gatto-uomo ancora più antico? Se i gatti di Quanhucun erano gatti leopardo utilizzati dagli umani, è lecito domandarsi se questo tipo di rapporto, o addirittura fasi ancora più embrionali di convivenza, possano essere ancora più antiche in Cina. La domesticazione è un processo graduale, spesso preceduto da millenni di interazioni opportunistiche. Le condizioni che hanno favorito il legame a Quanhucun – l'agricoltura e l'accumulo di cibo – erano presenti in diverse culture neolitiche in tutta la Cina, aumentando la probabilità di interazioni simili altrove, in siti anche più antichi, ancora da scoprire o da studiare più approfonditamente.


Gatti nel mondo antico e l'arrivo del gatto domestico in Cina
La domesticazione del gatto (Felis catus Linnaeus, 1758), così come lo conosciamo oggi, ha avuto origine nel Vicino Oriente, presumibilmente in Anatolia o nel Levante.
Le prove più antiche e significative provengono da siti come Shillourokambos a Cipro, dove un gatto è stato trovato sepolto accanto a un essere umano circa 9.500 anni fa. Questa specie di gatto selvatico africano (Felis lybica lybica Forster, 1780), da cui discendono tutti i gatti domestici, possedeva una predisposizione naturale alla tolleranza e alla socializzazione con gli esseri umani, differente dalla natura più schiva e selvaggia del gatto leopardo. In Cina, dopo Quanhucun, ci sono stati altri ritrovamenti di felini in siti successivi, come a Wuwangdun, nella provincia di Anhui, ma l'identificazione precisa tra gatti selvatici e domestici è spesso complessa e oggetto di dibattito scientifico.


L'introduzione del gatto domestico (Felis catus Linnaeus, 1758) in Cina è un capitolo separato e più recente. Si ritiene che questi gatti siano arrivati in Cina attraverso le rotte commerciali della Via della Seta, importati dalle regioni occidentali dell'Asia dove la loro domesticazione era già consolidata. Le prime prove archeologiche inequivocabili di Felis catus in Cina risalgono a circa il 730 CE, durante la dinastia Tang, con ritrovamenti a Tongwan City, nello Shaanxi. Questi gatti, con le loro millenarie generazioni di selezione e adattamento alla vita con gli umani, erano già "pronti" per integrarsi nelle società cinesi, offrendo non solo un controllo efficace dei roditori, ma anche compagnia e affetto.


Perché il Gatto Domestico ha Sostituito il Gatto Leopardo? La prevalenza del Felis catus rispetto al Prionailurus bengalensis nel ruolo di "controllore dei parassiti" e compagno umano è dovuta a fattori cruciali: Predisposizione comportamentale: Il Felis catus ha ereditato dai suoi antenati africani una maggiore tolleranza verso gli umani e una minore aggressività. Il gatto leopardo, pur utile per la caccia, rimaneva un animale selvatico, difficilmente addomesticabile e rischioso da tenere in stretto contatto. Facilità di riproduzione e selezione: Il gatto domestico si riproduceva più facilmente in cattività, permettendo una selezione (anche inconsapevole) di tratti desiderabili come la docilità, la ridotta paura dell'uomo e un comportamento più giocoso. Questo processo non era replicabile con il gatto leopardo. Adattabilità logistica e sociale: Il gatto domestico poteva essere facilmente trasportato e integrato nelle comunità, offrendo non solo un servizio, ma anche compagnia. La sua natura adattabile lo rendeva un "pacchetto" completo e altamente efficiente per le esigenze umane.


In sintesi, mentre Quanhucun ci mostra un'affascinante alleanza opportunistica con un felino selvatico, l'arrivo del gatto domestico, frutto di un lungo processo di co-evoluzione in un'altra parte del mondo, ha segnato un'era di vera e propria convivenza e affetto, plasmando il rapporto tra uomo e gatto che conosciamo oggi.

 

Bibliography
Abby Grace Drake et al. (April 28, 2025); Copy-cat evolution: Divergence and convergence within and between cat and dog breeds. PNAS 

Genome sequencing project reveals new secrets about cat evolution, phys.org  Driscoll, C. A., Menotti-Raymond, M., Rohan, S., et al. (2007). The Near Eastern

Origin of Cat Domestication. Science, 317(5835), 519-523. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17600185/ Hu, Y., Hu, S., Wang, C., et al. (2014). Earliest evidence for commensalism between cats and farmers in China. Proceedings of the National Academy of Sciences, 111(39), 13864-13869.

Early taming of the cat in Cyprus. Science, 304(5668), 259.  Y., & Wang, C. (2020). The origins of the domestic cat in China: a zooarcheological perspective. Journal of Archaeological Science: Reports, 33, 102551. Ottoni, C., Van Neer, W., De Cupere, B., et al. (2017).

The palaeogenetics of cat dispersal in the Ancient World. Nature Ecology & Evolution, 1(7), 0139.  Sean Doherty et al. (March 29, 2025) Redefining the timing and circumstances of cat domestication, their dispersal trajectories, and the extirpation of European wildcats. bioRxiv

Press releases published on Scienzaonline and Scienceonline:
Cani e gatti domestici non trasmettono il SARS-CoV-2 ma possono essere contagiati dai padroni 22 Gen 2021 CS Università degli studi di Milano 

Il ruolo del clima nella Rivoluzione Neolitica della Mezzaluna Fertile 16 Gen 2023 Redazionale 

RNA analysis unravels the cues for feline fertility and brings hope for endangered wild cats 03 Mar 2021 Forschungsverbund Berlin e.V. (FVB) PR Scienceonline 
Solitarie, in coppia o in società, ecco le mamme più premurose del mondo animale 08 Mag 2020 CS wwf 

Tigre dai denti a sciabola e gatto: più simili di quanto si creda 24 Mag 2024 CS Università di Roma La Sapienza 

 

Pubblicato in Antropologia
Mercoledì, 25 Giugno 2025 09:55

Vulcani: piccoli cristalli, grandi esplosioni

 

Una ricerca internazionale coordinata dall'Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici (Issmc) del Cnr svela come la formazione rapidissima di nanocristalli nel magma ne aumenti drasticamente la viscosità, alimentando eruzioni vulcaniche molto esplosive, e offrendo una nuova chiave di lettura per la dinamica di tali eruzioni. Lo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, apre nuove prospettive non solo per la vulcanologia, ma anche per il design di materiali avanzati come le vetroceramiche industriali.

Pubblicato in Geologia

 

War as an Endogenous Mechanism of Growth in Capitalism: A Critical Perspective and Proposals for Alternative Models

This essay, an in-depth analysis of the dynamics among capitalism, growth, and conflict, is divided into four parts to facilitate reading and understanding.

 

Abstract: This article critically examines the alleged structural necessity of armed conflicts within the capitalist economic system. We argue that, in a world of finite resources and a constantly growing population, the logic of unlimited capitalist growth leads to intrinsic crisis dynamics. War, far from being a mere exogenous event, can function as a mechanism of economic reboot and regeneration. We therefore contend that there is an urgent need to transcend this model towards alternative paradigms that prioritize conscious population control and social well-being, rather than mere capital accumulation, with a view to global sustainability and equity.

Pubblicato in Scienceonline


Un team di ricercatori dell'IFOM, dell'Università di Torino e dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l'Ospedale San Raffaele e l'Istituto di Candiolo, ha individuato una strategia innovativa per rendere i tumori del colon-retto sensibili all'immunoterapia, combinando due chemioterapici specifici. La scoperta, resa possibile grazie al sostegno dell'European Research Council (ERC) e della Fondazione AIRC, è stata pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Cancer Cell e apre nuove possibilità terapeutiche per il tumore al colon-retto.

Pubblicato in Medicina


Quanhucun wasn't a mere encampment, but a flourishing agricultural civilization. The houses, with robust rammed earth walls and sloping roofs of thatch and clay, were grouped in an order that suggested an already complex social organization. Inside these dwellings, family life unfolded amidst the crackling fire, the aroma of cooking millet, and the chatter of children and adults. Around the homes, wide storage pits opened up, true "food banks" dug into the ground, where inhabitants jealously guarded their precious harvest of foxtail millet [Setaria italica (L., 1753) P. Beauv.], the foundation of their diet. This cereal wasn't just sustenance; it was the bedrock of their prosperity, the engine that allowed the village to grow and thrive.

Pubblicato in Scienceonline


Un recente studio guidato da Laura Martín-Francés del CENIEH e Monash University, pubblicato sull’American Journal of Biological Anthropology, getta nuova luce sui legami evolutivi tra Homo antecessor, i fossili della Sima de los Huesos (SH) di Atapuerca e le specie Homo sapiens e Homo neanderthalensis. Analizzando 174 premolari fossili e moderni con tecniche avanzate di microtomografia computerizzata, il team ha scoperto una sorprendente variabilità nello spessore dello smalto dentale, rafforzando l’ipotesi di una relazione complessa e mista tra queste popolazioni del Pleistocene medio.

Pubblicato in Antropologia


L’industria del cemento è responsabile dell’8% delle emissioni globali di CO₂, superando persino il traffico aereo mondiale. In questo scenario, il Paul Scherrer Institute (PSI) ha sviluppato un modello basato su intelligenza artificiale (IA) che accelera la scoperta di nuove formulazioni di cemento, mantenendo qualità e riducendo drasticamente l’impatto ambientale. Questa rivoluzione apre la strada a una produzione più sostenibile, ottimizzata e competitiva, integrando sostenibilità ambientale, cemento verde, intelligenza artificiale, emissioni CO₂, ottimizzazione materiali, calcestruzzo innovativo, digitalizzazione industria, economia circolare, efficienza energetica, materiali da costruzione avanzati.

Pubblicato in Tecnologia

 


Strategie di conservazione e gestione efficaci richiedono una conoscenza tassonomica aggiornata e dettagliata della biodiversità di un paesaggio, anche in aree non formalmente protette. Nel Distretto del Salto-Cicolano (Appennino Centrale), una regione che sta vivendo un significativo declino demografico, la nostra ricerca sul campo, che ha coinvolto un gran numero di esperti taxa specifici, ha identificato un notevole hotspot di biodiversità all'interno di un piccolo sito montano. In un periodo di 4 anni (2021-2024), abbiamo registrato 504 specie appartenenti a diversi gruppi tassonomici, tra cui piante vascolari, invertebrati e vertebrati. In particolare, abbiamo registrato specie rare e in pericolo di estinzione come Salamandrina perspicillata, Triturus carnifex, Rhinolophus hipposideros e Myotis bechsteinii. I nostri risultati suggeriscono che l'eccezionale ricchezza di specie di questo sito deriva dall'interazione tra caratteristiche naturali (strette gole rocciose e acque di torrente) e strutture artificiali di piccola scala (abbeveratoi, un collettore di sorgente e una grotta semi-artificiale), che forniscono microhabitat critici.

Pubblicato in Scienza generale

 

Abstract


Effective conservation and management strategies require up-to-date, detailed taxonomic-based knowledge of a landscape’s biodiversity, even in areas not formally protected. In the Salto-Cicolano District (Central Apennines), a region experiencing significant demographic decline, our field research involving a large number of taxa-specific experts identified a remarkable biodiversity hotspot within a small mountain site. Over a 4-year period (2021–2024), we recorded 504 species across multiple taxonomic groups, including vascular plants, invertebrates, and vertebrates. Notably, we recorded rare and endangered species such as Salamandrina perspicillata, Triturus carnifex, Rhinolophus hipposideros, and Myotis bechsteinii.

Pubblicato in Scienceonline

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