Giovanni Papi - Prata Caelestia

Cinzia Folcarelli 17 Nov 2009

La splendida cornice di Palazzo Valentini ospita la nuova personale di Giovanni Papi, Prata Caelestia, in cui l'artista espone i suoi ultimi lavori legati al tema del paesaggio: opere astratto-figurali che, pur riallacciandosi alla grande tradizione paesaggistica del passato, mettono in scena luoghi mentali con caratteristiche informali e di filosofia zen, caratterizzati da delicate vibrazioni cromatiche, luoghi in cui i pensieri sconfinano nella poesia.
In mostra anche una selezione della precedente produzione dell'artista e le recenti pitto-sculture, realizzate in occasione della mostra al Palazzo Comunale di Sabaudia.
Artista e storico, Papi si è dedicato da sempre all'arte ed ha iniziato esponendo alla X Quadriennale d'Arte di Roma. Da allora ha realizzato mostre in prestigiosi luoghi istituzionali, oltre che in numerose gallerie private, in Italia e all'estero. Frequenti sono i suoi viaggi in Europa e nel mondo, in particolare nel Sud-Est Asiatico.
L’attenzione alle forme e al gesto e una vivacità intellettuale non comune contraddistinguono la sua vita e la sua arte. Le opere, enigmatiche ed eleganti, sono caratterizzate da una particolare cifra stilistica, che fonde la gestualità e la forza dell’Espressionismo Astratto con suggestioni orientali.

Carlo Fabrizio Carli nella presentazione per l'esposizione Riverberi nella Locanda Martorelli di Ariccia, definisce i dipinti di Papi “improntati da un andamento sinuoso metamorfico su un versante espressionistico, incandescente, tutto dionisiaco”, dipinti che “interpretano stimoli e suggestioni declinati in direzione informale e costituiscono il contesto della ricerca in direzione del segno e del gesto, il cui innesto vitale affonda nella tradizione del moderno propria dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo.”
“Il titolo di questa ultima mostra Prata Caelestia ben racchiude il percorso mentale e conoscitivo dell’artista”, scrive Enzo Bilardello nella presentazione; “titolo evocativo di orizzonti e “distese celesti” che comprendono i suoi vari interessi e le esperienze dei lunghi viaggi condotti in Latino America, in America e nel Sud-Est Asiatico. Tema esemplificativo anche delle più recenti tele, suggestive e misteriche: “montagne nere” o ”montagne sacre” che sembrano esprimere una idea dell’Assoluto e che non rimandano a vedute ambientali ma a visioni di paesaggi interiori.”
“Paesaggi umani”, come li definisce Ariela Baco nel suo scritto.

 

 

 

Giovanni Papi nasce a Roma ed inizia ad esporre negli anni Settanta (Quadriennale di Roma del ’75). Frequenta gli artisti della Scuola Romana e dell’Arte Povera e segue i corsi di Giulio Carlo Argan e della facoltà di Architettura dove poi si laurea nel 1983. Alla sua ricerca, inizialmente di tipo concettuale e ambientale, segue la convivenza di una astrazione pittorica ed una manipolazione dei mezzi tradizionali dell’arte fino alla riscoperta di un linguaggio lirico mediato da Arte e Natura. Ha sempre accompagnato la sua ricerca estetica - diversificata tra pittura, scultura, installazioni - con una attività didattica (ha insegnato Storia dell’Arte Moderna nell’Istituto Quasar di Roma ed è stato docente all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila), collaborando con istituzioni pubbliche (Festival dei Due Mondi, Biennale di Venezia, Regione Lazio). Ha condotto e pubblicato ricerche negli ambiti dell’Arte Antica e Arcaica, del Rinascimento, dell’Arte e Architettura fra le due guerre e del dialogo fra le Arti Visive. Durante la sua carriera artistica ha esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all'estero, in particolare in America Latina e nel Sud-Est Asiatico.
Si sono occupati delle sue opere tra gli altri: Vittorio Sgarbi, Enzo Bilardello, Cecilia Casorati, Cinzia Folcarelli, Fabrizio Crisafulli, Franca Calzavacca, Ariela Baco.
Papi vive e lavora nella campagna romana.

Prata Caelestia
15-31 Ottobre 2009
Palazzo Valentini, Sala Stampa, Via IV Novembre 119/A

 

 

Cinzia Folcarelli

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2012 14:15
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