Cosa dimostra questo studio? “Che l’attenzione e le attività degli individui inesperti sono innescate dall’uso di strumenti di ‘chi ne sa di più’ e che queste influenze sono di lunga durata. Ne consegue che la reiterata pratica delle azioni necessarie per usare correttamente uno strumento aumenta sensibilmente la probabilità che i giovani inesperti affinino le loro capacità e raggiungano il risultato voluto. È solo a 3-4 anni di età, e dopo anni di esercizio, che i cebi cominciano ad avere i primi successi. Alcuni però incontrano forti difficoltà anche a sette anni, quando la gran parte dei loro coetanei sono diventati esperti: ciò dimostra che il compito non è per nulla facile e che il contesto sociale ne promuove l’acquisizione grazie ‘all’esempio’ di chi lo risolve”. Il meccanismo messo in luce, per quanto relativamente semplice, porta a una conclusione importante: “Nei cebi le interazioni sociali influenzano l’attenzione, la memoria e lo stile di chi impara, la presenza di individui esperti che si comportano secondo i canoni tradizionali del gruppo, influenza il comportamento dei giovani. La trasmissione di comportamenti tradizionali non è dunque una prerogativa umana, per quanto l’uomo sia la specie più tecnologicamente avanzata e con le differenze culturali più evidenti. Ci sono voluti anni di osservazioni per capire come i giovani cebi imparano ad usare strumenti. A tal fine abbiamo sviluppato una metodologia in cui un osservatore umano registrava in un data-log il comportamento di un cebo inesperto mentre un altro osservatore registrava quello di individui esperti che si trovavano nel raggio di 10 metri. I due tipi di dati sono stati poi combinati e analizzati congiuntamente. Con il nostro approccio metodologico, si potrebbe scoprire che anche in altre specie animali le influenze sociali sono così potenti”, conclude la ricercatrice. “Ma è indubbio che i cebi di Fazenda Boa Vista siano particolarmente adatti per questo tipo di studi poiché usano strumenti litici per rompere noci dal guscio durissimo e che questo comportamento è presente solo in alcune popolazioni di cebi e in pochissime altre specie di primati”.