La grotta di Battifratta si apre su un costone di travertino, lungo la valle di un piccolo affluente del fiume Farfa. L’attuale ingresso della grotta corrisponde allo sbocco di una antica sorgente, probabilmente a regime stagionale, che costituiva un punto di attrazione per le comunità umane del passato.
La statuina è attualmente oggetto di uno studio multidisciplinare, coordinato dal Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, sugli aspetti tecnologici e stilistici per conoscere le modalità di realizzazione del manufatto e per capire se rispecchia modelli iconografici riconducibili a tradizioni culturali precise.
I tratti del volto sono accennati in modo schematico, ma maggiore cura pare sia stata posta nella rappresentazione dell'acconciatura e delle decorazioni del corpo. Questo prezioso reperto aggiungerà molte nuove informazioni su quello che si sta rivelando essere un sito chiave nella preistoria del Lazio e dell’Italia centrale.
“La presenza di ceramica industria litica, reperti faunistici e botanici su più livelli stratificati – spiega Cecilia Conati della Sapienza – rivela l’utilizzo della sorgente e della grotta non soltanto per l'approvvigionamento di acqua, ma anche per scopi sepolcrali e rituali, come testimoniano i resti scheletrici umani rinvenuti e la statuina in argilla.”
Le ricerche alla Grotta di Battifratta sono condotte nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca sul popolamento preistorico della valle del Farfa e territori limitrofi finanziato dal fondo Grandi Scavi Sapienza. Lo scavo si svolge su concessione del Ministero della Cultura, Soprintendenza ABAP Roma metropolitana e provincia di Rieti.
L’impostazione fortemente interdisciplinare della ricerca vede la partecipazione, accanto agli archeologi, di specialisti di diversi ambiti scientifici (geologi, paleobotanici, archeozoologi, antropologi, fisici, chimici, ecc.) con l'obiettivo di ricostruire modi di vita, risorse e ambienti del passato.