Nuova speranza contro il glioblastoma: un anticorpo rallenta il tumore e riduce le crisi epilettiche
Un team di ricerca internazionale, guidato dall'Università di Padova e dal Cnr-Ibbc, ha sviluppato un nuovo anticorpo sperimentale che offre un doppio beneficio nel trattamento del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo.
Pubblicato sulla rivista scientifica «Cell Communication and Signaling», lo studio dimostra che questo anticorpo, chiamato abEC1.1, non solo è efficace nel rallentare la crescita del tumore, ma riduce anche l'iperattività cerebrale che spesso provoca crisi epilettiche nei pazienti.
L'Intelligenza Artificiale e la sfida alla diagnosi dei tumori cutanei non-melanoma: una rivoluzione in atto?
In un'era in cui l'Intelligenza Artificiale (AI) sta trasformando ogni aspetto della nostra vita, la sanità non fa eccezione. Un recente studio condotto dall'Università di Göteborg e guidato dal dottor Sam Polesie ha messo in luce un risultato sorprendente: un semplice modello di AI è stato in grado di eguagliare le performance di dermatologi esperti nella valutazione dell'aggressività del carcinoma a cellule squamose, il secondo tumore della pelle più comune in Svezia. Questo progresso suggerisce un futuro in cui l'AI potrebbe diventare uno strumento prezioso per la diagnosi e la gestione dei tumori cutanei.
Il dilemma della diagnosi preoperatoria
Ogni anno, migliaia di persone sviluppano un carcinoma a cellule squamose. Questo tumore, strettamente legato all'esposizione cumulativa ai raggi UV, si manifesta spesso nelle aree del corpo più esposte al sole, come testa e collo. Mentre la diagnosi di per sé è relativamente semplice, la vera sfida risiede nella valutazione preoperatoria del tumore. Determinare la sua aggressività è cruciale per pianificare l'intervento chirurgico, decidere l'ampiezza dei margini di escissione e stabilire le priorità.
Syphilis, a new perspective on treatment: is a single dose of penicillin enough?
Syphilis, a sexually transmitted infection (STI) caused by the bacterium Treponema pallidum (F.Schaudinn-E.Hoffmann), continues to pose a significant global public health challenge. For decades, the standard treatment for early syphilis—which includes primary, secondary, and early latent syphilis—has been an intramuscular injection of benzathine penicillin G. The recommended therapy involves a single dose for primary and secondary syphilis, while three doses, administered a week apart, are often prescribed for early latent syphilis.
However, a recent clinical study has raised important questions about this practice. Published on September 3, 2025, in the New England Journal of Medicine, the study titled "One Dose versus Three Doses of Benzathine Penicillin G in Early Syphilis" explored the comparative effectiveness of a single injection versus the three-dose regimen in treating early latent syphilis.
Sifilide, una nuova prospettiva sul trattamento: una singola dose di penicillina è sufficiente?
La sifilide, Infezione sessualmente trasmissibile (IST) causata dal batterio Treponema pallidum (F.Schaudinn-E.Hoffmann), continua a rappresentare una sfida significativa per la salute pubblica a livello globale. Per decenni, il trattamento standard per la sifilide precoce – che include la sifilide primaria, secondaria e latente precoce – è stato l'iniezione intramuscolare di penicillina G benzatina. La terapia raccomandata prevede una singola dose per la sifilide primaria e secondaria, mentre per la sifilide latente precoce sono spesso prescritte tre dosi, somministrate a distanza di una settimana.
Tuttavia, un recente studio clinico ha sollevato importanti interrogativi su questa pratica. Pubblicato il 3 settembre 2025 su New England Journal of Medicine, lo studio intitolato "One Dose versus Three Doses of Benzathine Penicillin G in Early Syphilis" ha esplorato l'efficacia comparativa di una singola iniezione rispetto al regime di tre dosi nel trattamento della sifilide latente precoce.
Il team di ricerca, con Edward W. Hook III e Jodie A. Dionne, ha condotto uno studio multicentrico, in doppio cieco e randomizzato, su un'ampia coorte di pazienti. L'obiettivo era determinare se il regime a tre dosi offrisse un beneficio clinico superiore rispetto a una singola dose nei pazienti con sifilide latente precoce.
Oltre CRISPR-Cas9: la necessità di un tocco più delicato
L'avvento di CRISPR-Cas9 ha rappresentato una delle più grandi rivoluzioni scientifiche del XXI secolo, fornendo ai ricercatori delle "forbici molecolari" per tagliare e modificare il DNA con una facilità prima inimmaginabile. Questa tecnologia ha accelerato la ricerca e ha già portato a terapie approvate, come quella per l'anemia falciforme e la talassemia. Tuttavia, il meccanismo d'azione di CRISPR-Cas9, che si basa su un taglio della doppia elica del DNA, porta con sé un rischio intrinseco: le riparazioni cellulari che ne conseguono possono essere imprecise, portando a inserzioni o delezioni indesiderate (indels) o a modifiche "off-target" in punti inaspettati del genoma. Per la medicina, specialmente per curare malattie ereditarie, serviva qualcosa di più simile a un "bisturi di precisione" che a un'ascia. È da questa esigenza che nasce l'editing genetico di seconda generazione: un insieme di tecnologie più sofisticate, come il base editing e il prime editing, che promettono di correggere le malattie alla radice in modo più sicuro e preciso.
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