Settembre 2025

 


Una nuova ricerca condotta dall'Istituto di Neuroscienze NICO ha svelato l'esistenza di una riserva di neuroni immaturi (o "dormienti") nell'amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos Biology, rivela che questi neuroni non sono presenti in tutte le specie in egual misura, ma sono particolarmente abbondanti nei primati, come l'uomo.

Cervelli grandi e complessi: la strategia evolutiva
Il team, coordinato da Luca Bonfanti, ha studiato i cervelli di otto specie diverse di mammiferi. La scoperta più sorprendente è che, pur non espandendosi in dimensioni come la corteccia, l'amigdala dei primati ha sviluppato un'area specifica, il nucleo basolaterale, che contiene una quantità maggiore di questi neuroni immaturi.

Pubblicato in Medicina

 

I Microrganismi Effettivi (EM), sviluppati negli anni ’80 dal prof. Teruo Higa, costituiscono una tecnologia microbiologica basata su un consorzio probiotico anaerobico, capace di rigenerare ambienti biologicamente compromessi. Il presente lavoro analizza la composizione dell’EM-1 (batteri lattici, fotosintetici, lieviti, attinomiceti), illustrandone le percentuali, le proprietà distintive e i meccanismi d’azione attesi nei sistemi naturali e domestici. Viene inoltre riportata una sperimentazione personale pluriennale, condotta in contesti ambientali e su base individuale, che evidenzia una marcata riduzione dei fenomeni degenerativi, un miglioramento della qualità microbiologica e un’azione riequilibrante sui sistemi trattati. I dati osservazionali rafforzano l’ipotesi secondo cui l’introduzione selettiva di microrganismi costruttivi può promuovere effetti rigenerativi sistemici in modo sicuro, sostenibile e replicabile.

Pubblicato in Medicina



What happened to the flawless, fearless hero? If the protagonists of our films and TV series were once models of physical and moral perfection, capable of defeating evil without batting an eyelid, today the screen presents us with a new generation of heroes. From a young Bruce Wayne in Gotham to characters like Elrond in The Rings of Power, they all seem to be insecure young people, grappling with their own weaknesses and not exactly "good-looking."
This isn't a random choice. On the contrary, it's a precise narrative trend that reflects our desire for realism, vulnerability, and psychological complexity, elements that today's audience seeks with insistence.

Pubblicato in Scienceonline



Che fine ha fatto l'eroe senza macchia e senza paura? Se un tempo i protagonisti dei nostri film e delle nostre serie TV erano modelli di perfezione fisica e morale, capaci di sconfiggere il male senza battere ciglio, oggi lo schermo ci presenta una nuova generazione di eroi. Da un giovane Bruce Wayne in Gotham a personaggi come Elrond ne Gli Anelli del Potere, sembrano tutti giovani insicuri, alle prese con le proprie debolezze e non proprio "bellocci".
Questa non è una scelta casuale. Al contrario, è una precisa tendenza narrativa che riflette il nostro desiderio di realismo, vulnerabilità e complessità psicologica, elementi che il pubblico di oggi cerca con insistenza.

Pubblicato in Antropologia



On September 10, 2025, the JNCI: Journal of the National Cancer Institute published a groundbreaking study that could change how oropharyngeal cancer, caused by the Human Papillomavirus (HPV), is diagnosed. The research, conducted by a team of scientists from Massachusetts Eye and Ear and Harvard Medical School in Boston, suggests that a simple blood test could detect this tumor years before symptoms appear [1].

The challenge of early diagnosis
In Italy, there are about 3,000 new diagnoses of oropharyngeal cancer each year [2]. Currently, the five-year mortality rate from diagnosis is approximately 40% [2]. In the United States, this HPV-associated tumor (HPV-OPSCC) is the most common form of cancer linked to this virus. The disease is often diagnosed only in its advanced stages, due to a lack of effective screening tests. A late diagnosis leads to more aggressive treatments that not only compromise patients' quality of life but may also fail to save them from death.

Pubblicato in Scienceonline



Il 10 settembre 2025, il JNCI: Journal of the National Cancer Institute ha pubblicato una ricerca rivoluzionaria che potrebbe cambiare il modo in cui il cancro dell'orofaringe, causato dal Papillomavirus Umano (HPV), viene diagnosticato. Lo studio, condotto da un team di scienziati del Massachusetts Eye and Ear e della Harvard Medical School di Boston, suggerisce che una semplice analisi del sangue potrebbe rilevare questo tumore con anni di anticipo rispetto ai sintomi [1].

La sfida della diagnosi precoce
In Italia, si registrano circa 3.000 nuove diagnosi di tumore dell'orofaringe ogni anno [2]. Attualmente, il tasso di mortalità a cinque anni dalla diagnosi è di circa il 40% [2]. Negli Stati Uniti, questo tumore associato all'HPV (HPV-OPSCC) è la forma di cancro legata a questo virus più comune. Spesso, la malattia viene diagnosticata solo quando è in fase avanzata, a causa della mancanza di test di screening efficaci. Una diagnosi tardiva porta a trattamenti più aggressivi che non solo compromettono la qualità della vita dei pazienti, ma possono anche non riuscire a salvarli dalla morte.

Pubblicato in Medicina





Introduction: The Paradox of Indifference
In a world where every single piece of news travels around the planet in an instant, where the pain of a single person can shake our consciences, one of the greatest humanitarian tragedies of our time unfolds in the shadows. The Darfur genocide, a crisis that has defined an entire generation, has been erased from our collective memory, replaced by new horrors that demand our attention. This article is not merely a chronicle of numbers, dates, and facts. It is a conscience examination, an inquiry into why we allowed silence to envelop the suffering of millions of people, and a warning that our indifference comes at an unimaginable human cost.

Pubblicato in Scienceonline

Introduzione: il paradosso dell'indifferenza
In un mondo in cui ogni singola notizia fa il giro del pianeta in pochi istanti, in cui il dolore di una singola persona può scuotere le coscienze, una delle più grandi tragedie umanitarie del nostro tempo si consuma nell'ombra. Il genocidio in Darfur, una crisi che ha segnato un'intera generazione, è stato rimosso dalla memoria collettiva, sostituito da nuovi orrori che reclamano la nostra attenzione. Questo articolo non è solo una cronaca di numeri, date e fatti. È un esame di coscienza, un'indagine sul perché abbiamo permesso che il silenzio avvolgesse la sofferenza di milioni di persone, e un monito che la nostra indifferenza ha un costo umano inimmaginabile.

Pubblicato in Antropologia




1. Introduction
The contamination of soils by heavy metals (HMs), such as cadmium (Cd), lead (Pb), chromium (Cr), arsenic (As), and mercury (Hg), represents an environmental issue of global relevance, which has been exacerbated by the intensification of agricultural production. Modern practices, such as the use of pesticides containing arsenic and other metallic compounds, and the extraction of large volumes of water from deep aquifers—often located in volcanic strata rich in these elements—have contributed to a critical accumulation of such contaminants in the soil.


These contaminants are non-biodegradable and tend to accumulate in the food chain, posing serious risks to the health of ecosystems and humans. Conventional remediation methods, including excavation and ex-situ treatment, are often ineffective, economically burdensome, and can irreversibly alter soil structure and fertility. In response to these limitations, bioremediation technologies offer alternative, eco-friendly, and sustainable approaches. Among these, in addition to the use of heavy metal hyperaccumulator plants like Brassicaceae (e.g., Brassica juncea) and sunflowers (Helianthus annuus), scientific interest has turned towards mycoremediation, which leverages the symbiosis between fungi and plant roots. This article aims to analyze in detail the mechanisms by which mycorrhizae act in the remediation of heavy metal-contaminated soils.

Pubblicato in Scienceonline

1. Introduzione
L'inquinamento dei suoli da parte di metalli pesanti (MP), quali cadmio (Cd), piombo (Pb), cromo (Cr), arsenico (As) e mercurio (Hg), rappresenta una problematica ambientale di rilevanza globale, aggravatasi a causa dell'intensificazione delle produzioni agricole. Le pratiche moderne, come l'uso di pesticidi a base di arsenico e altri composti metallici, e l'estrazione di ingenti volumi d'acqua da falde profonde, spesso situate in strati vulcanici ricchi di questi elementi, hanno contribuito a un accumulo critico di tali contaminanti nel suolo.


Questi contaminanti non sono biodegradabili e tendono ad accumularsi nella catena trofica, ponendo seri rischi per la salute degli ecosistemi e per quella umana. I metodi di risanamento convenzionali, tra cui l'escavazione e il trattamento ex situ, sono spesso inefficaci, economicamente onerosi e possono alterare irreversibilmente la struttura e la fertilità del suolo. In risposta a queste limitazioni, le tecnologie di biorisanamento offrono approcci alternativi, eco-compatibili e sostenibili. Tra queste, oltre all'utilizzo di piante iperaccumulatrici di metalli pesanti come le brassicacee (es. Brassica juncea) e il girasole (Helianthus annuus), l'interesse scientifico si è rivolto verso la micorimediazione, che sfrutta la simbiosi tra funghi e radici di piante. Il presente articolo si propone di analizzare in dettaglio i meccanismi attraverso i quali le micorrize agiscono nella bonifica dei suoli inquinati da metalli pesanti.

Pubblicato in Ambiente
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