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Ipermemoria: nel cervello di “chi non dimentica” svelato il meccanismo che ordina la memoria
09 Giu 2020 Scritto da Università La Sapienza di Roma
Un nuovo studio italiano, coordinato dal Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Erspamer della Sapienza rivela l'esistenza di un'area cerebrale che permette alle persone dotate di ipermemoria autobiografica di "datare" i ricordi. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Cortex
Un nuovo studio interamente italiano e pubblicato sulla rivista Cortex ha rilevato cosa rende il cervello degli individui “ipermemori” capace di ricordare anche i più piccoli dettagli di ogni giorno della loro vita. Grazie all’analisi di questi individui sono state identificate le aree del cervello specificamente deputate a dare una dimensione temporale ai ricordi, organizzando quelle informazioni che nelle persone comuni restano memorie indistinte e sfocate.
COVID-19: meno albumina, più rischio trombotico
08 Giu 2020 Scritto da Università La Sapienza di Roma
Un nuovo studio della Sapienza e del Policlinico Umberto I di Roma fornisce per la prima volta una interpretazione del rischio trombotico nei pazienti Covid-19, aprendo la strada a una identificazione precoce dei soggetti ad alto rischio e a nuove prospettive terapeutiche
Eruzioni cutanee, gambe gonfie, cateteri ostruiti e morte improvvisa. La “tempesta” di coaguli di sangue è una complicazione letale in una buona percentuale di coloro che si ammalano gravemente di COVID-19.
Alcuni studi stanno iniziando a chiarire i meccanismi alla base di questa correlazione, ma fino a oggi la strategia terapeutica giusta per una guarigione era ancora lontana.
Ricercatori di Milano-Bicocca identificano il meccanismo che causa trombosi vascolari nei pazienti infettati da COVID-19
05 Giu 2020 Scritto da Università degli studi di Milano Bicocca
Una scoperta tutta italiana, e più precisamente fatta da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca permette di fare un importante progresso nelle nostre conoscenze su COVID-19. Il lavoro è stato accettato il 26 Maggio dalla rivista Americal Journal of Hematology ed è già disponibile sul sito della rivista (DOI: https://doi.org/10.1002/ajh.25882).
«Sapevamo che l’infezione con COVID-19 determina una grande propensione a sviluppare trombosi venose e arteriose anche mortali in una percentuale di pazienti che arriva fino al 50% - afferma Carlo Gambacorti-Passerini, professore di Ematologia e direttore della Clinica Ematologica dell’Università, sita presso l’Ospedale San Gerardo di Monza -Rimaneva però ignoto cosa causasse questo fenomeno».I ricercatori si sono concentrati su un marcatore chiamato sFlt1, prodotto quasi esclusivamente dalle cellule endoteliali, quelle cioè che tappezzano la superficie interna dei vasi e che hanno il compito di evitare l’innesco della coagulazione. I valori di sFlt1 e in particolare il rapporto tra sFlt1 e PlGF (un fattore di crescita per le cellule endoteliali) si innalzano fino a 5 volte durante il ricovero dei pazienti.
A Niguarda trapianto con il cuore mantenuto battente e vitale per 6 ore dopo il prelievo. Intervento salva-vita per un paziente di 45 anni
05 Giu 2020 Scritto da Comunicato Niguarda Milano
Grazie ad un sistema portatile per la circolazione extracorporea- usato solo in 3 centri in Italia- è stato possibile prolungare la conservazione dell’organo prelevato in attesa dell’esito di esami istologici imprevisti ma necessari per confermare l’idoneità al trapianto. 7 trapianti di cuore a Niguarda da inizio anno di cui 4 nei mesi dell’emergenza Covid19.
A Niguarda è stato realizzato un trapianto cardiaco con l'utilizzo di un macchinario speciale dedicato al trasporto del cuore (disponibile solo in 3 centri in Italia) e che permette di allungare i tempi di permanenza dell'organo fuori dal corpo. L'allungamento dalle 4 ore consuete alle 6, come è successo in questo caso, ha permesso al laboratorio dell'Anatomia Patologica di completare tutta una serie di analisi necessarie e impreviste per cui si è ottenuto il via libera all'utilizzo dell'organo. “Questo “bonus” di 2 ore in più ci ha permesso di utilizzare l'organo resosi disponibile presso l'ospedale di Varese. Al momento del prelievo, infatti, ci si è accorti della presenza di un nodulo sospetto per tumore nel polmone del donatore - spiega Claudio Russo, Direttore della Cardiochirurgia-. Il che se confermato, avrebbe impedito il trapianto.
L’alimentazione può essere utile a combattere la depressione. Fornendo al proprio corpo più calorie, e quindi più energia, oppure alimenti che stabilizzano il livello di zucchero nel sangue e stimolano i neurotrasmettitori cerebrali.
Uno studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano ha indagato le abitudini alimentari di 500 persone, confrontandole con i parametri stabiliti dai nutrizionisti dell’Osservatorio per combattere la depressione, un male sempre più diffuso nella nostra società, e fornito dei consigli pratici.
Ne soffrono circa 15 persone su 100. Il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e nelle adulte. Secondo uno studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of mental Disorders) in Italia la prevalenza della depressione maggiore e della distimia (disturbo dell’umore) è del 4,5 % dopo i 65 anni, mentre l’età adulta è sicuramente la più a rischio, con una percentuale del 10%.
Lo studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano (OGP) ha analizzato in modo accurato le abitudini alimentari di 500 persone tra i 18-55 anni, utilizzando un software che permette di calcolare l’intake calorico e di macro e micro nutrienti, di vitamine e di minerali.
Danni alla tiroide provocati dal coronavirus, studio documenta il primo caso al mondo
03 Giu 2020 Scritto da Università di Pisa
La ricerca degli endocrinologi dell’Università di Pisa dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana pubblicata Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism
Uno studio degli endocrinologi dell’Università di Pisa dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana ha documentato il primo caso al mondo di tiroidite subacuta provocato dal coronavirus.
Il lavoro pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, rivista della Società americana di endocrinologia ha come primo autore Alessandro Brancatella, medico specialista in endocrinologia e dottorando di ricerca, insieme alla biologa Debora Ricci, agli specializzandi Nicola Viola e Daniele Sgrò, a Ferruccio Santini, professore associato di endocrinologia e direttore dell’unità operativa Endocrinologia 1, e a Francesco Latrofa, professore associato di endocrinologia.
Un consorzio internazionale di laboratori di ricerca per combattere la pandemia
03 Giu 2020 Scritto da Università degli studi di Torino
Oltre 220 centri di ricerca nel mondo, di cui 15 in Italia, impegnati nello sviluppo di attività sperimentali sul Covid-19 utilizzando la spettrometria di massa
Ad Aprile 2020 è nata la “COVID-19 Mass Spectrometry Coalition”, un consorzio internazionale di più di 220 laboratori di spettrometria di massa (MS), ovvero la più potente e diffusa tecnica analitica usata nella ricerca biomedica, la diagnostica e lo sviluppo di farmaci. Questi laboratori, che afferiscono ai maggiori centri di ricerca e Università del mondo, sono coordinati dall’IMaSS, società scientifica indipendente a carattere divulgativo che ha come obiettivo primario la promozione dell'attività di ricerca nel campo della spettrometria di massa.
Un nuovo studio dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) in collaborazione con la Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) fa luce sul funzionamento dello spliceosoma. Un complesso sistema cellulare, composto da proteine e RNA, responsabile di un processo di “taglia e cuci” con il quale si opera la sintesi proteica. Difetti nel suo funzionamento sono coinvolti in più di 200 malattie. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the American Chemical Society, che gli ha anche dedicato la copertina.
Una ricerca basata su simulazioni al computer dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iom), condotto in collaborazione con la Sissa - Scuola internazionale studi superiori avanzati e pubblicato su Journal Of the American Chemical Society, ha permesso di spiegare il funzionamento dello “spliceosoma”, un importante “macchinario biologico” per la vita cellulare. Affinché avvenga la sintesi proteica, un gene (cioè una sequenza di DNA) viene inizialmente copiato su una molecola denominata RNA messaggero o mRNA, a sua volta incaricata di trasportare l’informazione contenuta nel DNA ad altri apparati cellulari, che danno inizio alla sintesi proteica. Tuttavia, l’RNA messaggero che viene copiato dal gene è in una forma prematura e deve seguire alcuni passaggi prima di poter essere utilizzato.
Coronavirus: fumatori più a rischio
01 Giu 2020 Scritto da Comunicato LILT ( Lega Italiana per la lotta contro i tumori)
Il fumo di sigaretta è il più rilevante fattore di rischio per quanto riguarda i tumori e molte altre patologie, come le infezioni respiratorie. Come dimostrato da studi scientifici condotti recentemente in Cina e come riporta l’Istituto Superiore di Sanità nel suo comunicato stampa i fumatori risultano più a rischio in caso di infezione da COVID-19.
È stata stimata per loro una probabilità di almeno 3 volte superiore a quella dei non fumatori di sviluppare una polmonite severa ma non solo, il rischio di aver bisogno della terapia intensiva e della ventilazione meccanica è doppio rispetto a chi non ha mai fumato.
COVID-19 E FUMATORI
Fumare altera la funzionalità polmonare e rende più difficile al corpo combattere contro le infezioni. Il consumo di tabacco è nocivo per tutto l’organismo, soprattutto a livello respiratorio e cardiovascolare. Malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, malattie respiratorie croniche, cancro sono alcune delle conseguenze legate all’uso di tabacco. Queste condizioni rendono più vulnerabili al virus, ma non solo, predispongono anche a sviluppare sintomi più severi, andando anche incontro alla morte. L’impatto della malattia sui fumatori risulta quindi più alto rispetto a chi non fuma. Una volta che il fumatore contrae la malattia va incontro a un rischio maggiore di sviluppare complicanze e aver bisogno della terapia intensiva, vista la salute dei polmoni già compromessa.
Il virus che causa l’infezione (SARS-Cov-2) appartiene alla stessa famiglia di MERS-Cov e SARS-Cov, entrambi associati a complicanze a livello cardiovascolare, oltre che respiratorio. Questa correlazione risulta molto importante poiché l’infezione da Covid-19 può avere effetti anche sulle malattie cardiovascolari preesistenti, aggravandole. I fumatori con malattie cardiovascolari che contraggono la malattia risultano quindi ancora più vulnerabili.
Covid-19 e Nicotina
Non solo tabacco, anche le diverse sostanze contenute nelle sigarette sono state oggetto di studi riguardanti la correlazione con l’infezione da Covid-19. La nicotina, che influenza sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza, è stata oggetto di dibattito, a causa di uno studio osservazionale francese che ha ipotizzato potesse avere un effetto positivo contro la malattia. Studi approfonditi sono ancora in corso, recenti pubblicazioni riportano risultati differenti, evidenziando quanto la nicotina abbia conseguenze dirette sull’organismo favorendo la diffusione del virus.
I fumatori presentano un rischio superiore di contrarre infezioni e malattie respiratorie rispetto ai non fumatori, ma non solo, hanno anche probabilità maggiori di sviluppare complicanze, fra loro è stato rilevato anche un incremento della mortalità.
Questa suscettibilità a sviluppare infezioni dipende da molti fattori, è principalmente legato all’alterazione strutturale provocata dall’utilizzo del tabacco e alle difese immunitarie dell’individuo.
Alterazioni strutturali: il fumo di tabacco, così come i numerosi componenti presenti nella sigaretta, produce dei cambiamenti strutturali a livello delle vie respiratorie, modificando la permeabilità delle mucose e portando alla distruzione dell’epitelio respiratorio, che ha proprio la funzione di protezione, favorendo le infiammazioni.
Sistema immunitario: fumare indebolisce la funzione di difesa delle cellule immunitarie con effetto negativo sulla produzione di anticorpi. Intacca le difese di gola e bronchi facilitando le infezioni da virus e batteri. Il rischio di sviluppare infezioni è doppio rispetto ai non fumatori.
NON SOLO POLMONI, UN RISCHIO PER TUTTO L’ORGANISMO
Il fumo rappresenta più rilavante fattore di rischio per il tumore del polmone, l’85-90% di tutti i carcinomi polmonari è attribuibile ad esso. Anche l’esposizione al fumo passivo aumenta il rischio di sviluppare la neoplasia. Aumenta anche il rischio di sviluppare tumori della vescica, del fegato, della laringe, dell'esofago e del pancreas.
Essere fumatori predispone anche allo sviluppo di malattie cardiovascolari. Non solo il tabacco, tutte le sostanze presenti in una sigaretta sono nocive.
In una sigaretta, oltre al tabacco ci sono diverse sostanze: il catrame, la nicotina, il monossido di carbonio e diversi agenti ossidanti, sostanze irritanti che causano infiammazione a livello bronchiale.
Il catrame contiene sostanze cancerogene che si depositano nei polmoni e nelle vie respiratorie, e sostanze irritanti che favoriscono le infezioni e lo sviluppo di malattie croniche respiratorie.
La nicotina porta ad un significativo aumento di frequenza cardiaca e pressione arteriosa, il monossido di carbonio riduce l’ossidazione dei tessutisi sostituendosi all’ossigeno trasportato dai globuli rossi. Insieme, queste due sostanze, danneggiano la parete delle arterie, aumentando il rischio di occlusione. Il fumo accelera anche l’invecchiamento della pelle e, se protratto a lungo, aumenta anche il rischio di declino mentale.
SMETTERE DI FUMARE
Il fumo di tabacco causa nel mondo più di 8 milioni di morti l’anno, fa più vittime di AIDS, malaria e tubercolosi combinate insieme. È il più rilevante fattore di rischio per il tumore del polmone: ad esso è attribuibile l’85-90% di tutti i tumori polmonari.
In Italia ci sono 11,6 milioni di fumatori, dei quali circa 7 milioni uomini e 4,5 milioni donne. Rappresentano il 22% della popolazione con età superiore ai 15 anni. È un problema che riguarda anche i giovanissimi, si inizia presto, tra i 10 e i 13 anni. Nel nostro Paese 1 giovane su 5 lo fa abitualmente, sono soprattutto le ragazze ad essere fumatrici abituali.
Sono tanti i benefici che si possono ottenere scegliendo di smettere, alcuni sono già visibili nei primi 20 minuti o nelle prime settimane:
20 minuti: battito cardiaco e pressione arteriosa migliorano
12 ore: il livello di monossido di carbonio nel sangue si normalizza.
2-12 settimane: migliorano circolazione sanguigna e funzionalità polmonare
1 anno: il rischio di sviluppare problemi cardiaci è pari alla metà del rischio di un fumatore
10 anni: diminuisce sensibilmente la probabilità di sviluppare un tumore ai polmoni, cavo orale, esofago, vescica e cervice.
15 anni: il rischio di sviluppare problemi cardiaci è equivalente a quello di chi non ha mai fumato.
L’impatto della pandemia Covid-19 in Italia: quasi dimezzati i ricoveri per infarto miocardico acuto
01 Giu 2020 Scritto da Università di Pisa
Il professore Roberto Pedrinelli dell’Università di Pisa fra gli autori della ricerca pubblicata sull’European Heart Journal che ha analizzato i dati su una settimana campione a marzo paragonandoli a quelli dell’anno precedente
La pandemia Covid-19 in Italia ha fatto registrare una riduzione del 48,4% dei ricoveri per infarto miocardico acuto. Il dato arriva da una ricerca appena pubblicata sull’European Heart Journal che ha analizzato il numero dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva coronarica di 54 strutture cardiologiche universitarie italiane associate nel “CCU (Coronary Care Unit) Academy Investigator Group” per la settimana dal 12 al 19 marzo 2020 paragonandoli a quelli della stessa settimana dell’anno precedente.